Bologna, notte. Tra sabato e domenica scorsa c’è chi ha visto le strade trasformarsi in fiumi, pali della luce e guardrail sventrati, frane bloccare le strade. C’è chi ha dovuto lasciare casa, salire ai piani alti, evacuare. C’è chi è morto: un ragazzo di venti anni, che era in macchina con il fratello quando è stato travolto da un’ondata di piena del fiume Zena a Botteghino di Zocca, nel bolognese.

Questa volta le piogge che sono cadute incessanti per ore e ore, sempre più forti, non hanno fatto danni solo in provincia, nella bassa, negli Appennini, ma anche nel pieno della città. E sì, forse c’era bisogno anche di questo per avere davanti agli occhi ancora di più – dopo alluvioni che diventano inesorabilmente sempre più frequenti dal maggio dell’anno scorso in poi – gli effetti del cambiamento climatico. Per capire che quella che stiamo vivendo è la nuova normalità di un clima che cambia, fatto di piogge sempre più forti e frequenti: in sei ore a Bologna sono caduti 140 mm, la pioggia di due mesi autunnali, in un territorio già saturo.

A sx Anzola dell’Emilia (BO), a ds Bologna

Sembra, ancora una volta, quella natura che si riprende i suoi spazi, le acque di fiumi e canali che non riescono più ad essere contenute, dopo decenni di edificazione e costrizione dei corsi. Una natura fatta impazzire dalle emissioni, mentre il rumore della pioggia non porta più tranquillità ma solo paura. Paura che succeda di nuovo, come sta succedendo, ancora.

Il commento di Fausto Tomei, che lavora al Servizio Idro-Meteo-Clima di Arpae, l’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell´Emilia-Romagna, nell’episodio di Qontesto:

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