Il grande musicista Roger Waters, anima dei Pink Floyd, scrive ai suoi colleghi per invitarli a battersi per i diritti dei palestinesi
di Roger Waters, traduzione a cura di BDS-Italia
23 agosto 2013. Questa lettera ha ribollito in un angolino della mia coscienza e della mia consapevolezza per un po’ di tempo.
E’ da sette anni che mi sono unito al BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni), un movimento non violento in opposizione all’occupazione israeliana della Cisgiordania e delle violazioni israeliane delle leggi internazionali e dei diritti umani del popolo Palestinese.
L’obiettivo del BDS è quello di portare all’attenzione della comunità internazionale queste politiche israeliane e, si spera, di aiutare a porvi fine. Tutte le persone della regione mediorentale meritano di meglio di tutto questo.
Per andare dritti al punto della questione, Israele è stato ritenuto colpevole indipendentemente da organizzazioni internazionali per i diritti umani, ufficiali dell’ONU e dalla Corte Internazionale di Giustizia di gravi violazioni delle leggi internazionali. Queste comprendono (e ne menziono solo due):
1. Il crimine di Apartheid: la sistematica oppressione di un gruppo etnico da parte di un altro.
Il 9 Marzo 2012, per esempio, il Comitato ONU per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale ha chiesto ad Israele di porre fine alle sue politiche razziste e alle sue leggi che infrangono la proibizione della segregazione razziale e dell’apartheid.
2. Il crimine di pulizia etnica:
La rimozione forzosa della popolazione indigena dalla loro legittima terra per insediare una popolazione occupante. Per esempio, a Gerusalemme Est, le famiglie non ebree sono costantemente fisicamente sfrattate dalle loro case per far posto agli occupanti ebrei.
E ce ne sarebbero molte altre, da menzionare.
Vista l’incapacità, o l’indisponibilità, dei nostri governanti, o del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, di mettere pressione ad Israele per porre fine a queste violazioni e per risarcirne le vittime, tocca alla società civile e ai cittadini coscienziosi del mondo dare una spolverata alle proprie coscienze, prendersi le proprie responsabilità e agire. Vi scrivo ora, miei fratelli e sorelle del mondo del Rock’n’Roll, per chiedervi di unirvi a me e a migliaia di altri artisti in tutto il mondo, nel dichiarare un boicottaggio culturale nei confronti di Israele, per portare alla luce queste questioni e anche per supportare tutti i nostri fratelli e sorelle in Palestina e in Israele che stanno lottando per porre termine a tutte le forme di oppressione israeliane e che vivono in pace, giustizia, uguaglianza e libertà.
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Scrivo a tutti voi ora a seguito di due recenti avvenimenti.
1. Stevie Wonder.
Mi è giunta voce che la prima settimana dell’ultimo Dicembre Stevie Wonder fu ingaggiato per essere protagonista a una cena di gala per gli “Amici della Forze di Difesa Israeliane”, a Los Angeles, precisamente il 6 Dicembre 2012. Un evento per raccogliere fondi per le forze armate israeliane, come se i 3 miliardi di dollari che noi contribuenti statunitensi gli diamo non fossero abbastanza. E ciò avvenne subito dopo che le Forze di Difesa Israeliane conclusero un’altra operazione militare contro la Striscia di Gaza (Operazione Colonna di Difesa), in cui, secondo ispettori dei diritti umani, furono commessi crimini di guerra contro 1,6 milioni di Palestinesi assediati.
Comunque sia, scrissi a Stevie cercando di persuaderlo a cancellare la sua esibizione. La mia lettera recitava più o meno così: “Ti saresti sentito bene ad esibirti al ballo poliziesco a Johannesburg la notte seguente al massacro di Sharpeville [3] o a Birmingham, Alabama, per raccogliere fondi per gli ufficiale della Law Enforcement, che manganellarono, asfissiarono con gas lacrimogeni e usarono cannoni ad acqua contro quei bambini che tentavano di integrarsi nel 1963?”
Anche l’arcivescovo Desmond Tutu scrisse un’appassionata supplica a Stevie, e altre 3.000 persone misero il proprio nome su una petizione su change.org. E Stevie cancellò. E la cosa gli fece molto onore.
2. Precedentemente in quella settimana, tenni un discorso alle Nazioni Unite. Nel caso foste interessati, potete trovarlo su youtube.
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Ciò che è interessante riguardo a queste storie è che non c’è stata UNA SINGOLA menzione di nessuna delle due nei principali media statunitensi.
La semplice conclusione è che i media degli Stati Uniti non sono interessati nel riportare la situazione difficile in cui versa il popolo Palestinese. Possiamo solo sperare che comincino ad interessarsene così come lo sono infine diventati riguardo le politiche di Apartheid del Sud Africa.
Tornando indietro ai tempi del Sud Africa dell’Apartheid, all’inizio fu solo una piccola goccia di artisti che si rifiutarono di andare ad esibirsi là; una goccia che ercitò il diritto al boicottaggio culturale, e che poi divenne un rivolo, un ruscello, un torrente e infine un alluvione. (Ricordate Steve van Zant, Bruce e tutti gli altri? “Noi non ci esibiremo a Sun City”) Perchè? Perchè, come l’ONU e la Corte Internazionale di Giustizia, capirono che l’Apartheid è sbagliato.
La comunità sportiva si unì alla lotta, nessuno sarebbe andato a giocare a cricket o rugby in Sud Africa, e infine si unì anche la comunità politica. Noi, come movimento globale, fatto di comunità musicale, sportiva e politica alzammo le nostri voce come in un unico grido e il regime di apartheid in Sud Africa cadde.
Forse adesso siamo nel momento critico nella questione israelo-palestinese. Sono entrambi dei popoli buoni e meritano una giusta soluzione per la loro situazione. Ciascuno di loro merita libertà, giustizia ed eguali diritti.
Recentemente, l’ ANC, il partito di governo in Sud Africa, ha appoggiato il BDS. Ci siamo quasi.
Vi prego, unitevi a me e a tutti i nostri fratelli e sorelle delle società civili di tutto il mondo nel proclamare il nostro ripudio dell’Apartheid nella Palestina occupata, rifiutandovi di esibirvi o recitare in Israele, o di accettare qualsiasi premio o donazione da qualsiasi istituzione legata al governo di Israele, fin quando quest’ultimo non si atterrà al rispetto delle leggi internazionali e ai principi universali dei diritti dell’uomo.
Roger Waters, 19 Agosto 2013