Un uomo, in una piazza sul mare, battuta dal vento, deserta. Quest’uomo è circondato da moderni edifici. Il suo monologo con la macchina da presa parla di un passato che è scomparso. Di un presente che non ha nulla a che vedere con la stagione della sua giovinezza, di una città che è cambiata per sempre. ”Io c’ero. Io so. Non potete capire”
di Alessandro Ingaria
E’ possibile concepire il recente passato in termini geologici? Il documentario L’età del Ferro vuole dimostrare che l’Europa industriale ed operaia è un’epoca ormai passata, al punto di poter parlare di un’era geologica lontana. E’ la storia dell’Ilva di Savona, dei suoi centocinquant’anni di vita e del continuo intreccio tra la vita di fabbrica e la storia politica e sociale di una città.
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Diego Scarponi, giovane regista savonese e collaboratore dell’Università di Genova, ne ha fatto letteralmente la sua ossessione, raccogliendo interviste, materiale fotografico e di archivio per più di tre anni, per arrivare ad un’opera monumentale su una piccola storia italiana, tuttavia esemplificativa per raccontare l’Europa intera.
Il film, attraverso le testimonianze e le immagini racconta la storia recente italiana, dalle guerre coloniali ai grandi conflitti mondiali, sino all’abbandono dell’industria di stato. Una decisione presa in fretta e furia; svendendo, regalando, abbandonando, sacrificando nomi che le successive vicende hanno riportato alle cronache giudiziarie: l’Acna di Cengio, l’Italsider di Bagnoli, l’Ilva di Taranto tra gli altri.
Attraverso il lungo viaggio nelle ere recenti è possibile riconoscere elementi che hanno pesantemente influenzato la storia appena trascorsa. I grandi scioperi del 1920 a Savona, con un trionfale Errico Malatesta che arringa decine migliaia di persone il primo maggio di quell’anno.
La deportazione degli operai in Germania e la caduta di Mussolini, con il racconto di chi aveva assaltato la sede del fascio savonese nel giorno della liberazione. Le tredici bombe che hanno sconvolto la città in anticipo sulle più note stragi italiane, facendo supporre che fossero i preparativi della strategia del terrore adottata da anonime componenti dello stato. Il fallimento perfetto, ovverosia la dismissione di un impianto industriale in un’area appetita da speculatori edilizi che, grazie alla compiacenza dell’amministrazione locale, ha trasformato la fabbrica in alloggi residenziali di dubbio gusto.
Questo film traccia il diagramma evolutivo di una stagione ormai tramontata: quella dell’industria pesante nell’emisfero occidentale. Oggi il motore dello sviluppo è il cemento, dalla speculazione edilizia sino all’erosione totale delle risorse.
La cronaca di oggi ci narra che con la chiusura degli impianti industriali si assiste alla privatizzazione dei guadagni e alla socializzazione delle perdite, ad esempio mediante operazioni di salvataggio di grandi istituzioni bancarie anziché la tutela dell’essere umano.
Occorre essere coscienti di questo fenomeno e considerare che anche noi stiamo vivendo un’era che la storia documenterà.Il film, autoprodotto mediante crowfunding, sarà presentato in anteprima a Savona il 27 giugno 2013 presso il cinema NuovoFilmStudio.