La gente del Blockupy, unita contro la Troika e lo strapotere delle banche, intende attaccare quella che considera “la dittatura europea”, retta da proclami e azioni a sostegno di un potere (finanziario) subdolo e immateriale
di Nicola Sessa
Nell’ultima settimana a Francoforte si è vista la migliore parte dell’Europa, fatta di uomini e donne che si danno da fare per tenere vivoil sogno morente europeo. No, non si tratta di Mario “miracolo” Draghi e dei funzionari della Banca centrale europea, ma di migliaia di europei che si sono raccolti nel cuore pulsante dell’Unione – purtroppo mal funzionante – per resistere, denunciare, solidarizzare con i popoli del Sud, le vittime dell’austerità. O, come più correttamente dice il greco Vassilis Moulopoulos, le cavie da laboratorio di economisti e politici piuttosto spregiudicati e sadici.
Il Blockupy Francoforte (31 maggio-2 giugno) è stato oscurato dalle proteste di Istanbul represse duramente dalla polizia e, in Italia, i principali quotidiani hanno trattato la cosa come una piccola riunione di sobillatori su una remota isola del Pacifico.
Eppure, la polizia tedesca ha usato gli stessi metodi – che tanta indignazione hanno suscitato – della polizia della mezzaluna turca: teargas, spray al peperoncino, manganelli. Duecento feriti. Inoltre, 1052 manifestanti sono stati circondati e isolati dalla polizia in una sorta di reclusione provvisoria: le pareti del carcere sostituite da una doppia fila di giganteschi tutori dell’ordine. Di fatto, una sospensione del diritto democratico di manifestazione. Non molto diverso da quanto succede nei paesi “oppressi dalla dittatura”.
[blockquote align=”left”]In tutta Europa è stata espressa solidarietà e simpatia al popolo di Gezi Park, ma quando tocchi il punto nevralgico dell’Unione, allora tutto cambia: da nessuna parte è arrivata una condanna. Neanche quando si è saputo che otto parlamentari tedeschi del Die Linke sono stati fermati dalla polizia.[/blockquote]In tutta Europa è stata espressa solidarietà e simpatia al popolo di Gezi Park, ma quando tocchi il punto nevralgico dell’Unione, allora tutto cambia: da nessuna parte è arrivata una condanna. Neanche quando si è saputo che otto parlamentari tedeschi del Die Linke sono stati fermati dalla polizia.
La gente del Blockupy, unita contro la Troika e lo strapotere delle banche, intende attaccare quella che considera “la dittatura europea”, retta da proclami e azioni a sostegno di un potere (finanziario) subdolo e immateriale. La Troika, essere tricipite con le teste di commissione Ue, Fmi e Bce, dal canto suo pure non ha un volto e nemmeno è in grado di dialogare con i cittadini.
Quelle persone di Francoforte non credono più al canto delle sirene. Ai miracoli di Draghi, a quelli che dicono che crisis is over, che stiamo uscendo dalla crisi, che grazie all’Europa unita niente guerre, che la politica europea è mossa dalla solidarietà come in una grande famiglia. Che lo chiedano ai portoghesi, agli italiani o ai greci: ai famigliari delle centinaia di suicidi che hanno assaggiato l’amaro della morte. Che cosa è la solidarietà? È pungente come un insulto, uno sberleffo, il mea culpa del Fondo monetario internazionale quando afferma (in un documento pubblicato dal Wall Street Journal) che in realtà si è sottovalutato, e di molto, l’impatto dell’austerità sulla struttura sociale. Che ha ceduto di schianto in Grecia, Portogallo e Spagna e che si sta logorando velocemente in Italia e in Francia.
Dalla ‘tre giorni’ di Francoforte viene fuori la meglio Europa: quella che invoca un po’ umanità alla Troika, quella che chiede alla Deutsche Bank di porre fine al land grabbing, acquisti a prezzi irrisori di sconfinati appezzamenti terreni in paesi poveri (ai danni dei piccolissimi coltivatori locali); quella infine, che simbolicamente occupa l’aeroporto di Francoforte per protestare contro la Fortress Europe e i rimpatri forzati dei migranti.