La grande carestia libanese di Valeria Rando

“E quando la carestia incarnata nella mano di una bambina arruffata ti viene a bussare alla spalla, e ti chiede qualcosa, tu che non parli il suo arabo ma che sei abituato a sentirti chiedere del denaro, con le mani immerse nella tahina rispondi che no, ma ‘aindi frata, ti mancano i piccoli contanti con cui poter offrire il pasto a una o due famiglie intere. Il tuo egoismo saziato nell’agonia di interi villaggi.”

L’immagine fornita da Valeria Rando, non so nemmeno bene perché, mi ha fatto ricordare quel battito di cuore, gli Imagine Dragons, i due cuori. Così.

Two hearts, one valve
Pumpin' the blood, we were the flood
We were the body and
Two lives, one life
Stickin' it out, lettin' you down
Makin' it right

Human rights portraits, Gianluca Costantini per i 60 anni di Amnesty International di Luca Rasponi

I libri di Gianluca Costantini mi chiedono sempre di prendermi un tempo e concentrarmi su tutti i dettagli, delle storie, delle possibilità che le storie delle persone ci offrono.

Così oggi, per questa recensione di Luca Rasponi, ho scelto un lento David Gilmour e le sue faces of stone.

Faces of stone that watched from the dark
As the wind swirled around and you took my arm in the park
Images framed, hung high in the trees

And you talked of your youth but the years had turned dry as the leaves
Your lover was gone, his replacement to hand
And just what the difference was, you could not understand

Abbattere la Repubblica dello Iato di Angelo Miotto

Il caso che Alfredo Cospito ha sollevato con il suo corpo è paradigmatico: il 41 bis non solo non si capisce perché vada a colpire il condannato – in punta di diritto c’è una fattispecie terrorismo, ma sappiamo perché nacque il carcere duro e come si è trasformato nei diversi passaggi legislativi, oltre alle raccomandazioni della Corte europei dei Diritti dell’Uomo -.

Ma oltre al suo caso, interessante e degno da affrontare, Cospito ci chiama a ragionare su un istituto che chiama in causa i diritti e il grado di maturità di una democrazia. Con chi ne parla lui che sta in carcere? Con dei detenuti.

Io parlo invece con gli AC/DC.

There was a friend of mine on murder
And the judge's gavel fell, yeah
Jury found him guilty
Gave him sixteen years in hell
He said, "I ain't spending my life here."
I ain't livin' alone

Ain't breaking no rocks on the chain gang
I'm breakin' out and headin' home
Gonna make a jailbreak
But I'm lookin' towards the sky
Gonna make a jailbreak
Man, I wish that I could fly

Contro il mito della gavetta di Lorenzo Villani

Ecco l’esordio del pezzo di Villani: Giovani fate la gavettaDa cameriera a imprenditrice milionaria, “Perché la gavetta è importante e dovrebbero farla tutti” o ancora “I giovani facciano la gavetta!“.

Sono solo alcuni dei titoli degli articoli che le principali testate giornalistiche italiane hanno adottato negli ultimi anni per promuovere una narrazione incentrata sul mito della produttività delle giovani generazioni.

E così ho scelto Margherita Vicario, che non so se avesse velleità di critica alla società, ma io l’ho vista così.

"Guarda che rischi un doppio reato"
Disse sputandomi un merlo geloso
"Tu che sei giovane, hai poco coraggio
Degno di un bruco letargico a maggio
Volatene via
E vatti a fare una vita, no?!"
Beh, se sapessi dove andare
Una volta partito mi sapresti lontano
Vorrei non tornare qui
A vederti godere del mio amato nido
Ma che te credi, che non t'ho capito?
Vatte a fa' un giro
È ancora casa mia, lo ripeto


Di corpi e di sogni. Dispacci dal Festival di Berlino #1 di Giulia Oglialoro

Dei dispacci di Giulia Oglialoro, ho scelto questo, ho scelto il corpo.

La rappresentante di lista con Questo corpo, buon ascolto.

A me non piace niente, non mi piace nessuno
Questo corpo che è stato una festa
Pieno di falsi amori
Pieno di peli
Verrò con tutto il mio cuore
A dirti "cosa credi?"
Questo corpo che mi vuole bene
Anche se cade non succede niente
È una promessa che faccio a me stessa

Perché dovremmo evitare la parola “migrante” e preferire l’espressione “persona con vissuto migratorio” di Enrico Papa

“Il risultato è quello della cristallizzazione di un tratto identitario specifico – l’essere migrante – che finisce per sovrapporsi all’intera identità della persona verso cui la parola “migrante” è rivolta. Identità che è ovviamente molto più ampia e diversificata, in quanto il vissuto migratorio di un individuo, per quanto rilevante e determinante, non è che una parte di un tutto molto più sfaccettato e complesso.”

Ho letto il pezzo di Enrico Papa e mi è tornato in mente questo bravo di Calle 13 che, negli anni, ho già condiviso e che oggi rimetto qui.

Tú no puedes comprar al viento
Tú no puedes comprar al sol
Tú no puedes comprar la lluvia
Tú no puedes comprar el calor
Tú no puedes comprar las nubes
Tú no puedes comprar los colores
Tú no puedes comprar mi alegría
Tú no puedes comprar mis dolores

Ilya, stanco di guerra

Più leggevo questa testimonianza e più c’era solo questo cadere, questo sprofondare e precipitare che mi inseguiva.

E così chiude questa playlist Eddie Vedder, Long nights.

Long nights allow me to feel...
I'm falling...I am falling
The lights go out
Let me feel
I'm falling
I am falling safely to the ground