Abruzzo, gestione rifiuti: paradigma di una società

Commissari, inceneritori, discariche. Nonostante l’ennesima condanna Ue, il governo italiano naviga a vista sul tema dello smaltimento dei rifiuti, incapace di dare una svolta. Il caso Abruzzo

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/07/149443_1453084330719_6152780_n.jpg[/author_image] [author_info]di Alessio Di Florio, da Chieti. Attivista di varie associazioni e movimenti pacifisti e ambientalisti abruzzesi e responsabile locale dell’Associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink – Telematica per la Pace. Collaboratore delle riviste Casablanca – Storie dalle Città di frontiera, de I Siciliani Giovani, di Libera Informazione e di altri siti web che si occupano di pacifismo, denunce ambientali(tra cui speculazione edilizia, gestione rifiuti, tutela delle coste, rischio industriale e direttive SEVESO), diritti civili, lotta alle mafie e altre tematiche[/author_info] [/author]

Nelle scorse settimane è stata resa nota la notizia di una nuova maxi-multa da parte dell’Unione Europea all’Italia per la gestione dei rifiuti, a partire dalla Campania. La risposta del Governo (che, poi, sembra essere cambiata secondo varie notizie di stampa) è stata quella di prospettare l’invio di commissari per l’avvio di nuovi inceneritori, così da superare le opposizioni dell’Amministrazione di Napoli e delle popolazioni. Un vero e proprio paradosso: l’Unione Europea sanziona per i ritardi gravissimi e per un ciclo dei rifiuti fallimentare, obsoleto e anti-ecologico. La stessa Unione Europea ha sancito, già 5 anni fa, che “il riciclaggio di materiali dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica”. E la risposta del Governo Italiano è puntare proprio sulla “valorizzazione energetica” e gli inceneritori.

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Il 27 novembre 1992, davanti all’Abbé Pierre e alla Comunità di Emmaus, Alexander Langer pronunciò un intenso discorso in cui invitava a “Raccogliere e onorare i rifiuti” considerando questi gesti “una svolta di civiltà”. Era già presente nella società italiana ed europea il timore di crisi, come quella che 3 anni dopo esplose a Napoli, e la pericolosità di una massa sempre crescente di rifiuti e Alexander, con la sua profonda capacità di analisi, ne trae spunto per una lettura attenta della società. Alexander ci ha lasciati, nel più crudele dei commiati, il 3 Luglio 1995. Ma le sue analisi, teorie, riflessioni hanno continuato ad essere guida preziosa e a diffondersi. Non avrò mai la possibilità di cercare conferma, ma ho sempre avuto la convinzione che la direttiva 98/2008 sia figlia anche del pensiero verde di Alexander Langer. La Direttiva 98/2008 stabilisce i principi e le regole generali alle quali gli Stati membri dell’Unione Europea devono obbligatoriamente ispirarsi nell’organizzazione del ciclo di gestione dei rifiuti, arrivando a perseguire un modello avanzato di civiltà ecologica. Leggiamo già nel Preambolo “la priorità principale della gestione dei rifiuti dovrebbe essere la prevenzione ed il riutilizzo e il riciclaggio di materiali dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica dei rifiuti”. Poche secche parole che da sole esprimono le linee guida di tutta la Direttiva e di un ciclo di gestione dei rifiuti virtuoso. Ma, nonostante siano passati ormai 5 anni e nel frattempo siano già passate alcune scadenze fissate, in Italia la Direttiva rimane spesso lettera morta e si continuano a perseguire modelli fallimentari di gestione del ciclo dei rifiuti.

Una rassegna stampa, anche rapida e veloce, di quanto accade in moltissime Regioni italiane, delinea una situazione sul fronte della gestione dei rifiuti deficitaria, lacunosa e dove gli unici a trarne profitto sono le organizzazioni criminali. Paradigmatica, per esempio, la situazione della Regione Abruzzo. L’Abruzzo è una regione di medie dimensioni(con solo quattro province) e senza la presenza di grandissime metropoli come Roma o Napoli. Eppure vive da diversi anni una situazione di vera e propria emergenza sul punto di esplodere, con oltre la metà del territorio regionale senza alcuna discarica, molti degli impianti in sofferenza(alcuni Comuni sono costretti a conferire addirittura la frazione organica dei rifiuti in Emilia Romagna!) e un fortissimo ritardo sulle percentuali di raccolta differenziata imposte dalla legge e dalla Direttiva 98/2008(entro la fine del 2012 si sarebbe dovuto raggiungere il 65%, l’Abruzzo – così come recentemente dichiarato dall’Assessore Regionale Di Dalmazio – dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, raggiungerla nel 2015…).

Come denunciato in passato da alcune associazioni ambientaliste (WWF, PeaceLink e Associazione Antimafie Rita Atria in primis) i cittadini sono costretti a subire costi altissimi. E, nel frattempo, cricche, comitati d’affari e organizzazioni criminali hanno trovato immense praterie. Decine di inchieste giudiziarie e giornalistiche negli anni hanno denunciato e documentato l’esistenza di vere e proprie reti nazionali e internazionali, in cui l’Abruzzo è uno dei nodi principali, e la fortissima “vicinanza” di parte della classe politica locale agli interessi di lobby private. Nelle scorse settimane, con durissime condanne, si è concluso il processo seguito all’inchiesta “Quattro mani” che nel 2008 portò alla scoperta di un’organizzazione dedita al traffico illecito di rifiuti con base in Abruzzo e diramazione in diverse regioni d’Italia (centro del traffico illecito che in due anni aveva smaltito 150mila tonnellate di rifiuti incassando 3 milioni di euro era un impianto della zona industriale di Chieti Scalo). E’ approdato al dibattimento il processo “Rifiutopoli”, incentrato sulla costruzione di un inceneritore e sull’accusa della creazione di un vero e proprio “gruppo di potere” all’interno dell’Amministrazione Regionale vicino agli interessi e alle richieste del quasi monopolista privato nello smaltimento dei rifiuti in Abruzzo, che ha coinvolto anche senatori e assessori regionali nel 2010.

Tornando indietro nel tempo possiamo segnalare, come rappresentazione di una realtà molto più ampia, altre inchieste di fine anni Novanta. Nel 1998 un’operazione condotta dai Carabinieri e dal Corpo Forestale dello Stato sgomina un’organizzazione che scaricava nella Marsica rifiuti industriali di varia natura. In soli 23 giorni erano confluite nella Marsica 440 tonnellate di fanghi provenienti da industrie di Caserta, Napoli, Frosinone, Rieti, Roma, La Spezia e Isernia.

In meno di due anni, dal giugno 1994 al marzo 1996, fu documentata la gestione di centinaia di migliaia di rifiuti speciali derivanti dalla lavorazione di metalli pesanti, provenienti dal Piemonte e dalla Lombardia, da parte del clan camorristico dei Casalesi. I Casalesi acquistavano i rifiuti tramite intermediari e, con documenti falsi, li fanno arrivare in centri di stoccaggio di Toscana, Umbria, Lazio e Abruzzo. Da lì i rifiuti venivano dirottati in aziende e discariche abusive delle provincie di Caserta, Benevento e Salerno.

Il giornalista Gianni Lannes denunciò nel novembre 2008 l’aumento record di tumori tra Chieti, Pescara, Tollo, Miglianico e Spoltore, dopo l’arrivo nel 1994 di scorie industriali dal nord. L’inchiesta riportò che nel 1994 Nicola De Nicola, responsabile legale della Sogeri srl, innescò l’intera vicenda sfruttando la fornace Gagliardi in contrada Venna a Tollo. Almeno 30mila tonnellate di rifiuti sepolte in riva al torrente Venna e in due capannoni “aperti alle intemperie e ai visitatori”. Spiccano scarti sanitari, farmaceutici, di industrie chimiche, cadmio, mercurio, cromo esavalente, manganese, alluminio, idrocarburi pesanti. Quella discarica, una vera e propria “bomba ecologica”, è tutt’ora esistente e in attesa di messa in sicurezza e bonifica.

Alexander Langer indicò la strada già nel lontano 1992, i rifiuti potrebbero essere segno di una avanzata civiltà, ecologica e sociale. Ma il BelPaese sembra non trovi (o non voglia trovare) questa strada, quasi preferisca sporcare e danneggiare la sua bellezza piuttosto che farne un vanto e valorizzarla…



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