Sicurezza, legge vergogna: l’arma elettorale della destra di governo

Il disegno di legge sulla Sicurezza, che è in votazione in queste ore al Parlamento è un manifesto ideologico che dovrebbe far insorgere contro la barbarie e le complicità

Articolo 15 del decreto Sicurezza, approvato. È quello che rende facoltativo e non più obbligatorio il rinvio della pena per le donne in gravidanza e le madri con figli sotto l’anno.
Bocciati gli emendamenti delle opposizioni, approvato quello dei relatori che prevede che ogni anno il governo presenti una relazione sulla attuazione delle misure cautelari nei confronti delle donne incinte e delle madri con figli di età inferiore a tre anni.
Avete letto bene. Come dice Antigone, l’associazione che denuncia la drammatica vita carceraria, stiamo parlando di una norma razzista, perché quelle donne, di prassi, sono rom.
E così il garantismo viene avvolto dal drappo nero di un governo indegno, che ha giurato su una Costituzione che prende a bastonate per fini elettoralistici e muscolari. O giocando a ricostruirsi una verginità nella destra liberale, come ha fatto Forza Italia, che aveva annunciato voto contrario, per poi accodarsi al voto di Fratelli d’Italia e Lega.

Non bastano i bambini da rinchiudere in cella, con gravi ripercussioni sulla loro salute e crescita cognitiva, e il regime punitivo per le detenute madri. Il disegno di legge riesce a scrivere nuovi reati, quelli del tronfio mascellone che si mostra inflessibile nei peggiori bassorilievi fascisti. L’articolo 10 del decreto, approvato dall’aula di Montecitorio, inasprisce le pene per chi occupa le case. Norma Salis l’hanno chiamata i giornali. Come se il tema dell’abitare e quindi anche l’estremo dell’occupare non siano un vulnus sempre di quelle condizioni di umanità che la Costituzione ci dovrebbe garantire. Da reato amministrativo si passa al penale con da 2 a 7 anni di cella. Già che sono poco abitate e psicologicamente confortevoli, con i record di suicidi degli ultimi mesi.
È la grande galleria degli orrori; ce la farà il Presidente della Repubblica a ricacciarla indietro questa legge, una volta votata?

Altra norma: aggravante per i reati commessi in stazioni ferroviarie e delle metropolitane. L’articolo di fatto aumenta la pena se un reato comune si svolge “all’interno o nelle immediate adiacenze delle stazioni ferroviarie e delle metropolitane o all’interno dei convogli adibiti al trasporto di passeggeri”. Leggi borseggiatori e borseggiatrici nelle stazioni delle metropolitane di grandi città come Roma o Milano.
Ma non basta. Nell’Italia ormai quasi monsonica quale miglior provvedimento che andare a reprimere le manifestazioni degli ambientalisti e attivisti per il clima? La cosiddetta norma soprannominata “anti-Gandhi” prevede addirittura il carcere se due o più persone manifestano il loro dissenso bloccando il traffico oppure intralciano la circolazione sui binari di una ferrovia. Quello che fino a oggi rappresenta un illecito amministrativo diventa dunque reato penale con pene fino a due anni.

Che cosa è la vita pubblica, la sua amministrazione, il rispondere a dei principi e valori universali se tutto quello che abbiamo conquistato non serve a contrastare queste grottesco gioco di ombre che proietta uomini e donne forti, intransigenti, tutori e tutrici del decoro, salvo poi impelagarsi in vicende grottesche da feuilletton di quinta categoria, senza nessun rispetto per le istituzioni che rappresentano. Anche la giustizia, quella difficile perché non viviamo nel taglione, ma dentro un sistema garantista, si deve piegare al fare la Storia, altra caratteristica degna dell’Eiar e del ministero della Propaganda.

Una legge fascista, non ci giriamo tanto attorno, che sta passando nel disinteresse del Paese. Lo stesso disinteresse che costerà caro quando chi subisce senza opporsi si troverà con un nipote in carcere, un amico senza casa e nel buco nero di processi ingiusti. Altro che presidenzialismo: qui c’è tutto il portato di cosa potrebbe essere affidare il Paese a chi ha ancora voglie di rivincita storica e sogna di tornare indietro, mentre viene smantellato il liceo del Made in Italy, fiasco assoluto, nella continua esaltazione del patriottico. Un governo indegno, con una legge di bilancio ridicola, con tira e molla continui e piccole lotte trasversali che nulla hanno a che spartire con l’interesse collettivo.