Fatti processare da Amnesty International, è un’occasione unica. La nuova app laciata dall’organizzazione per i diritti umani gioca con Facebook.
di Q Code Mag
Dopo una prima schermata in cui, scroll down, vengono illustrati alcuni dati e il senso del ‘gioco’, inizia il vero e proprio processo. Bisogna dare il proprio consenso al trattamento di alcuni dati del proprio wall, ma in fondo è Amnesty e anche se vi fosse qualche retropensiero gli ultimi scandfali prism e le denuncie del Guardian ci lasciano impassibili.
Il pubblico ministero inizia così una serie di interrogatori su argomenti vari con diversi dei tuoi amici, che appaiono a caso, mentre la app recupero informazioni sul tono e il contenuto dei tuoi post, sulle tue attività, sulle fotografie che metti, sull affermazioni di carattere religioso.
Alla fine sari colpevole. Inutile sperare nella clemenza della Corte. Sarai ‘guilty’, perché nella vastità del globo i diritti umani sono ancora lontani dall’essere garantiti e rispettati.
Un gioco semplice, ma che avvince, una grafica sobria, ma efficace, tempo di attesa discreto, non ci si annoia ad aspettare il pannello per esplorare i risultati. Un’ottima idea, social, graficamente accattivante, che riesce a sensibilizzare e a trasmettere se non proprio una informazione approfondita, lo stimolo per arrivare a essa. Provatela.