Caccia alle streghe

Bridget Bishop venne accusata di stregoneria. Venne uccisa per questo. Oggi nessuno giudicherebbe altro che una barbarie il ‘processo alle streghe’, ma sotto altre forme non si finisce mai di condannare la diversità 

di Christian Elia

dedicato a Franca Rame

Benvenuti a bordo di questa avventura. Sappiamo da dove partiamo e dove vogliamo arrivare: lo spiega il direttore Angelo Miotto nel suo editoriale.
Tutto quello che sta nel mezzo, lo vogliamo costruire con voi.
Q Code Mag ha scelto il 10 giugno per iniziare la sua storia in onore di Bridget Bishop, la donna condannata al rogo e bruciata il 10 giugno del 1692, a Salem, negli Stati Uniti, per stregoneria.  Lo abbiamo voluto dedicare a lei, questo debutto, perché in fondo la caccia alle streghe non è mai finita.

processo di Salem

Examination of a witch, del pittore Thompkins H. Matteson, del 1853

Lo sguardo di Bridget, dignitoso e doloroso, come lo hanno immortalato i dipinti dedicati alla vicenda, è lo stesso di tutti coloro che – a cicli alterni della storia – si trovano seduti dalla parte del torto.

Il torto di essere donna, ora come allora. Il torto di essere omosessuale. Il torto di essere dissidente orientale o comunista occidentale. Il torto di essere ebreo prima e palestinese dopo. Il torto di essere rom. Il torto di essere pacifista. Il torto di sentirsi curdo, saharawi, basco. Il torto di essere credente, se quelli che occupano sempre il posto della ragione credono a un Dio diverso dal tuo. Il torto di non credere in nessun Dio, se ti viene negato il diritto a uno stato laico, che lasci liberi tutti di pregare come gli pare in luoghi dignitosi. Il torto di essere povero, se vivi in un posto dove solo i ricchi possono studiare e curarsi.

Scorrendo l’elenco sentiamo di avere, in fondo, il torto di amare la libertà, in ogni sua espressione, come uno stesso sguardo riflesso in mille volti.

Abbiamo scelto questa data perché amiamo un giornalismo che non vede streghe da nessuna parte, ma storie, idee, persone, eguali in dignità e diritti.

Un mondo a colori, che non ci stancheremo mai di attraversare e di raccontare.

In direzione ostinata e contraria, quando serve. Per un’informazione che sia lenta, ragionata, approfondita. Che sappia cogliere la poesia della vita e l’anima dei fatti, vigilando sui potenti e ascoltando le ragioni degli ultimi.
Salite a bordo, si parte. Per un viaggio nella terra dove nessuno si sente braccato, ma tutti sono curiosi dell’altro.

Un posto dove tutti – almeno una volta – possano essere Bridget Bishop. Un posto dove il rispetto non si riduca mai a essere solo tolleranza. Perché se non difendiamo le libertà di ciascuno, quelli a cui un giorno si darà la caccia potremmo essere noi.



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