Fodé Tass Sylla, direttore della radio televisione guineana (Rtg), racconta la Guinea Conakry nel mezzo delle elezioni e di un presente complesso
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/07/Foto_Bagnoli-Lorenzo.jpg[/author_image] [author_info]di Lorenzo Bagnoli, da Conarky. Freelance con la passione per le inchieste. Scrive soprattutto di mafia, di immigrazione e di altre sciocchezze. Ha lavorato con E il mensile e Peacereporter, oggi collabora con Redattore sociale, Terre di mezzo, Linkiesta, Lettera43 e Q code mag. Ha trovato casa all’Irpi, il centro italiano per il giornalismo investigativo.[/author_info] [/author]
Ventitré anni di carriera incisi nello sguardo, distaccato e impassibile. Fodé Tass Sylla, direttore della radio televisione guineana (Rtg), la più grande catena televisiva privata dell’Africa occidentale, osserva il mondo dagli occhialini in bilico sulla punta del naso. Il viso magro e allungato, spruzzato di bianco da qualche rado pelo sui baffi sottili, s’appoggia su dita che sembrano stuzzicadenti, tanto sono sottili.
I suoi lineamenti si accartocciano alla fine di ogni aneddoto, quando scoppia a ridere in modo sguaiato e contagioso. Comincia l’occhio, poi un’onda si propaga dalla testa, scuotendo tutto il corpo. Come quando ricorda la prima conferenza stampa di presentazione del suo libro Guinée: cette fois, c’est parti (L’harmattan, 2008). “Il mio editore aveva rivisto il libro solo una volta uscito. Alla presentazione mi ha detto ‘sei un folle, non ti pubblicherò mai più nulla’. Siamo ancora ottimi amici”.
Il libro racconta della Guinea dopo la morte di Lansana Conté, generale convertitosi in politico che l’ha tenuta sotto scacco dal 1984 al 2008, anno della sua morte. Un momento che ha coinciso con l’inizio del cambiamento, secondo milioni di guineani. Speravano che il nuovo Stato avrebbe cominciato a sfruttare le miniere di bauxite, le inesauribili riserve d’acqua, i diamanti, i giacimenti d’oro e le altre ricchezze del Paese. Da allora sono passati cinque anni: i primi due, con il generale Dadis Camara al potere, un uomo di ferro che ha cercato di imporre l’ordine riempiendo le carceri di ex politici.
Qualcuno lo rimpiange, ma la realtà è che sotto di lui la Guinea era uno Stato di polizia. Dal 2010 nella stanza dei bottoni è seduto Alpha Condé, il Professore, “uno che ha avuto la fortuna di vincere il suo primo concorso per un posto di lavoro -le elezioni- nonostante al primo turno fosse terzo. Si vede che qualcuno gli ha dato una mano”, ragiona un intellettuale guineano che oggi vive in Canada.
Tanta era la speranza riposta in lui, considerato integro e lontano dalle storture dei vecchi regimi, visto il suo lungo esilio da Conakry sotto Lansana Conté, tante sono state le contestazioni. Soprattutto ora, alla vigilia del voto per rinnovare il Parlamento (l’ultima consultazione è stata nel 2002), convocato dal presidente Condé il 24 settembre 2013. Negli ultimi dieci mesi la protesta contro il Professore s’è accesa. Tutto è partito da Bambeto, un quartiere popolare dove la maggioranza dei cittadini ritiene Celou Dalein Diallo, il leader del partito Ufdg, grande oppositore di Condé ed ex premier, il vero presidente della Guinea. In dieci mesi, secondo i manifestanti, ci sono stati almeno 40 morti. Accanto a Diallo s’è creato un fronte sempre più folto, composto da fuoriusciti della vecchia politica guineana. Nonostante il gran parlare di riscatto del Paese, questi sono i fatti: il 52% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno, in città non c’è acqua corrente e l’elettricità arriva solo nei palazzi della politica. Il cambiamento è solo una debole intenzione.
Monsieur Tass alterna le sue storie a massime da saggio del villaggio. Il suo è un sapere affinato con gli anni passati a sbirciare il potere dal buco della serratura. “Giorno per giorno, come dice la parola: giornalista. Ogni volta per noi è una storia diversa”. Tutto il contrario dei “magazzinieri della vita”, politici, uomini d’affari, storici, intellettuali, “uomini che accumulano denaro, che accumulano potere, che accumulano esperienze”.
Condannano, eseguono, colpiscono. Sono ossessionati dall’idea di resistere al tempo, invece sono i primi che passano: “Arrivano alla fine dei loro giorni senza nemmeno sapere perché l’hanno fatto. Noi giornalisti ci siamo sempre, lì, nel mezzo: né giudici, né gendarmi. Testimoni senza nemmeno il tempo di pensare. Siamo noi la locomotiva del Paese. I capi di Stato, quelli, sono solo passeggeri”. Sarà per questo che i cinesi hanno donato alla nuova proprietà dell’Rtg l’enorme palazzo dove oggi ha sede il gruppo editoriale. Sta in cima a una collina, dove domina Bambeto e un viale occupato quasi per intero dall’ambasciata americana. Da quel suo ufficio, in cima, al quinto piano, Monsieur Tass veglia sulla Guinea. Sapendo che qualunque cosa scriverà, a cambiare saranno solo i nomi dei governanti. Lui, il suo posto, non lo perderà mai.