[author] [author_image timthumb=’on’]https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/208826_10151525732097904_583330344_n.jpg[/author_image] [author_info]Leonardo Brogioni, fotografo, fondatore di Polifemo. Per QCodeMag autore della rubrica HarryPopper[/author_info] [/author]
.
Da un collega fotografo riceviamo e volentieri pubblichiamo
La lettera che vi invio per conoscenza mi é arrivata per raccomandata agli inizi di settembre. L’amministratore delegato Ernesto Mauri chiede ai fornitori di Mondadori di voler esprimere solidarietà con la casa editrice in crisi, riconoscendole, volontariamente, un rimborso a fine anno pari al 5% del fatturato. Purtroppo fa precedere tale richiesta dalla inelegante sottolineatura che riguarda la “accurata selezione dei fornitori” che fa precipitare il tono della missiva a quello di una volgare richiesta di pizzo.
Personalmente mi sono sentito offeso: mentre si chiedono i soldi indietro il ritardo di pagamento sta sempre più allungandosi, la qual cosa sta a significare che Mondadori sta già facendosi uno sconto. La notizia che l’AD uscente, Costa, si sia portato a casa una liquidazione di 5,1 milioni di euro tra buonuscita e bonus (2,86 milioni) getta solo sale sulle ferite. “L’irrituale richiesta” é stata riportata da diverse testate (Il Fatto Quotidiano, Huffington Post, Dagospia) ma nessuno ha espresso un vero commento, semplicemente riportando estratti della missiva.
Mi piacerebbe sapere da voi cosa ne pensate. Si tratta forse di abuso di posizione dominante?
.
La domanda è retorica. La risposta sta nei fatti, ovvero nei comportamenti della Mondadori verso i suoi collaboratori free lance. Come si legge nella Lettera Aperta a Ernesto Mauri scritta da Redattori Solidali, molti di loro sono a spasso perché non si vedono rinnovare i contratti a progetto, quelli che rimangono lo fanno solo a condizione di aprire la partita iva oppure accettando contratti interinali con condizioni e stipendi ai limiti della decenza. Collaboratori a progetto (pochissimi ormai) e prestatori d’opera con partita iva a Segrate vengono pagati meno del dovuto, meno dei dipendenti che fanno il loro stesso lavoro, ovviamente senza avere alcuna tutela in caso di malattia o gravidanza, né alcun riconoscimento.
Mentre Costa sta decidendo come investire i suoi milioni di euro di liquidazione, probabilmente molti giornalisti e fotografi stanno contrattando l’entità del rebate, comprensibilmente, per sopravvivere. A fronte di un ipotetico fatturato annuale di 50.000,00 Euro (che sono tantissimi, un miraggio per alcuni) la cifra che ognuno dovrebbe restituire sarebbe di 2.500 euro. Ci vorrebbero circa 1000 collaboratori solo per coprire il bonus dell’ex amministratore delegato. Siamo sicuri che la cifra raggiunta con la raccolta di questo “pizzo” sia sufficiente agli scopi dell’azienda? Siamo sicuri che tale operazione valga questa figuraccia?
.
.