Terra in moto

Una scossa di terremoto ha colpito l’Italia, riportando ogni volta alla luce i fantasmi del passato. Che non diventa mai futuro. Un documentario, una produzione da basso, racconta quella zona d’ombra

”Spesso, nelle città, i movimenti sociali rivendicano ‘spazi’, ma avere spazi non cambia nulla se non si contestano i tempi. Ti riappropri degli spazi quando i tempi saltano e riprendi fiato, grazie allo zoccolo scagliato negli ingranaggi. È tragico che a gettare lo zoccolo sia stato un terremoto, ma la tragedia non deve ottenebrarci, renderci ciechi di fronte agli esempi”.

Sono parole dei Wu Ming, scritte a poche settimane dal sisma che nel maggio 2012 ha colpito la Bassa Emiliana.

Terra in moto – di Cora Ranci e Anna Pellizzone

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Il terremoto ha ucciso, ha distrutto, ha modificato il paesaggio. Ma, oltre a scuotere lo spazio, ha spezzato i tempi. L’emergenza ha inter-rotto la quotidianità delle persone, provocando situazioni drammatiche e costringendo a riflettere sulla ricostruzione.

Se da un lato il sisma toglie il fiato, dall’altro obbliga quindi ad incamerare ossigeno per guardare al futuro del territorio e ai bisogni di chi lo abita.

A partire da una riflessione su beni dall’alto valore simbolico, come quelli culturali, Terra in moto – di Cora Ranci e Anna Pellizzone – si inserisce proprio in questo iato, tra la fase di emergenza e la ricerca di una nuova normalità, tra le macerie e i progetti di ricostruzione, per evidenziare l’importanza politica, filosofica, sociale ed economica di questo momento.

LA TERZA SCOSSA

Ricostruire significa ripartire. Al centro di questo processo non può che esserci il lavoro. Il terremoto ha colpito al cuore una delle aree produttive più importanti della cosiddetta Terza Italia: nella Bassa emiliana sono presenti distretti industriali di rilevanza nazionale e internazionale, come il biomedicale, il tessile, l’agroalimentare, la ceramica e la meccanica. “La terza scossa” è il titolo di un progetto di video inchiesta ancora da realizzare, con cui Anna Pellizzone e Cora Ranci torneranno nelle zone del cratere emiliano, dove il binomio crisi-terremoto ha significato la perdita di 4.800 posti di lavoro e costretto oltre 40mila persone a fare ricorso alla cassa integrazione. Che impatto sta avendo l’onda lunga del terremoto sul sistema produttivo emiliano? Se da un lato c’è chi è spinto a delocalizzare la produzione, non manca chi sceglie di restare, scommettendo su quello che il terremoto non è riuscito a distruggere: quel patrimonio rappresentato dal know how e dalla manodopera qualificata che, come ci spiegano gli antropologi, costituisce il vero collante sociale di questo territorio.

 Si può sostenere “La terza scossa” sulla piattaforma di crowdfunding Pubblico Bene

 



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