Un attacco senza precedenti ai diritti del Governo Meloni. Al diritto all’aborto, ai diritti dell’essere informati, i diritti di chi vuole una sanità pubblica che funzioni, i diritti di chi studia. E l’elenco non si ferma qui.
Un attacco senza precedenti ai diritti. Un governo fascista mostra un sorriso posticcio per poi agire dentro una cornice reazionaria, retrograda, animata dal senso di rivalsa storica.
L’ultimo blitz è quello di un carneade di Fratelli d’Italia che ha infilato nel documento che oggi sarà presentato dl Governo con voto di fiducia una decine di righe sovversive rispetto al diritto all’aborto, quello stesso diritto che in Francia è entrato in Costituzione e che l’Europa sta riconoscendo come fondamentale. C’è scritto: «Le Regioni, nell’organizzare i servizi dei consultori, possono “avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità».
Il testo, a prima firma di Lorenzo Malagola è passato in commissione bilancio e ha sollevato l’immediagta ripulsa da parte delle opposizioni. Il coinvolgimento delle “associazioni pro-life” nei consultori “rappresenta l’ennesima offesa ai diritti della donna e alla sua autodeterminazione”, è “vergognoso”, hanno detto M5s e Pd. Se la sostanza è aberrante, il metodo è davvero scandaloso, degno di un governo familistico e di camerati che si permette di farsi beffe delle regole previste dal nostro ordinamento, saltando ancora una volta a piè pari il Parlamento e giocando sulla fiducia, così come hanno fatto troppi governi negli ultimi anni.
Il governo Meloni, dal 2022 a oggi è ricorso alla fiducia ben 47 volte e oggi saremo alla 48ma, se i calcoli non ci ingannano. La stessa cifra che fu utilizzata da Mario Draghi e che sollevò le critiche e le ire di chi? Di Giorgia Meloni, ovviamente.
La maggioranza, si badi bene, ha numeri larghi per far passare le proprie leggi sia alla Camera sia al Senato. È il dibattito parlamentare che va saltato, così come sono state molte le volte che la presidente del Consiglio si è sottratta alle conferenze stampa. La difesa del governo è che velocizzare è cosa chiesta dai cittadini, quali non è dato sapere. Di sicuro i famosi cittadini vedrebbero di buon occhio velocizzare le liste di attesa della sanità, quella pubblica e non quella privata che procede a passo di marcia.
Un conteggio apparso su Il Fatto quotidiano diceva che contro i 29 miliardi che il governo destinerà alla difesa, leggi nuove armi, ne basterebbero cinque per rimettere in sesto la sanità pubblica, dove il dato incredibile e che ha destato il giusto scalpore è che 9 milioni di italiani si stanno indebitando per curarsi, mentre 4,2 milioni di famiglie hanno limitato le spese per la salute, in particolare al Sud. E più di 1,9 milioni di persone hanno rinunciato a prestazioni sanitarie per ragioni economiche. E’ a rischio la salute di oltre 2,1 milioni di famiglie indigenti. Lo rileva l’analisi della Fondazione Gimbe che si basa su dati Istat.
Non va meglio alla scuola, dove i malmenati minorenni di Pisa erano dei pericolosi facinorosi, e gli studenti sono a rischio sospensione e bocciatura se occupano le scuole. La Cultura è divenuta appannaggio della vendetta contro la sinistra, cui un ministro della Repubblica fa l’imitazione e lo sberleffo da un palco di partito. Il ministro della Giustizia vuol fare i test ai magistrati, ai politici no, quella del turismo è plurindagata, quello dei Trasporti fa carte false per avere un ponte che non si regge a sua imperitura memoria, e giro di affari per i troppi consulenti, un lobbista delle armi siede alla Difesa che prospera, mentre governo e lobby delle armi cercano di fare a pezzi la legge che detta le regole della trasparenza sul commercio degli odiosi strumenti di morte.
La domanda che dovrebbe avere presto una risposta è fino a quando si potrà sopportare una arroganza fascisteggiante, che vorrebbe anche il premierato e ci immaginiamo anche per fare cosa, visto che addirittura L’Usigrai, il sindacato dei giornalisti e giornaliste Rai, è uscito con comunicati ruvidi sulle imposizioni della destra ai giornalisti, reti trasformate in succursali dell’Eiar con i comizi della capa suprema, giornalisti che non possono avere risposte per diktat degli uffici stampa istituzionali, soppressioni delle repliche di Report, oltre al fuggi fuggi dalla tv pubblica dei personaggi che attiravano ascolti e quindi soldi, pubblicità.
Dentro la mollezza del ventre sociale anestetizzato sta il campo di azione di chi persegue, con risate e gridolini e imitazioni da baraccone, il sogno dei camerati che vengono ricordati a braccio teso dalla nuova razza italiana di Atreju.
C’è bisogno di convocarsi, i temi sono tanti, financo troppi. È l’attacco senza precedenti ai nostri diritti. In salsa democratica, lo vogliono i cittadini e in cittadini ci votano. Come nei peggiori incubi delle dittature di pochi – alla fine – decenni fa.
Chiudo con un pensiero per Ilaria Salis, scandalosamente vittima della suddetta rivalsa storica, e con un passaggio che ho incontrato facendo ricerca su una frase di Umberto Eco, ed ecco che salta fuori una agenzia Ansa del 2018 che annunciava il libro del semiologo.
ANSA – Umberto Eco, il fascismo eterno è tra noi
10 gennaio 2018
[…] Lo scrittore, filosofo e semiologo indica i possibili archetipi dell'”Ur-Fascismo” o “fascismo eterno” e fra quelli che elenca ce ne sono molti che possono anche contraddirsi reciprocamente. Fra le caratteristiche dell’Ur-Fascismo, il culto della tradizione, dell’azione per l’azione che porta a considerare la “cultura sospetta quando viene identificata con atteggiamenti critici”, il disaccordo visto come tradimento, la paura della differenza, l’ossessione del complotto e l’appello alle classi medie frustrate. “Nel nostro tempo, in cui i vecchi ‘proletari’ stanno diventando piccola borghesia, il fascismo troverà in questa nuova maggioranza il suo uditorio” scrive Eco […]