Di quel momento di 15 anni fa, Silvia ricorda tutto. Ricorda come era fatto lo studio medico e persino come era vestita all’epoca aveva 28 anni e fino a quel giorno aveva pensato di essere pazza. Sin dal menarca, la prima mestruazione della vita, arrivato quando aveva 12 anni senza che nessuno la avesse mai informata – «Nessuno me l’aveva detto del ciclo, io non lo sapevo. Ho cominciato a sanguinare ed è stato un trauma» – ogni mestruazione per Silvia era stata un incubo.
Dolori devastanti al ventre, vomito e diarrea, perdite abbondantissime di sangue. «Non sono andata subito dal ginecologo. In famiglia, tra gli amici, a scuola: mi avevano convinta che perdere molto sangue e stare malissimo fosse nell’ordine delle cose. Sei una donna– mi dicevano – avere dolore è normale. Avrai tanti figli!».
Finché all’età di 18 anni viene ricoverata d’urgenza per un’emorragia extrauterina. Così, per la prima volta, decide di consultare una ginecologa, e quello che si sente dire è ciò che si sono sentite dire molte donne malate di endometriosi prima di aver ricevuto, di solito dopo anni di dolore senza spiegazioni e infinite peregrinazioni mediche, una diagnosi.
«Racconto che perdo molto sangue, che sento dolori lancinanti e dei bruciori come se avessi degli spilli nel basso ventre. Lei mi risponde che stavo esagerando, che non poteva essere così. Così ho iniziato a dubitare di quello che io stessa provavo. Forse – ho iniziato a dirmi – ho una percezione sbagliata del mio corpo. Forse mi sbaglio, esagero. Forse – sono arrivata a pensare – è solo nella mia mente».
Dal 1996 al 2004 Silvia assume una serie infinita di pillole anticoncezionali e il suo corpo inizia a cambiare. «Ero una cestista, giocavo in serie A. A causa delle pillole iniziai a gonfiarmi e ad avere problemi di pressione alta. Fino a che, nel 2007, non ci fu l’incontro con uno specialista appena rientrato da un corso di aggiornamento negli Stati Uniti. Fu lui a dirle, nella stanza di cui Silvia ricorda ancora oggi l’arredamento, che non era pazza: aveva l’endometriosi, una vera e propria malattia. Il suo dolore era reale. «Quindi non era nella mia testa, non ero pazza, non era normale perdere tutto quel sangue, avere dolori tali da non poter uscire».
Ascolta le storie di Silvia e Sofia a questo link.
“Le malattie invisibili” fa parte del dossier “Il sangue nascosto” pubblicato su Tabù, il quarto numero del nostro trimestrale cartaceo: per circa quarant’anni della loro vita, ogni singolo mese, le donne hanno le mestruazioni. Un fenomeno naturalissimo di cui ancora si tende a parlare sottovoce, con conseguenze pratiche per esempio in ambito sportivo, dove il ciclo può influenzare la performance. Il pudore sociale che circonda l’apparato riproduttivo femminile comporta la difficoltà, per chi soffre di patologie come endometriosi e vulvodinia, di ricevere la giusta diagnosi. Per non parlare della carente formazione del personale sanitario con cui si scontrano gli uomini trans e le persone non binarie che mestruano. La menopausa, infine, momento complesso e delicatissimo che grazie all’aumentata aspettativa di vita dura oggi diversi decenni, è accompagnata da scarsa consapevolezza generale e dallo stigma dell’invecchiamento. Che la responsabilità sia del patriarcato o meno è arrivato comunque il momento di cambiare le cose. Come si legge negli articoli di questo dossier a firma di Alice Facchini (Oltre i pregiudizi), Cora Ranci, Gabriella Grasso (La rivoluzione della menopausa).