di Angelo Miotto
10 settembre 2013. Una profezia che si stava avverando. Ascoltare le parole del presidente cileno Salvador Allende davanti alle Nazioni unite a decadi di distanza e riscoprirsi infilati in quegli ingranaggi che denunciava con una chiarezza difficile da ritrovare nei discorsi dei potenti di oggi.
Guardate questo estratto in video di quel giorno alle Nazioni Unite
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I meccanismi si erano messi in moto e avrebbero stritolato tutto ciò che c’era prima, in base a calcoli e teorie che trovarono nel Cile dell’Unità popolare il terreno per gli esperimenti che sarebbero poi stati esportati su scala mondiale.
Non sono solo i Chicago Boys, non è soltanto una lettura decisamente interessante per me giovane redattore al telefono con Orlando Caputto, economista che lo stesso Allende mise alla testa della nazionalizzata del cobre, del rame, che mi spiegava il golpe attraverso la storia del rame stesso.
C’è di più in questo breve estratto, quando il presidente dice, chiudendo la mano a pugno per imprimere forza alle parole:
[blockquote align=”none”]“La fiducia in noi stessi che incrementa la nostra fede nei grandi valori dell’umanità ci dà la certezza che questi valori dovranno prevalere e non potranno essere distrutti”.[/blockquote]
Sono parole importanti, perché scegliere le parole davanti a una platea così importante con in prima fila il nemico nordamericano sarà stato oggetto di scritture e riscritture. E’ come se balzassero fuori dall’audio, per colorarsi una dopo l’altra.
Fiducia, innanzi tutto, che è credito, stima, ma anche e soprattutto la speranza che si ripone in qualche cosa o in qualcuno perché una cosa si avveri. Qui la fiducia è verso ‘noi stessi’, con una forza che trasferisce alla capacità di forgiare i propri destini anche un qualche cosa di più. Allende dice infatti subito dopo che questa fiducia incrementa, quindi aumenta vieppiù la nostra fede nei grandi valori dell’umanità.
Vediamo prima ‘valori’. Il valore, prima ancora che un parametro su quanto valga una cosa, è una disposizione dell’animo, una virtù che rende l’uomo eccellente.
E umanità è una categoria dell’umano che qui si contrappone a muso duro con tutto quello che rappresenta il mostro del nuovo potere evocato e denunciato da Allende: lo strapotere delle multinazionali, che sorpassa la decisione e i voleri dei singoli stati, con azioni decise in consessi che non sono creati attraverso metodi rappresentativi, ma sono autogenerati, oligarchia assoluta, nel senso di slegata, da dinamiche che rispondano agli interessi, alle vite dei più.
Allende chiude il discorso con la parola certezza. Una sfida più che una scommessa. Con l’autorevolezza del pensiero che si trasferisce in una politica capace di costruire in fatti reali un orizzonte teorico, di operare in maniera profonda per cercare di colmare l’utopia, nella sua vera accezione che non è quella di impossibilità, che informa il pensiero politico nel quale Allende, medico borghese marxista, è cresciuto.
I valori prevarranno e non potranno essere distrutti. Un avvertimento allo strapotere del mostro svelato. Una lotta primordiale, all’ultimo sangue, come lo stesso Allende dimostrerà mettendoci il suo nel palazzo della Moneda, togliendo al nemico un ostaggio prezioso, ancora all’oscuro del piano criminale dell’aereo che sarebbe precipitato portandolo in esilio.
La sua è solo una tappa, paradigmatica perché assurta a ricordo che si perpetua, di questa lotta che con tinte diverse, con linguaggi contemporanei e nell’era digitale è ancora presente, sottile ed esausta, ma sopravvive.
Il messaggio rivoluzionario di Allende è un testamento che resta inciso nella mente di chi ascolta, che squarcia veli, che aiuta a guardare le cose da una prospettiva diversa, non necessariamente da condividere, ma da accettare per avere una visione più completa di quello che lo circondava, che ci circonda ancora oggi. Come accade ai personaggi che si trasformano in un martirio imposto il mito vive della perfezione o di gesta leggendarie. Allende fece i suoi sbagli, senza dubbio, come dimostra il tradimento di un settore sul quale forse riponeva troppa fiducia, mentre l’azione politica a favore del popolo, la redistribuzione, l’eliminazione del divario di ricchezza concepito come la realizzazione di un pensiero di governo dimostrò che l’operazione non solo è ardua, ma anche difficile da applicare nella stessa base che lo sorreggeva.
Ma le parole che abbiamo evidenziato, fiducia, valori, umanità, certezza, sono – diremmo oggi – le tag imprescindibili per chi ha dalla sua parte la forza della coerenza, cioè quella difficile impresa nel non disfare nei fatti che quel che si tesse a parole.
Nel segno dell’uomo. Che troppo spesso è solo un ingranaggio per il mostro e non un orizzonte degno di un nuovo sistema di vita.
Grazie Presidente Allende.
Q Code Mag domani 11 settembre pubblicherà diversi materiali video e audio per chi volesse aumenntare la propia conoscenza sul golpe cileno, o scoprirne lati ancora non raccontati. Buona lettura.
Ps.
Un pensiero alla compagna cilena Fanny, che ci ha lasciati orfani della sua risata e che da sempre in maniera instancabile aiutava tutti a conoscere il pensiero e l’azione di Allende.