9 dicembre 2020.
Fabio scende dalla macchina di papà Marco, saluta, chiude la portiera dell’auto e se ne va verso il centro di Latina. Passerà la notte da una sua cara amica e si rivedranno l’indomani.
I giorni della pandemia lo hanno segnato profondamente, parlare con gli altri scavalcando lo schermo del pc è stata una fatica ciclopica per il suo animo gentile.
Vede una psicologa una volta a settimana, la psichiatra una volta al mese. Si è lasciato finalmente il diploma alle spalle e sta lavorando per trasformare le sue passioni in una professione: l’audizione all’Accademia di arte drammatica, il canto, le sue dita sulla tastiera di un pianoforte.
L’adolescenza è una battaglia, dice spesso sua mamma Lisa. E Fabio la sta combattendo. Per questo quando la sera non risponde al messaggio di rito, Marco e Lisa non si preoccupano più di tanto. “Hai preso le medicine?”. Ma quando la mattina dopo il cellulare continua a non vibrare, si spezza qualcosa. Il computer, le mail, la prenotazione online di un albergo vicino a Termini, la corsa in autostrada con la rabbia per quella bugia raccontata. “Ecco, due settimane fa non gli abbiamo permesso di andare a Roma e così ci ha mentito e ci è andato da solo”. L’ingresso bloccato, le resistenze alla reception, il silenzio dall’altra parte della porta, l’ambulanza, i paramedici. “Crediamo che sia stato un malore”. O forse no. Il telefono che non vibra.
Se parlare di morte è difficile, parlare di suicidio è un tabù. Quando qualcuno si toglie la vita spariscono le parole, come spariscono le parole per raccontare la depressione e la salute mentale.
Ogni 12 ore, nel mondo, una persona decide di farla finita, eppure fare informazione su questi temi – tra i doveri imposti dalla deontologia e i muri ideologici e morali innalzati dalla società – è quasi impossibile. Come è impossibile nel silenzio chiedere aiuto. Ed è in questo buco nero che si insinuano le cosiddette “chat della morte”.
Dove chiedere aiuto
Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 02 2327 2327 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24.
Puoi anche chiamare l’associazione Samaritans al numero 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22.