Parola di Dio

Storia di Taribo West, difensore dell’Inter e della religione pentecostale

di Christian Elia

23 agosto 2013. Questo blog è zona immune dal timor di Dio, quindi non si indovinano problemi nel raccontare la storia di Taribo West, roccioso calciatore nigeriano con un passato in Italia, e Joseph Ratzinger, anche lui con un trascorso in Italia, ma come Sommo Pontefice sul soglio di Pietro.

Non è solo il soggiorno italiano ad accumunare due persone così diverse. Dalle treccine colorate del difensore africano alle scarpette rosse del Papa la distanza è immensa, ma non abbastanza per non condividere un bene prezioso: Dio parla loro.

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Avete capito bene. Sul far della sera, il 21 agosto 2013, le agenzie di stampa – citando la testata di area cattolica Zenit – battono un presunto virgolettato del primo Papa dimissionario della storia di Santa Romana Chiesa. “Me l’ha detto Dio”, avrebbe detto Ratzinger, interrogato sui motivi profondi che lo hanno portato – l’11 febbraio scorso – a dimettersi. Nell’annuncio ufficiale si era parlato solo di “mancanza di energia, stanchezza”, ma mai di un filo diretto con l’Altissimo.

La questione, con ogni probabilità, verrà presto dimenticata. Ma questo blog si occupa di sport che parla al cuore delle persone e il parallelismo con Taribo West è stato immediato.

Tutto ha inizio nel 1997, quando l’Inter acquista dall’Auxerre il difensore nigeriano, che all’epoca aveva 23 anni e nel campionato francese si era distinto per un fisico imponente, che gli permetteva di compensare con velocità e potenza i limiti tecnici. Anche la nazionale nigeriana ne aveva fatto un punto fermo, elemento della mitica formazione della Nigeria medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Atlanta nel 1996.

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L’Inter lo nota e lo porta a Milano, dove se la cava piuttosto bene, fino all’arrivo come tecnico dei nerazzurri di Marcello Lippi, reduce dai trionfi con la Juventus, nel 1999. Qui le cose cambiano, Lippi non ama lo stile approssimativo del difensore africano, le sue dure entrate sull’avversario, la scarsa capacità di giocare il pallone. West finisce ai margini della squadra.

La sua vita, però, da tempo, era più concentrata sulla religione che sullo sport. Vicino alla fede Pentecostale, frequentava regolarmente la comunità religiosa. Con un coinvolgimento sempre maggiore. Javier Zanetti, anche allora capitano dell’Inter, invitato una sera a cena a casa West, raccontò di aver aspettato ore prima di mangiare, perché il pio Taribo doveva prima finire le sue preghiere.

La passione lo porta a diventare una guida per la sua comunità, inizia a studiare da pastore. Lippi, a tutto questo, è indifferente e lo lascia fuori squadra. Taribo non ci sta. Non per lui, sia chiaro. Infatti una mattina ad Appiano Gentile, centro tecnico di allenamento dell’Inter, Lippi esce dal suo ufficio per recarsi al campo e si trova davanti il gigantesco West che, serafico, gli dice: “Devo giocare. Lo ha detto Dio”. Lippi, che è toscano e non ha certo problemi di dialettica, gli risponde secco: “Strano, a me non ha detto nulla”.

Il rapporto di West con l’Inter termina e, dopo una breve parentesi al Milan, inizia a girare il mondo: Inghilterra, Germania, Serbia, Qatar, Nigeria fino a terminare la carriera nel 2007, a 33 anni, nel campionato iraniano. Per dedicarsi a quella che ormai, per lui, è la vera vocazione: la chiesa pentecostale Shelter in the Storm, alle porte di Milano.

I fedeli scuseranno l’irriguardoso parallelismo, ma la provocazione è un omaggio postumo a West, che i media non trattarono mai con rispetto, prima per le treccine colorate, poi per lo stile di gioco (i tifosi interisti, al culmine di una cultura dello stereotipo becero, lo sostenevano con il coro ‘Taribo mangiali tutti’), infine per le credenze religiose.

Da allora Taribo ha passato tanti guai: prima le denunce della moglie per violenze domestiche, poi una questione sulla sua reale età (per alcuni avrebbe circa quindici anni in più di quanto dichiara sui suoi documenti), infine un processo a Milano nel 2008 per l’accusa di ricettazione. In un pacco proveniente dalla Nigeria e indirizzato alla sua residenza meneghina, la Guardia di finanza  rinveniva un passaporto falso intestato a lui.

Nonostante avesse investito tutti i soldi guadagnati con il calcio nella sua chiesa privata, Taribo preferì tornare in Nigeria, dove continua a occuparsi di bambini poveri e anime smarrite. Non sapremo mai se Lippi, involontariamente, si sia ribellato a un’ordine di Dio, ma di sicuro West è stato uno dei personaggi più eccentrici che hanno calcato i campi di calcio in Italia.



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