Bruxelles Portrait – Islam e conversioni

Bruxelles, la più latina tra le capitali del Nord Europa. Almeno, così si dice. Indubbiamente, Bruxelles è una città paradossale, caratterizzata da ossimori e, per questo, affascinante. Bruxelles non la si ama all’improvviso. Piuttosto la si impara ad amare col tempo, con la pazienza. E’ un luogo che richiede approfondimento e che insegna che non è mai giusto fermarsi all’apparenza. In un certo senso, insegna a non essere superficiali. Ed è cosi che si instaurano i rapporti più sinceri e duraturi, d’altronde. Se il sole non splende, perchè la Natura qui non è particolarmente generosa, e le nuvole si rincorrono, cambiando forma e colori in un cielo plumbeo, la bellezza e i colori vanno necessariamente inventati e ricercati in altro. Ecco come si spiega forse il genio di Magritte che a Bruxelles ha coltivato la sua arte ed ecco perchè, malgrado nebbia e grigiore, Bruxelles è una delle città più colorate al Nord Europa. I colori della sua gente, delle sue diversità, delle iniziative culturali e dei suoi angoli nascosti abbagliano. Scopritela, gustatevela nelle sue particolarità ed anche, perchè no, nei suoi aspetti più controversi. Fate la conoscenza delle persone che la animano. Fate questo viaggio con noi. Anna e Javier

di Anna Maria Volpe, da Bruxelles. 

La presenza dell’Islam è una realtà incontestabile a Bruxelles. Oggigiorno, tra 250mila e 300mila bruxellesi sono musulmani, il 15 per cento della popolazione.

Felice Dassetto, professore di sociologia delle religioni all’Università cattolica di Louvain, in un’intervista concessa alla RTBF (emittente pubblica belga), ha definito l’Islam belga come una struttura ben solida e radicata. “Si enumerano circa 200 luoghi dediti alle attività religiose, tra moschee, associazioni, librerie…si tratta di cifre notevoli. Tant’è che l’Islam è diventato la realtà organizzata che mobilita il maggior numero di persone a Bruxelles”, sostiene il professore.

Tuttavia, è bene specificare che si tratta di un contesto eterogeneo e ricco di sfaccettarure:a partire dagli anni Novanta, la corrente del salafismo si è particolarmente affermata. Incentrato sull’applicazione alla lettera dei testi sacri, il salafismo incoraggia l’affermarsi della tradizione, dei riti e dell’ortodossia.

Vi sono poi i musulmani che si sentono intimamente bruxellesi pur conservando con cura la propria identità religiosa. Si tratta dei più giovani, degli immigrati di seconda e terza generazione.

E infine, c’è un altro fenomeno che sta prendendo piede: quello dei convertiti, che interessa maggiormente la popolazione femminile.

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 Una componente minoritaria dell’Islam belga è costituita da convertiti. Il fenomeno interessa sopattutto le giovani donne. Une tendenza che potrebbe risultare incomprensibile e che mette in discussione il sistema di valori occidentali e il ruolo che la donna occupa nella nostra società

La facoltà di Scienze Islamiche di Bruxelles è un luogo che si scopre quasi per caso, nel bel mezzo della strada, vicino alla stazione del Nord. Una bandiera dell’Unione Europea è il solo punto di riferimento che si ha per giungervi. E’ qui, in questo luogo, che diverse donne seguono corsi sull’interpretazione del Corano e sulla religione islamica. Sono tutte riunite attorno ad un grande tavolo, con il velo sul viso e i loro libri religiosi. Eppure, la maggior parte di queste donne è composta da convertite.

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Scrutando i loro visi, prestando attenzione ai loro accenti, si capisce subito che solo alcune hanno delle origini arabe. Alice, ad esempio, è un’italiana, trasferitasi in Belgio da tempo, che ha deciso di scoprire l’Islam. Ci accoglie sorridente e sembra capire subito la nostra perplessità quando realizziamo di essere di fronte ad una convertita.

“Forse, ha preso questo decisione perchè così ha voluto il suo compagno”. Eccolo, il primo pensiero che ci salta per la testa. Banale, scontato, eppure di ciò si tratta. Invece, la ragione è un’altra. “Si tratta di un cammino spirituale dovuto ad una mancanza di senso nella mia vita. Inoltre, in quanto donna ho riscoperto di avere un ruolo centrale. Secondo la religione musulmana, siamo gioielli da rispettare e trattare con riguardo” afferma con convinzione.

La conversione delle donne occidentali alla religione musulmana rappresenta un fenomeno in crescita nella realtà belga. Tuttavia, trovare delle cifre è un arduo compito. L’Esecutivo dei Musulmani in Belgio, la Grande Moschea, i consolati marocchini e turchi non lavorano in concertazione al fine di elaborare delle statistiche.

Occorre, quindi, accontentarsi di stime. Uno studio realizzato qualche anno fa dall’ULB (Université Libre de Bruxelles) per la Fondazione Roi Baudouin parla di 30.000 convertiti all’anno in Belgio. Ma è soprattutto tra i giovani e le donne, tra i 18 e i 25 anni, che il fenomeno assume una rilevanza notevole.

Alla ricerca di possibili spiegazioni

Le conversioni sono dei passaggi talvolta incomprensibili perchè fortemente soggettivi. Secondo l’antropologa, Laurence Dufay, l’Islam è la relgione che conta il maggior numero di conversioni perchè caratterizzata da un forte senso della comunità. “Nel corso della crisi che la società contemporanea vive e la perdita di punti di riferimento che ciò genera, l’Islam è visto da queste donne come un nuovo punto di riferimento. In Occidente, questa crisi identitaria è accompagnata dalla grande e straordinaria  libertà di scegliere quale percoso intraprendere e come utilizzare la nostra erdità storica. Chiaramente, questo permette di convertirsi più facilmente e con meno remore”. Le società occidentali offrono agli individui il privilegio, ma anche l’angoscia, di dover scegliere in totale autonomia i propri riferimenti. L’Islam si presenta come una religione strutturata e normativa. In un contesto sociale sempre più ansiogino, la conversione può quindi essere un modo per rassicurarsi. Inoltre, con la globalizzazione le culture si esportano più facilmente.

Ma perchè si tratta sopratutto di donne?

Le convertite intervistate hanno sottolineato la nuova dimensione che questa scelta ha portato nella loro vita. Esse criticano soprattutto il ruolo che la donna riveste nella società occidentale. “In Belgio siamo percepite come degli oggetti in vendita. Grazie all’Islam mi sono sentita amata per ciò che sono e non per come appaio”. Nadia spiega così la sua scelta. Semplicemente. Giudica le musulmane che hanno posizioni critiche nei confronti dell’Islam come donne impreparata e con una scarsa conoscenza delle fonti religiose.

Inoltre, le donne intervistate dimostrano un senso di euforia parlando della loro scelta. Quasi come se fossero rinate dopo la loro conversione. “Ho ottenuto il benessere. Ho trovato la pace e la serenità che cercavo da tempo” prosegue Nadia.

Tuttavia, alla base delle conversioni vi sono anche delle motivazioni non strettamente spirituali e di cui queste donne non parlano perchè considerate come devalorizzanti. Sempre secondo Laurence Dufay, si tratta, in primo luogo, di motivazioni sentimentali che rafforzano la decisione. Occorre anche considerare la precarità affettiva ed economica di cui le donne sono più spesso vittime rispetto agli uomini. L’Islam diventa quindi una sorta di famiglia che le accoglie e le rassicura. Spesso, infatti, quando si vive une fase di ricerca identitaria, è possibile raggiungere un gruppo sociale negativamente stigmatizzato per far passare un messaggio d’opposizione e di critica rispetto al modello famigliare.

Le tre fasi della conversione

Per quanto le ragioni di una conversione siano fumose e possano far pensare ad una sorta di regressione della donna rispetto alla sua vita precedente, in realtà le convertite mostrano di avere   forte personalità e determinazione nelle ricerca della serenità, al di là del contesto vissuto.

Le conversioni sono caratterizzate da 3 fasi: la prima, la luna di miele nel corso della quale le donne sono assolutamente convinte delle loro scelta. In questo momento idealizzano la nuova religione e non dubitano della loro decisione. La seconda fase consiste nella la messa in discussione. I dubbi iniziano a comparire e le donne si sentono talvolta perdute. Devono infatti confrontarsi con le reazioni del loro contesto e lottare contro i pregiudizi della società. “Quando l’ho detto a mia madre, lei si è mostrata subito contraria. Mi ha detto che, sinché avrei vissuto a casa, sarei dovuta sottostare alle sue regole. Sentivo di essere giudicata anche dagli amici, per molti di loro si trattava solo di una stranezza passeggera ”. racconta Sandrine.

Infine, la terza fase è quella dell’equilibrio: le convertite ritrovano i loro punti di riferimento, grazie ad un amalgama della loro cultura d’origine con la nuova. “Con il tempo, ho capito che l’Islam non ci chiede di cambiare. Nel momento in cui i nostri valori nativi si coniugano con quelli musulmani, si genera una ricchezza per la nostra comunità d’accoglienza. La mia famiglia ha capito questo passaggio. Il risultato? Oggi mia madre è musulmana”conclude Sandrine con un sorriso divertito.



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