Una telefonata alle sei di mattina. Un vuoto immenso e il crollo di tante certezze. Il ritorno al mare, per ritrovare il senso che si era smarrito. Un cerchio che si apre e, infine, felicemente, si chiude.
Durante una faticosa missione di salvataggi nel mar Mediterraneo, a bordo della nave umanitaria spagnola Open Arms, tra momenti di grande intensità fisica ed emotiva e altri più vuoti e infinitamente lunghi, di quelli che ti mettono faccia a faccia con dubbi, incertezze, pensieri ed emozioni, Valentina Brinis sente che è arrivato il momento di fare ordine, nella testa e nel cuore. E si mette a scrivere.Scrive, e descrive, in maniera dettagliatissima, quello che accade su una nave adibita al salvataggio di naufraghi, ed elabora, con ammirevole onestà intellettuale, tutto ciò che tale esperienza le fa riaffiorare. Memorie, anche dolorose, incontri, passaggi chiave della vita che l’ha portata ad essere sulla nave in quel momento, e ad essere, come lei stessa si descrive, la donna che immaginava sarebbe voluta diventare. Senza sconti a nessuno, in primis a sé stessa, e con una capacità di comprensione compassione a tutto tondo, l’autrice descrive, in un linguaggio lucido, asciutto ed estremamente chiaro e scorrevole, il suo percorso professionale e personale di operatrice umanitaria.
Non si tratta di carità, di buone azioni, tutt’altro. Si tratta di un mestiere che richiede estrema professionalità, preparazione, attenzione, cura del sé e degli altri, umiltà e tanta, tanta empatia. Chi si prende cura di chi si prende cura degli altri? Mettersi a nudo, per vedere la nudità degli altri. Non una gara a chi ha più bisogno, ma l’unico modo per costruire canali di comunicazione e comprensione dell’altro, trovare ponti comuni, incrociare gli sguardi, stabilire una relazione.
Il punto di partenza è uno solo: il diritto. I diritti umani, universali e uguali per tutte e tutti, da proteggere e garantire. Perché è così che funziona, nelle società civili, nei nostri contratti sociali. Si salva chi sta morendo, si assicurano diritti umani a tutte e tutti, particolarmente a coloro ai quali sono stati negati, costringendoli alla fuga, alla disperazione, alla marginalità, a circoli viziosi dall’uscita difficilissima, se non impossibile.
Brinis, sociologa, esperta legale di migrazioni e accoglienza, fondatrice insieme a Luigi Manconi e Valentina Calderone dell’associazione no-profit “A Buon Diritto”, e ora coordinatrice italiana di Open Arms, è da sempre in prima linea sul fronte della protezione dei diritti di persone migranti e rifugiate, e ribadisce concetti che abbiamo bisogno di sentirci ripetere. Cosa è giusto, e cosa non lo è. Da che parte collocarsi rispetto alla Storia e al Presente. E poi, ci racconta come ha imparato, non senza sfide, a gestire il flusso di coscienza che ne deriva, per garantire la giusta cura delle vite degli altri, e della sua. Tra aneddoti divertenti e storie umane che è necessario conoscere, “Come onde del mare – diario di bordo di un’esperienza umanitaria” è, come da titolo, un lasciarsi trasportare nelle esperienze che la vita le mette davanti, sospendendo i giudizi, e imparando a navigarle ogni giorno.
Questo articolo riflette il punto di vista dell’autrice, espresso a titolo personale.