La prima guerra mondiale per l’acqua

[author] [author_image timthumb=’on’]http://www.buongiornoafrica.it/wp-content/uploads/2012/06/raffa01.jpg[/author_image] [author_info]di Raffaele Masto. Faccio il giornalista e lavoro nella redazione esteri di Radio Popolare. Nei miei oltre venti anni di carriera ho fatto essenzialmente l’inviato. In Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa, continente nel quale viaggio in continuazione e sul quale ho scritto diversi libri dei quali riferisco in altri spazi del blog www.buongiornoafrica.it. Insomma, l’Africa e gli africani, in questi venti anni, mi hanno dato da vivere: mi sono pagato un mutuo, le vacanze e tutto ciò che serve per una vita di tutto rispetto in un paese come l’Italia.[/author_info] [/author]

“La prima guerra mondiale per l’acqua” sembrerebbe essere stata, almeno per il momento, scongiurata. I ministri degli esteri di Etiopia e di Egitto si sono incontrati ad Addis Abeba per parlare della spinosa questione delle acque del Nilo che il Cairo vuole continuare ad utilizzare senza concedere nulla, o quasi, ai paesi che potrebbero trarne beneficio e che, giustamente, lo rivendicano. In particolare con l’Etiopia, l’Egitto è arrivato ai ferri corti perché Addis Abeba ha incominciato il lavori della cosiddetta Diga della Rinascita o del Millennio sulle acque del Nilo Azzurro.

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Il fatto che i due ministri si siano incontrati è già un successo. Da giorni volavano parole grosse, dichiarazioni di guerra verbale le potremmo definire, che potevano evolvere in ogni direzione. Sono sfociate in un incontro, per fortuna…

I due si sono visti, si sono ribaditi le loro posizioni, si sono impegnati a ripensare alla questione e si sono promessi di rivedersi.

Il seguito però è prevedibile. Né il Cairo, né Addis Abeba possono arretrare. Quella delle acque del Nilo è una questione sulla quale Etiopia e Egitto non possono essere lasciati da soli. Il problema è globale anche se si manifesta in Africa. L’acqua sarà una delle risorse intorno alla quale si costruirà l’equilibrio geo-strategico del futuro.

Innanzi tutto perché è sempre più una risorsa scarsa. In realtà l’acqua che costituisce il “Pianeta Azzurro” è sempre la stessa da millenni: evapora, precipita sotto forma di pioggia, forma fiumi, laghi, mari, oceani e torna a evaporare…. Nonostante la quantità sia sempre la stessa però l’acqua è diventata una risorsa scarsa. Ovviamente dipende dall’utilizzo.

Infatti l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel rapporto dell’anno in corso ha elevato la cifra ufficiale di quanti nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile. Si tratta di un terzo della popolazione del pianeta: quasi due miliardi e mezzo di persone.

Le aree critiche, oltre al corso del Nilo, sono diverse: i paesi che usufruiscono delle acque del Lago Ciad, le popolazioni che vivono sulle sponde del Niger e, fuori dall’Africa, le regioni intorno al fiume Mekong le cui acque sono utilizzate quasi esclusivamente dal Vietnam con le proteste degli altri paesi: Thailandia, Birmania, Laos. Oppure, ancora, il Medio Oriente con Israele che è l’unico padrone delle risorse idriche della regione.

Si potrebbe continuare. L’acqua, appunto, è un problema globale. Abbiamo detto che è un problema di utilizzo, cioè la risultante di rapporti di forza che di volta in volta favoriscono una o l’altra delle potenze mondiali.

E in questo quadro non si può fare a meno di constatare che ancora una volta l’Africa è uno dei continenti più ricchi d’acqua con grandi fiumi (Niger, Nilo, Zambesi, Congo…) e regioni punteggiate da Grandi Laghi. Eppure è il continente nel quale risiede la grande maggioranza di quei due miliardi e mezzo di persone che non hanno accesso all’acqua potabile. Niente di nuovo sotto il sole.



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