Le parole hanno il loro peso, deficienti!

[note color=”000000″] Io arrampico. E trovo che lʼarrampicata sia una stupenda metafora di vita. Ma la vita, lʼaltra montagna, è piena di metafore. Perché ogni gesto, anche il più piccolo, è solo una parabola di qualcosa di molto, molto più universale. [/note]

di Alice Bellini

Chi mi conosce bene sa che la mia vita è vissuta all’insegna di un motto molto semplice: “le parole hanno il loro peso, deficienti!”, detta un po’ alla Lucy Van Pelt, con il braccio alzato e il pugno chiuso, a maledire chiunque sciaguratamente si trovi al di là del bordo della vignetta.

Questo perché non ho mai creduto nel fatto che i gesti valgano più delle parole (anche perché, sennò, che scriverei a fare?). Il motivo è semplice: le parole, per esistere, devono necessariamente passare attraverso un’azione, che sia parlare, scrivere o pensare. Dunque, le parole sono azioni a tutti gli effetti. Anzi, valgono doppio, se proprio la vogliamo dire tutta, perché sono azioni e anche parole. Scherzi a parte, parole e azioni stanno assolutamente sullo stesso livello, avendo la stessa capacità di ispirare o di ingannare, dandosi manforte a vicenda, ma in maniera paritaria. Così, dire che le parole sono meno importanti delle azioni è pericolosissimo, oltre che avvilente, perché automaticamente si autorizzano una serie di sproloqui, leggerezze e superficialità che sono in grado di annientare l’umanità intera.

Charlie Brown

Così, quest’oggi, al di là della mia vignetta, ci sono tre cose: una riforma di legge, un sindaco e un tipo che produce spaghetti. Cominciamo dalla prima.

Quello che mi sconvolge e preoccupa veramente della legge varata qualche settimana fa “contro” l’omofobia non è tanto il fatto che, per l’ennesima volta, sia stata varata una legge per la quale siamo tutti uguali, ma alcuni sono più uguali di altri, ma che si sia ammesso (e reso, per giunta, legale) che una discriminazione possa non essere violenta. La legge, infatti, afferma che se l’omofobia è una questione di ideale culturale e non viene utilizzata per istigare alla violenza, allora va bene, anche grazie a quello sporco perbenismo per cui tutti dobbiamo essere liberi di pensarla come vogliamo, anche quando il nostro pensiero è violento e discriminatorio. Ma su questo ci torniamo tra un momento.

Svalutare le parole significa proprio questo. Svalutare, ad esempio, il significato reale di discriminazione. Peccato, però, che non esista un tipo di discriminazione non violenta. La discriminazione, che sia ideale o atto, è violenta per natura. Sarebbe come a dire che un dittatore qualunque, siccome non ha mai effettivamente ucciso nessuno né ha mai palesemente parlato di ammazzare i suoi oppositori, ma ha solo detto di non essere d’accordo con determinati ideali o modi di essere, allora non è un violento, è solo uno che fa cultura.

Le parole hanno il loro peso.

Non può materialmente esistere un modo non violento di fare discriminazione. È un ossimoro, un paradosso, una roba impossibile. E la mia paura è che se oggi è in atto una svalutazione delle parole e, dunque, delle idee, la svalutazione dell’azione è dietro l’angolo. Anche se, una tra tantissme, la sentenza riguardo a Bolzaneto e l’ultimo scandalo sui risarcimenti dimostrano che è già successo.

Ritorniamo ora al punto che avevamo lasciato in sospeso prima.

Il 14 settembre, a Cantù, il sindaco Claudio Bizzozero (lista civica di centrosinistra) ha autorizzato la manifestazione di Forza Nuova, a cui hanno partecipato anche alcune fazioni di estrema destra provenienti dal resto d’Europa. Il sindaco l’ha permessa per garantire a tutti libertà di pensiero. Anzi, non solo ha dato questo smacco incredibile a FN, ma, oltretutto, il giorno della manifestazione, è salito sul palco per sottolineare che lui con Forza Nuova non c’entrava proprio nulla e per rendere noto alle altre organizzazioni partecipanti che quello su cui poggiavano i piedi era suolo italiano, un suolo caratterizzato da una Costituzione che garantisce la libertà di manifestare il proprio pensiero riunendosi pacificamente. E che se loro stavano là era solo grazie a questa garanzia. Perché, come Bizzozero ha brillantemente affermato, concedere questa libertà a chi la pensa come noi è fin troppo facile. Il gioco si fa duro quando bisogna avvicinarsi a chi la pensa diversamente. E lui, da bravo duro, ha iniziato a giocare. Commovente.

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Però la domanda è una ed è semplice: perché si è scordato che la Costituzione italiana vieta qualsiasi tipo di apologia al fascismo, oltre che, teoricamente, qualsiasi tipo di repressione, oppressione, discriminazione e altri atti violenti?

C’è una differenza sostanziale e fondamentale tra il garantire a tutti libertà di pensiero e garantirla anche a coloro che inneggiano alla violenza, all’oppressione e alla discriminazione. Anche perché è paradossale garantire libertà di pensiero a chi quella libertà di pensiero la vieterebbe. È darsi la zappa sui piedi. Se vostro figlio domani arrivasse e vi chiedesse l’autorizzazione non solo di giocare a ammazzare e torturare i suoi amichetti, ma di farlo seriamente, voi lo autorizzereste perché ognuno è libero di giocare come gli pare? O glielo vietereste, facendogli capire la barbarie dell’atto?

Le parole hanno il loro peso.

Arriviamo all’ultimo, fantastico episodio, che vede protagoniste le dichiarazioni del signor Balilla, cioè, volevo dire, Barilla. Quello che ha detto non serve che lo ripeta, ormai lo sappiamo tutti benissimo. E qui dovrete fare un atto di fiducia quando vi dico che ho letto e sentito palate di commenti che viaggiavano più o meno sulla linea: “non capisco perché si scandalizzano tanto, ognuno è libero di pensarla come vuole, fanno tanto i tolleranti e poi mettono alla forca uno perché la pensa diversamente da loro”. Difendere la parità dei gay era improvvisamente diventato da “rompicoglioni pippardone perbenista di sinistra”. È stato difficile, di fronte a questi commenti, tenere a bada il non plus ultra della rabbia.

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In effetti, è molto meglio garantire la libertà di dire che una famiglia gay non è una famiglia e che i gay disturbano, no? È più che legittimo, no? È un diritto alla libertà di parola da difendere, giusto.

E la cosa più atroce di tutte è stata la smentita. Smentire ciò che si è detto dovrebbe essere reso illegale. Come il negazionismo storico. Se spacco il naso a qualcuno, non posso riprendermi il gesto, anzi, peggio, cancellarlo, negare che io l’abbia fatto. La stessa cosa vale per le parole.

Perché le parole hanno il loro peso.

Quello che penso è che se le persone che fanno questi raggiri incredibili di parole (nel senso che si cerca di raggirarne l’importanza e il significato) e mettono in atto questa perbenista difesa di chi i diritti e i doveri non li difende, ecco, se queste persone impegnassero anche solo un decimo delle forze impegnate per fare queste cose per proteggere davvero l’importanza dei gesti e delle parole e condannare con risolutezza tutti ciò che è violento e che limita la libertà altrui, non dico che si risolverebbero i problemi del mondo, ma sicuramente si creerebbe più coerenza, che poi è lo zoccolo duro del rispetto, della responsabilità e del miglioramento. Sicuramente si comincerebbe a dare il giusto peso alle cose, soprattutto alle tanto bistrattate parole, per non parlare delle azioni. Si darebbe a Cesare quel che è di Cesare. Per poi continuare una distribuzione più equa. E tutto questo solo con un decimo dell’energia, pensate se la si impiega tutta.



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