Mentre sui media tiene banco il caso dell’insegnante australiano Ashley Paul Griffith, la memoria corre a un graphic novel che in anni recenti ha affrontato proprio il tema della violenza e degli abusi su bambini e ragazzi all’interno della scuola.
Uscito in USA nel 2020 per Fantagraphics e pubblicato in Italia nel 2022 da Coconino, Collegio Chartwell di Glenn Head è un’opera d’eccezione sia per l’argomento trattato sia per lo stile dell’autore, erede della corrente underground del fumetto statunitense.
Come spiega puntualmente Head nella prefazione, il graphic novel non solo ripercorre gli abusi subiti dall’autore e dai suoi compagni di scuola da parte del preside Terence Michael Lynch, ma racconta “le ripercussioni di quell’esperienza sul resto della mia vita”.
È il 1971, Glenn Head ha tredici anni e fa più fatica dei suoi coetanei a conseguire buoni risultati scolastici, oltre a essere un po’ più indisciplinato della media: per questo, i genitori decidono di iscriverlo al collegio privato Chartwell, nella vicina Mendham (New Jersey).
Nei due anni successivi, il ragazzo sperimenterà insieme ai suoi compagni di scuola sistematiche violenze fisiche e psicologiche, nonché abusi sessuali da parte del direttore Lynch, capace di soggiogare i ragazzi che non riescono – come nel caso di Glenn – a chiedere l’aiuto dei genitori.
Anche a notevole distanza di tempo, un pesante strato di omertà sembra coprire quegli anni all’interno della famiglia Head, con i genitori di Glenn che continuano a non voler affrontare l’argomento nemmeno quando gli abusi di Lynch sono ormai di dominio pubblico.
Nel frattempo l’autore è diventato adulto, ha cercato la propria strada lasciando la provincia per la grande città, New York, senza tuttavia riuscire a liberarsi dei fantasmi che lo perseguitano dagli anni trascorsi tra le mura del collegio Chartwell.
Sia gli abusi subiti in collegio sia la spirale di dipendenze che attanagliano Glenn da adulto sono mostrati nel fumetto senza indugi morbosi o voyeuristici, ma senza nemmeno censure né volontà di risparmiare a sé stesso o al lettore le circostanze più scabrose e i momenti più drammatici.
Sono cresciuto con i fumetti underground e ho trovato conforto nella loro volontà di esporre ciò che la società teneva nascosto.
Lungi dall’essere coerente solo con la sua personale esperienza culturale, la scelta stilistica di Head trae il massimo risultato dalle potenzialità stranianti del fumetti underground, con quella sua capacità di “dire l’indicibile” che non può non riportare alla mente Black hole di Charles Burns.
E se persino il maestro e capostipite del genere, Robert Crumb, ha definito Collegio Chartwell un capolavoro, forse non occorrono altre parole per raccontare questo fumetto, capace di affrontare con sincerità e coraggio un trauma profondo e le sue conseguenze più remote.