Le memorie del partigiano Manolis Glezos, simbolo della resistenza greca ai nazisti
di Q Code Magazine
29 aprile 2014 – Nel 1939, quand’era ancora studente delle scuole superiori, Manolis Glezos partecipò alla creazione di un gruppo giovanile antifascista, contro l’occupazione italiana del Dodecaneso e la dittatura di Ioannis Metaxas.
Al momento in cui l’Italia invase la Grecia (28 ottobre 1940), Glezos chiese di andare al fronte in Albania contro l’invasore, ma la domanda fu respinta perché troppo giovane. Lavorò dunque come volontario per il Ministero dell’Economia. Durante la successiva occupazione tedesca lavorò per la Croce Rossa greca e il comune di Atene; contemporaneamente si impegnò attivamente nella Resistenza.
Il 30 maggio del 1941, insieme al suo amico e compagno Apostolos Santas, si arrampicò sull’Acropoli e ne strappò via la bandiera con la svastica, che vi sventolava dal 27 aprile 1941, quando le truppe tedesche erano entrate ad Atene. Alla bandiera tedesca sostituì quella nazionale greca. Fu il primo clamoroso atto della resistenza in Grecia, uno dei primi in Europa. Ispirò molti, e non solo greci, a resistere all’occupazione tedesca e italiana.
I due autori vennero attivamente ricercati e furono condannati a morte in contumacia. Glezos fu catturato dalle forze di occupazione tedesche il 24 marzo 1042 e fu pesantemente torturato. In seguito a questo trattamento, si ammalò gravemente di tubercolosi. Rilasciato per le sue condizioni di salute, fu nuovamente arrestato il 21 aprile 1943, stavolta dalle forze di occupazione italiane, e tenuto tre mesi in prigione, fino a che fu liberato in conseguenza della caduta del fascismo nel luglio del 1943.
Il 7 febbraio 1944 fu arrestato di nuovo, stavolta dai collaborazionisti greci dei tedeschi. Passò nuovamente sette mesi e mezzo in prigione, finché riuscì ad evadere il 21 settembre dello stesso anno.
Le memorie di Manolis Glezos, di cinque anni di guerra partigiana.
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