I media sono la lente con la quale il ricercatore pugliese Vito Saracino ha scelto di guardare ai rapporti tra Italia e Albania. Ed è stata, leggendo il suo libro Ciao Shqipëria – Il secolo dei media nei rapporti italo – albanesi, edito da Besa, una scelta molto felice.
La storia di un secolo, nei rapporti tra i due paesi che si guardano – a una manciata di chilometri – in Adriatico, a seconda dei cicli della storia vicini o molto lontani, raccontata attraverso gli avvenimenti storici e le narrazioni che essi producono.
Saracino è un ricercatore moderno: impeccabile nella struttura accademica, ma capace di scrivere e di farsi leggere da tutti, anche da coloro che non sono particolarmente coinvolti nelle vicende delle relazioni italo – albanesi.
Dal protettorato italiano alla Seconda Guerra mondiale, muovendosi lungo la linea del tempo, tra le grandi migrazioni degli anni Novanta e l’Albania di oggi, Saracino riesce a cogliere sfumature che, seppur impeccabili dal punto di vista della ricerca, diventano elementi non solo storici, ma umani, sociali, culturali.
Un libro che, se ce ne fosse bisogno, ancora una volta ricorda al pubblico italiano quanto poco conosciamo di un paese che diamo, da sempre, per scontato.
Allo stesso tempo, racconta del grande amore degli albanesi per un paese che spesso gli ha voltato le spalle, ma che occupa un posto nell’immaginario emotivo che non ha eguali.
Cinema, radio, magazine: Saracino mette assieme un patrimonio inestimabile di testimonianze ma anche e soprattutto una galleria di ‘sguardi’, nei due sensi delle onde dell’Adriatico, ma senza tralasciare una solida impalcatura di voci e memorie raccolte con interviste selezionate con attenzione.
Come molti studi sulla cultura popolare degli ultimi anni hanno saputo fare, Ciao Shqipëria riesce a tenere assieme l’istituzionale e il privato, Celentano ed Enver Hoxha, il calcio e il cinema. Perché questo filone della ricerca internazionale – nel quale Saracino si colloca a pieno titolo – ha saputo avvicinare lettori non scontati a ricerche scientifiche che lo meritano e ha saputo cogliere quella ‘geopoetica’ delle relazioni tra Italia e Albania troppo spesso sacrificata alla geopolitica.
Un aspetto sul quale Saracino è molto accurato è quello di non scadere in una narrazione assolutoria: l’amore c’è, ma si racconta attraverso la complessità e le contraddizioni.
Oggi, per tanti motivi, molti dei quali il libro del ricercatore pugliese spiega molto bene, le due sponde sono allo stesso tempo lontane (negli interessi e negli immaginari dei giovani albanesi) e vicine (nelle memorie della generazione precedente di albanesi e nelle tessiture economiche solide che ormai esistono).
Un moto perpetuo, quel galleggiare tra Italia e Albania. Un’oscillazione umana, culturale, politica, economica che esiste ancora e che il libro di Saracino aiuta a comprendere e contestualizzare, come è importate per tutti quelli che vogliono davvero capire lo stretto rapporto che esiste da sempre tra queste due realtà molto più simili di quello che raccontano.