Aspettano l’ora blu. Fino a quel momento se ne stanno nascosti tra i canneti e i fili di erba altissimi. Solo al crepuscolo cominciano a muoversi e si possono vedere le ombre nere che si aggirano circospette e frettolose contro il fondale blu scuro del cielo; la linea nera, il sipario del giorno, spinge verso il basso il sole spalmato come un uovo strapazzato.
di Nicola Sessa, da Linum – Brandeburgo
Siamo a Linum, una cinquantina di chilometri a nordovest di Berlino. Sonja è passata a prendermi in macchina: “Stanno per tornarsene in Africa”. La piana di Linum è il luogo più sicuro dove radunarsi e affrontare insieme il lungo viaggio attraverso confini pericolosi che loro non riconoscono. La gente del piccolo villaggio del Brendeburgo li aiuta e li protegge con un rispettoso silenzio. Nessuno interferisce nelle loro attività. “Qui sono al sicuro” – mi dice Sonja, che ogni anno agli inizi di ottobre viene a Linum: “Saranno al sicuro fino all’attraversamento delle Alpi, poi, una volta arrivati sul territorio italiano, greco e maltese rischieranno molto: gli spareranno contro e non saranno pochi coloro che termineranno il loro viaggio con un tonfo e una decina di pallini di piombo nel corpo”.
“Italia, Grecia, Malta…” Sonja, che di mestiere fa l’ornitologa, vorrebbe rimangiarsi quest’ultima lista. Stiamo parlando di gru, di uccelli migratori, ma le nostre menti, in un lampo, sono andate 2500 chilometri a sud, ad altri eventi, ad altri migranti: il 3 ottobre era solo pochi giorni prima.
Non c’è stato bisogno di dirsi alcunché su Lampedusa: tutto in una pausa, in una frase tronca. Era tutto in quel silenzio interrotto, all’improvviso, dall’esplosione delle voci delle gru.
L’heure bleue from nicola sessa on Vimeo.