Brasile, perché protestano

Pubblichiamo un post del giornalista Leonardo Sakamoto. L’aveva scritto precedendo il fatto che una possibile riduzione dei prezzi del biglietto non sarebbe bastata a far rientrare le folle dalle piazze. E poi i manifestanti non sono tutti uguali e molti dei fatti che stanno accadendo nelle città del Brasile vedono scontri all’interno della protesta e persone che si sono infilate con naturalezza nella dinamica, e che sono  la testimonianza dei probemi ancora da risolvere nel gigante latinamericano.

[author] [author_image timthumb=’on’]http://imguol.com/blogs/61/files/2012/01/sakamoto.jpg[/author_image] [author_info]di Leonardo Sakamoto, da Sao Paulo. Giornalista, laureato in Scienze politiche. Ha raccontato conflitti armati e le violazioni dei diritti umani a Timor Est, Angola e Pakistan. Insegna giornalismo alla PUC-SP, è coordinatore della ong Repórter Brasil e la rappresenta nella Commissione nazionale per l’eliminazione della schiavitù. http://blogdosakamoto.blogosfera.uol.com.br/[/author_info] [/author]

 

traduzione a cura di: Samantha Elia e Juliana Muzz
revisione testo a cura di: Simone Sordi e Samantha Elia
adattamento del testo a cura di Samantha Elia

 

“Sakamoto, comunista figlio di puttana! Io ti ammazzo!”
Ho sentito questo da due ragazzi forti e a volto coperto che erano tra quelli che hanno compiuto atti vandalici all’ingresso del Comune di San Paolo, la notte di martedì (19 giugno 2013), durante la manifestazione contro l’aumento del costo del biglietto del trasporto pubblico a San Paolo.

Comunista? – Hihi. Per fortuna – o sfortuna, a seconda dei punti di vista – sono tornati a intrattenersi con un cancello di protezione, come un gatto con il gomitolo di lana, insieme ad altri della loro specie. Il che è stato positivo perché non sembravano i tipi che scherzano in servizio.
Poco prima si erano scontrati con un gruppo di manifestanti che hanno usato il proprio corpo formando una catena umana di isolamento, tenendosi le braccia l’uno con l’altro per proteggere l’edificio. Gridando “senza violenza”, sono rimasti lì mentre guardavano le pietre che venivano scagliate sopra le loro teste contro le vetrate. Sentivano dal gruppo dei manifestanti – una mistura di “boladões” ben vestiti e ragazzini, chiaramente di origine ben più umile – che erano “moralisti” e “coxinhas”.

foto Eduardo Zappia

foto Eduardo Zappia

Quando qualcuno mi riconosce per strada (probabilmente per la testa inconfondibilmente grande) e viene a parlarmi, normalmente discute un testo o un’idea, in accordo o in disaccordo, però in pace. Ma in questa notte, mi sono sorpreso alcune volte per persone che – non ho dubbi – urlano “Anauê!” (traducibile con blablabla, ndt)mentre fanno il bagno. Sono diversi dalle persone estremamente politicizzate e consapevoli che vedono la depredazione del patrimonio come azione politica, ma che non usano violenza contro le persone (giusto per far capire che non concordo con questi metodi, prima che qualcuno mi nomini). Dopo i pestaggi da parte della polizia militare, giovedì scorso (13 giugno 2013), che hanno messo in cattiva luce il governo, e i sondaggi (tra cui l’esilarante Data Datena) che hanno mostrato come la maggior parte dei paulisti fosse favorevole alle proteste, molte persone hanno cambiato idea, in relazione al movimento per la riduzione del prezzo dei biglietti del trasporto pubblico a San Paolo. Vedendo che ciò stava guadagnando forza nei social network, anche a causa della violenza che i manifestanti e i giornalisti hanno sofferto, cambiarono l’idea di quello che, finora, era considerato “vandalo” in “attivista”. Settori dei media e della società civile che non necessariamente concordano con la richiesta originaria dei manifestanti, hanno aiutato a includere più argomenti alle rivendicazioni, unendo così altri gruppi di scontenti.

Per essere onesti, quando ho visto alcune istituzioni conservatrici e reazionarie sostenere le proteste, ho avuto un brivido lungo la schiena. Questo non toglie un millimetro di legittimità alle manifestazioni, ma preoccupa che alcuni vogliano approfittarsi del movimento. Pagine di estrema destra su internet, contrarie all’idea della manifestazione, chiamando il popolo alla manifestazione, sono da star male. Sarebbe proprio comico se la cosa non fosse tanto seria.

Il Movimento “Free Pass” si è rafforzato: questo è una manifestazione contro l’aumento dei biglietti. Il che, in ogni società minimamente decente, significa avere un trasporto pubblico con più qualità, ossia, il rispetto del diritto di andare e venire e della dignità umana. “Ah, ma il movimento non può controllare la massa per garantire ciò.” E neanche è il loro lavoro. Sono i dolori e le gioie di un’azione orizzontale. È chiaro che le manifestazioni hanno raggiunto questa dimensione riunendo una gamma molto ampia di persone. Anche le persone che non sono d’accordo con lo scopo della manifestazione sono lì con le proprie idee. Il diritto alla libertà di espressione fa parte della democrazia. Lo scopo principale dei manifestanti non è quello di chiedere l’impeachment di Haddad, Alckmin o Dilma, non è chiedere risorse per l’istruzione, la salute e la cultura – anche se sono le linee guida relazionate al diritto alla mobilità urbana e per questo importantissime – non è a favore o contro l’ovolactovegetarianismo, non è per il ritorno della dittatura (sì, ci sono persone malate di mente che difendono questa teoria) oppure a favore della riduzione delle tasse, non è una marcia contro la corruzione, a favore di nuovi acquisti di giocatori per il “PALMEIRAS” o per il ritorno dei Teletubbies (li adoro).

foto Eduardo Zappia

foto Eduardo Zappia

Infine, per quanto il movimento coinvolga gli scontenti di tutte le parti e con molte lamentele, non è un grande “Mi sono stancato” contro lo stato delle cose. La manifestazione possiede un ombrello centrale, che mobilita la maggioranza delle persone. Basta essere presenti in una di esse dall’inizio alla fine per constatarlo. La maggior parte di quelli che gridano contro la corruzione, per la salute, per l’istruzione, contro Pastor Feliciano, per più Teletubbies sono gli stessi che cantano contro i 20 centesimi.
C’è un obiettivo principale, oggettivo e chiaro, senza spazio per grandi viaggi filosofici: l’abrogazione dell’aumento delle tariffe. È questo che riunisce, è ciò che giustifica, è ciò che spinge. Alcuni politici e altri settori economici e sociali possono persino tergiversare, ma il popolo sa. Il Datafolha indica, inoltre, che il 67% della popolazione sa che il motivo della protesta è l’aumento del prezzo del biglietto. E il 77% sostiene le manifestazioni.

Protestare non limita il diritto di andare e venire. Aumentare il prezzo del bus, sì. Il governo non riesce a capire le manifestazioni di San Paolo. Proteste: perché questi vandali non soffrono in silenzio? Attraverso i social network, dopo le manifestazioni dell’ 11 e del 13, esigendo il diritto di protestare, in gran parte a causa della violenza della polizia militare, i giovani hanno aperto una strada. E molta gente, che difende la libertà di espressione, ha portato la propria auto per circolare su quella strada accanto all’obiettivo del movimento. Strano sarebbe se non facessero questo, data la pluralità della società e la grandezza dell’evento.

Il Movimento Free Pass e i colleghi giornalisti, che hanno seguito le manifestazioni, hanno già identificato l’azione di agitatori che si sono infiltrati con l’obiettivo di provocare terrore all’interno della manifestazione. Per delegittimarla, per spaventare i partecipanti, per giustificare l’intervento della polizia, per una serie di ragioni. E’ possibile che l’attacco all’ingresso della Questura di Sao Paolo non sia iniziato con i manifestanti che chiedevano la riduzione del prezzo del biglietto. Lo stesso vale per il fuoco che ha distrutto un’auto della TV. Allo stesso modo, è difficile credere che siano stati i manifestanti ad iniziare i saccheggi nei negozi nel centro città (che, come già dimostrato, ha avuto la partecipazione di persone che non partecipavano alle manifestazioni), o che hanno raggiunto il Teatro Municipale. Il saccheggio e il caos hanno anche un significato politico forte e chiaro, ma non credo che questo fosse il caso. Questa minoranza voleva altro. Ci sono, naturalmente, dei manifestanti che sfogano la loro frustrazione e indignazione sotto forma di attacchi a strutture pubbliche e patrimonio privato.

Molte persone, provenienti dalla periferia, che sono state  sistematicamente escluse dalla categoria di cittadini esplodono furiosamente, alla prima scintilla. Ancora una volta, non sto sostenendo che questi metodi siano giusti, sto solo spiegando che capisco quello che succede nella testa di qualcuno che non sente la città come sua, e quindi la protegge, poichè la città non lo ha mai trattato come un suo abitante. Ci sono persone che conoscono molto bene ciò che sto affermando e, in alcune occasioni, creano le condizioni per questa scintilla.

foto Eduardo Zappia

foto Eduardo Zappia

La polizia è stata veloce ad agire contro i manifestanti che procedevano in modo pacifico. Tuttavia, ha ritardato il proprio intervento per evitare i  saccheggi e la distruzione gratuita realizzata da chi non è lì per rivendicare, ma per promuovere il caos perseguendo il proprio obiettivo.

Pagati o no. Perché? E ‘una buona domanda da fare ai comandanti delle operazioni. C’è una grande quantità di persone che non ha mai partecipato a discussioni sulla propria città, molti meno sui diritti fondamentali, che sta cadendo come paracadutata sulle manifestazioni. Che siano sempre più benvenuti. Concordo con chi dice che questo è un eccellente momento per la formazione politica di tali persone, in modo che capiscano ciò che è in gioco e trasformino insoddisfazione, malcontento e fastidio in riflessione, spirito critico e partecipazione attiva e duratura nei progetti della polis e del Paese. E anche per evitare altri tipi di violenza. Come quelle di genere o di orientamento sessuale, che possono sembrare cosa piccola in mezzo alla moltitudine, ma che sono simboliche e, pertanto, fondamentali.

Nella manifestazione di questo martedì, ho avvicinato educatamente un ragazzo, vicino al Parco Dom Pedro, che portava un cartello nominando Dilma come “vacca”. Ho chiesto scusa per l’intromissione, ma ho spiegato che la sua protesta sarebbe stata molto più legittima se lui avesse usato un termine per criticarla che non fosse così maschilista. Lui ha capito, era imbarazzato e ha detto di averlo scelto solo perché rimava con il resto della frase. Tuttavia, un signore più anziano che lo accompagnava ha affermato che Dilma è proprio una “vacca”. Gli ho chiesto se gli sarebbe piaciuto che sua madre fosse chiamata “vacca”, e a questa domanda lui stranamente mi rispose che sapeva, che era un professore di storia e che aveva studiato la vita di Dilma e poteva attestare che lei è una “vacca” (? …!) Mi sono rivolto verso una delle organizzatrici della Marcha das Vadias che passava da lì in quel momento, per un processo rapido di disintossicazione dal signore in questione, ma siccome non ho avuto il desiderio soddisfatto, ho cercato nuovamente di convincerlo, invano.

Poco dopo, un ragazzo gridava a pieni polmoni, con il sostegno di un coro di ragazze, “Alckmin è gay!”. Sono andato a parlare anche con loro (# sakamala). Ho chiesto perché non usare un altro termine per esprimere l’insoddisfazione nei confronti del governatore. Dal momento che l’omosessualità non dovrebbe essere considerata un’offesa. Nonostante la resistenza iniziale, almeno parte del gruppo, ha capito il messaggio. Ok, ragazzi, io non sto cercando di dimostrare che io sono una variante di “lezione noiosa”, in questo caso il “marcia noiosa”. Ma solo rafforzare qualcosa che tutti hanno già capito: gran parte di queste persone si sta interessando adesso alla vita pubblica e sarebbe importante enfatizzare  alcuni punti. Un’altra cosa, ad esempio: azioni come questa possono essere al di sopra dei partiti, ma mai apolitiche.

Ho visto molte scene di giovani con i volti dipinti che esigevano che le  bandiere di partito fossero abbassate, che è una stronzata assurda. C’è spazio per tutte le denominazioni di partito, religiose, calcistiche, a condizione che loro sappiano che la manifestazione non appartiene a loro e non tentino di impadronirsene. Ma loro – come in qualsiasi altro momento nella società – hanno il diritto di partecipare al dibattito pubblico, perché riunisce persone che la pensano allo stesso modo. La libera associazione è un diritto umano.

foto Eduardo Zappia

foto Eduardo Zappia

 

Per esigere qualcosa di nuovo, non significa che è necessario prendere in considerazione che tutto ciò che già esiste sia male (non posso credere che sto scrivendo questo “beabà”, ma dai). Questo significa molta arroganza e distacco dalla realtà. Molto meno che tutti i politici sono uguali – no, non lo sono.
Come ho già scritto, il paradigma del sistema politico rappresentativo è in grave crisi per non aver dato risposte soddisfacenti alla società. Soprattutto, ai più giovani. Anzi, al contrario, questo, pur essendo un’importante arena di discussione, non e’ stato in grado di cambiare lo status quo. Ha solo lanciato briciole attraverso piccole concessioni, mantenendo la struttura allo stesso modo e la popolazione sotto controllo.

L’avanguardia dei progressisti è stata occupata da gruppi che discutono le libertà individuali e la qualità della vita nelle grandi città – passando dalla mobilità urbana, attraverso le richieste dei diritti sessuali e riproduttivi, al potere di disporre del proprio corpo. I movimenti, al momento, stanno ancora brancolando e scoprendo come saranno inseriti questi nuovi attori che non scendono in piazza per, necessariamente, cercare risposte alle loro domande, ma al fine di incontrare persone che, attraverso i social network, si stavano interrogando sulle stesse tematiche.

In ogni caso, le manifestazioni contro le tariffe sono in crescita perché legittime. E stanno unendo persone. Che protestano anche per il diritto di protestare. E con questo, si vanno unendo obiettivi paralleli che rispondono a domande legittime o a interessi bizzarri. Anche da persone che non vogliono discutere, ma provocare, essendo pagati o no per questo. Comprese le persone che sono lì perché si sono stancate di non avere prospettive nei dibattiti attuali e non sono soddisfatte, approfittando delle rivendicazioni di Free Pass – che sono abbastanza chiare. Quanto più i politici indugeranno nel dare una risposta a queste rivendicazioni che hanno dato origine a queste manifestazioni, più staranno alimentando qualcosa che nessuno ancora sa dove potrà andare a parare.
Quindi, il prezzo del biglietto sarà il minore dei loro problemi.



Lascia un commento