Giancarlo Siani era un giovane giornalista pubblicista napoletano. Fu ucciso a Napoli, la sera del 23 settembre 1985, sotto casa, nel quartiere residenziale del Vomero: aveva compiuto 26 anni il 19 settembre, pochi giorni prima.
Aveva iniziato a collaborare con alcuni periodici napoletani, interessandosi alle problematiche sociali del disagio e dell’emarginazione, individuando in quella fascia il principale serbatoio della manovalanza della criminalita’ organizzata, “la camorra”.
Iniziò ad analizzare prima il fenomeno sociale della criminalità per interessarsi poi all’evoluzione delinquenziale delle diverse “famiglie camorristiche”, calandosi nello specifico dei singoli individui. Fu questo periodo che contrassegnò il suo passaggio dapprima al periodico Osservatorio sulla camorra rivista a carattere socio-informativo, diretta da Amato Lamberti e successivamente al quotidiano Il Mattino, come corrispondente da Torre Annunziata presso la sede distaccata di Castellammare di Stabia.
Il 23 settembre 1985, appena giunto sotto casa sua con la propria Citroën Méhari, Giancarlo Siani venne ucciso: l’agguato avvenne alle 20.50 circa a pochi metri dall’abitazione, in Piazza Leonardo – Villa Majo nel quartiere napoletano del Vomero. Siani, trasferito dalla redazione di Castellammare di Stabia a quella centrale de Il Mattino, all’epoca diretto da Pasquale Nonno, proveniva dalla sede del quotidiano di via Chiatamone. Per chiarire i motivi che hanno determinato la morte e identificare mandanti ed esecutori materiali furono necessari 12 anni e le rivelazioni di tre pentiti. Per il suo omicidio sono stati condannati i fratelli Lorenzo e Angelo Nuvoletta, e Luigi Baccante detto Maurizio come mandanti e i suoi esecutori materiali: Ciro Cappuccio e Armando Del Core.
Ieri, 23 settembre 2013, la Mehari di Giancarlo, recuperata dal fratello Paolo e da altri amici, si è rimessa in cammino, con ospiti importanti, per andare incontro alla legalità. Buon viaggio dalla redazione di Q Code Mag.
Dal sito dell’iniziativa: In viaggio con la Mehari comincia con l’auto di Giancarlo che riparte ventotto anni dopo da dove si era fermata. Alle ore 9 e 30 del 23 settembre (in coincidenza dell’anniversario dell’omicidio avvenuto nel 1985). Paolo Siani consegna le chiavi dell’auto a personaggi simbolo che a turno guideranno la Mehari lungo le strade della città. Un modo simbolico di far ripartire una storia, un modo concreto di riconciliazione di Giancarlo con la sua città, un atto forte per “fare memorie” nella coscienza collettiva.
La Mehari giungerà a fine staffetta presso la sede del quotidiano il Mattino e porterà con se le storie di altre vittime, storie di sofferenze e di riscatto che Giancarlo avrebbe raccontato e che noi vogliamo raccontare oggi insieme a lui e insieme ai tanti che ci hanno accompagnato in tutti questi anni.