River Plate – Boca Juniors è un evento più che un derby, un sentimento più che un match. E compie cento anni
di Christian Elia
9 ottobre 2013 – Cento anni, come un giorno. Un vecchio amico, un appuntamento fisso, come le stagioni, come il sole che sorge ogni mattina, come lo stesso respirare. Il superclasico è tutto questo, che chiamarlo derby sembra un’offesa, definirla partita una battuta.
Buenos Aires, due volte l’anno, si ferma. River Plate – Boca Juniors è come un bilancio, un fotogramma in movimento, una polaroid dell’anima. Buon compleanno, superclasico. Il primo match tra le due più importanti squadre della capitale argentina, nonché le due compagini simbolo del calcio argentino (sperando che su questa affermazione non arrivi la telefonata di Papa Francesco, tifoso del San Lorenzo) è stato giocato il 24 agosto 1913. Il primo ufficiale, perché nel 1908 si era giocata solo un’amichevole.
Nel ’13 vinse il River, 2-1, mentre l’ultimo lo ha vinto il Boca, 1-0. Ha segnato Gigliotti, meteora nel calcio italiano. Sulle rispettive panchine due vecchie volpi, passate anche loro per l’Italia. Ramon Diaz per il River, ex attaccante di Avellino, Napoli e Inter. Su quella del Boca Carlitos Bianchi, che ha allenato anche la Roma, tra i tecnici più odiati di sempre nella capitale, esonerato dopo un pezzo di campionato, marchiato per sempre dalla più blasfema delle eresie nel culto giallorosso: voleva cedere Francesco Totti.
Ma questa è un’altra storia, oggi si rende omaggio al superclasico. Che di Italia ne conserva tanta nel suo codice genetico. Entrambi i club, infatti, nascono nel quartiere della Boca a Buenos Aires, dove il River è nato nel 1901, cinque anni prima del Boca. Il quartiere è una sorta di Little Italy d’Argentina. Il suo stesso nome ha origine controversa: sorge all’imboccatura (boca) della confluenza del fiume Riachuelo nel grande Rio de la Plata. Per altre fonti, però, il nome si deve all’antico quartiere Boca d’Aze di Genova, visto che fu sviluppato dai marinai genovesi, che qui poi emigrarono in massa nel XIX secolo.
Gli abitanti della Boca (e i tifosi della sua squadra di calcio) si definiscono ancora come Xeneizes, deformazione del termine eponimo genovese, Zeneize in dialetto ligure. La storia degli italiani d’America, che ancora non ha insegnato nulla, che guardi Lampedusa e la vergogna ti assale come il tifo impetuoso della Bombonera, il tempio del Boca. Ma anche Lampedusa è un’altra storia. Questa è la storia del superclasico.
Il River, poco dopo la fondazione, emigrò dalla Boca. Il suo tempio è il Monumental, dove questa volta non c’erano i tifosi ospiti, perché saranno pure cento anni di letteratura epica, ma i tifosi sono fin troppo coinvolti a queste latitudini. Il Boca non vinceva in ‘trasferta’ da cinque anni, come violare la sfera più intima del rivale, con un retrogusto differente dai derby nostrani che, Torino a parte, si giocano nello stesso stadio.
In cento anni solo una volta, nel campionato argentino, è mancato il superclasico. E’ accaduto nell’anno 2011, con l’unica dolorosa retrocessione nella storia del River. Dopo un anno all’inferno, sono tornati, per continuare questa grande storia.
Una partita che quotidiano inglese The Observer ha inserito nella classifica dei 50 eventi sportivi da vedere prima di morire, al punto da meritarsi un film, dal poco originale titolo di Superclasico, prodotto e realizzato dal regista danese Ole Christian Madsen, dove alcune scene dello stesso sono state girate durante l’intervallo del derby svoltosi alla Bombonera nel 2010.
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Come tutti i riti pagani collettivi, anche il superclasico ha la memoria del suo sangue. Accadde il 23 giugno 1968, si giocava al Monumental. Il 23 giugno 1968, dopo una partita tra le due squadre. Gli animi erano surriscaldati, attorno al cancello di ingresso 12 scoppiarono furiosi incidenti: 71 tifosi persero la vita schiacciati dal cancello, altri 150 rimasero feriti. Il disastro fu il peggior incidente correlato al calcio nella storia dell’Argentina. Dopo tre anni di indagini, non fu trovato nessun colpevole. Da quel momento, i cancelli dello stadio vennero identificati con delle lettere al posto dei numeri. Il documentarista Pablo Tesoriere ha dedicato a questa tragedia il suo Puerta 12.
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Tanti sono gli incontri che, per motivi non così drammatici, compongono il poema che racconta del superclasico. Nel 1931 il Boca che vinse il Superclasico grazie ad una decisione del tribunale disciplinare che reputò i tifosi del River colpevoli degli incidenti che portarono alla sospensione della partita. Passano dodici mesi ed aumentano le soddisfazioni per gli xeneizes, dato che il primo titolo della storia il Boca lo vince sul campo dei rivali, con un rotondo 3-0, arrivando davanti al San Lorenzo (ancora il Papa…).
La massima goleada del River si registrò il 19 ottobre 1941, che vinse 5 a 1. Ci vogliono 18 anni perchè il Boca Juniors possa vendicare lo sgarbo. Il 19 maggio 1959, alla Bombonera, gli auriazul restituiscono la scoppola ai rivali, vincendo per 5-1.
Nel 1942 il Boca battè all’ultima giornata i millonarios – come vengono chiamati quelli del River, per le faraoniche campagne acquisti degli anni Trenta e Quaranta – e li relegarono al secondo posto, facendogli perdere il campionato, a favore dell’Independiente. Nel 1963 il River restituì il favore, strapazzando i cugini alla Bombonera e laureandosi campione nella tana del nemico.
Tra i superclasicos si ricordano quello sul campo neutro del Vélez, il 15 ottobre 1972. River avanti 2-0, il Boca che rimonta fino al 4-2 e, negli ultimi minuti, la banda (altro nomignolo del River) trova il 4-4; nel recupero, Carlos Morete trova la rete del 5-4 per i millonarios, concludendo così il derby con più gol della storia.
Il 3 febbraio del 1974 il Boca asfalta i rivali 5-2, e batte un altro record: Carlos María García Cambón, con 4 reti, è il massimo goleador in partita unica di tutti i tempi. Quattro gol, tra l’altro, segnati al suo debutto.
Indimenticabile, poi, quello del 10 aprile 1981, il giorno del primo superclásico di Diego Armando Maradona. Diego segna una rete immensa: saltando i monumenti nazionali Fillol e Tarantini, campioni del mondo nel 1978, servendo anche gli assist per la doppietta di Miguel Brindisi, col Boca che chiude 3-0 e vince il titolo.
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Alla fine del 1990 il River era avanti sul Boca di tre vittorie, ma si inverte il trend e la remontada è dolorosa.
Uno dei momenti più emozionanti è senza dubbio la semifinale di Libertadores 2004, passata alla storia come la prima partita dove poterono assistere solo i tifosi di casa. Alla Bombonera, un gol del flaco Schiavi consegnò la vittoria al Boca ma, al Monumental, furono Gonzalez e Nasuti a ribaltare la doppia sfida, riequilibrata solo da un gol di Carlos Tevez. Si va dunque ai rigori, dove è decisivo l’errore dell’attuale catanese Maxi Lopez.
Buon compleanno, superclasico. Una di quelle storie che si scrivono ogni giorno, ogni anno, perché sono così belle, che nessuno vuole conoscerne la fine.