Parlamento europeo e Lampedusa: ecco cosa non ha voluto approvare. Canale umanitario e deroga a Dublino. La risoluzione proposta dal gruppo GUE/NGL
tratto da Melting Pot
27 ottobre 2013 – C’è grande discussione intorno alla risoluzione bipartisan approvata dal Parlamento europeo nella seduta del 16 ottobre scorso. Il nocciolo della questione, codita di considerando, condoglianze, preoccupazioni ed inviti, ruota tutto intorno al rafforzamento di Frontex ed al potenziamento degli accordi bilaterali con gli stessi stati di “emigrazione” da cui proprio i migranti fuggono. Non manca neppure il punto “spot”, quello ripreso da tutte le agenie di stampa nazionali, sulla necessità di rimuovere e rivedere le normative che prevedono sanzioni nei confronti di chi opera soccorsi.
Una cosa a questo punto va chiarita soprattutto a loro: nessuna norma italiana, neppure l’art. 10bis, il tanto discusso reato di ingresso e soggiorno irregolare, prevede la possibilità di accusare i soccorritori. In primo luogo perché la stessa azione penale nei confronti dei cittadini stranieri verrebbe sospesa a seguito della presentazione della domanda d’asilo, in secondo luogo perché chi opera soccorso inn mare, rispondendo ad un preciso obbligo, non potrebbe comunque essere punito ai sensi dell’art 12, co. 2 del TU Immigrazione, che prevede una deroga legata allo stato di necessità.
Cosa ci dice allora questa risoluzione? Certamente che il “giocattolo” Lampedusa, spettacolarizzata per anni per invocare il pericolo invasione, si è rotto proprio nelle mani di chi lo ha costruito, costringendo un’isola ad essere teatro di una scenografia scritta e diretta altrove. La strage che si consuma quotidianamente alle porte di Lampedusa non è più utile e quindi è in corso una ricerca affannata di ridare all’Europa un’immagine di solidarietà, di rispetto dei diritti, di accoglienza. Ma ci dice anche che la stessa Europa è entrata in un corto circuito non difficilmente risolvibile a breve: come coniugare l’esigenza di dare risposte a ciò che è accaduto con l’impossibilità di abdicare su uno dei pilastri principali su cui si fonda l’Unione? Quello delle frontiere?
Ecco allora che oggi arrivano le prime bozze di soluzioni posticce, che ancora ripropongono la conferma della frontiera, del suo controllo e del suo utilizzo, come campo di tensione su cui giocare il ruolo dell’Unione, che rafforza Frontex, ma la richiama a rispondere agli obblighi di soccorso, che deve ricordare agli stati il rispetto dei diritti.
Ma per capire meglio il valore della risoluzione approvata non c’è cosa più utile di leggere una delle risoluzioni che invece il Parlamento europeo non ha ritenuto opportuno votare. Si tratta di quella proposta dal gruppo GUE/NGL in cui, messa da parte Frontex, è richiesta l’apertura di un canale umanitario e una deroca al Regolamento Dublino. Come a dire, un’Europa diversa sarebbe possibile, ma bisogna volerlo davvero.
Questo il testo della risoluzione comune approvata dal Parlamento europeo
Di seguito la proposta non approvata.
Parlamento Europeo 2009 – 2014 EUROPEO 2009 – 2014
Documento di seduta
16.10.2013B7-0479/2013
Proposta di risoluzione
presentata a seguito di una dichiarazione della Commissione a norma dell’articolo 110, paragrafo 2, del regolamento sui flussi migratori nel Mediterraneo, con particolare attenzione agli eventi tragici al largo di Lampedusa (2013/2827 (RSP)) Marie-Christine Vergiat, Patrick Le Hyaric, Cornelia Ernst, Alda Sousa, Marisa Matias a nome del gruppo GUE/NGL PE
B7-0479/20Risoluzione del Parlamento europeo sui flussi migratori nel Mediterraneo, con particolare attenzione agli eventi tragici al largo di Lampedusa
(2013/2827 (RSP))Il Parlamento europeo
viste le discussioni del Consiglio del 7 e 8 ottobre 2013 sui recenti fatti di Lampedusa,
viste le dichiarazioni del 9 ottobre 2013 rilasciate dal Presidente della Commissione e dal Commissario Cecilia Malmström,
vista la dichiarazione dell’Alto Commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) del 12 ottobre 2013,
vista la relazione dell’aprile 2012 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa “Perdita di vite umane nel Mediterraneo”,
viste le precedenti dichiarazioni e l’ultima relazione, pubblicata nell’aprile 2013, del relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani dei migranti in materia di gestione delle frontiere esterne dell’Unione europea e il relativo impatto sui diritti umani dei migranti,
vista la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali,
vista la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948,
visti gli articoli 78, 79 e 80 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea,
visti le convenzioni di Ginevra del 1949 e i relativi protocolli aggiuntivi,
visto l’articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che nelle ultime tragedie al largo di Lampedusa e Malta, il 3 e l’11 ottobre 2013, sono morti oltre 400 migranti e decine di altri sono dispersi;
B. considerando che, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, almeno 20.000 persone sono morte in mare dal 1993 a questa parte, il che evidenzia ancora una volta la necessità di fare tutto il possibile per salvare la vita delle persone in pericolo e soprattutto che gli Stati membri rispettino i loro obblighi internazionali in materia di soccorso in mare e di non respingimento dei richiedenti asilo;
C. considerando che tali tragedie mettono in discussione i principi fondanti le politiche migratorie dell’Unione europea che fanno dell’Europa una fortezza e inducono i migranti ad assumere sempre più rischi per raggiungere il territorio dell’Unione;
D. considerando che gli Stati membri dovrebbero essere incoraggiati a utilizzare gli stanziamenti che saranno messi a disposizione dal Fondo asilo e migrazione, come pure i fondi stanziati nel quadro dell’azione preparatoria “Consentire il reinsediamento dei rifugiati in situazioni di emergenza”, che comprende tra l’altro misure volte a: garantire un sostegno alle persone il cui status di rifugiato è già stato riconosciuto dall’UNHCR, a sostenere gli interventi di emergenza nel caso di gruppi di rifugiati, considerati prioritari, che sono vittime di attacchi armati o che si trovano in condizioni di estrema vulnerabilità e di rischio per la loro incolumità, nonché potenziare, se del caso, il sostegno finanziario, in situazioni di emergenza, a favore dell’UNHCR e delle sue organizzazioni di collegamento negli Stati membri e a livello di Unione;
1. esprime le sue sincere condoglianze alle famiglie delle tante persone che hanno perso la vita in mare nel corso degli ultimi eventi nel Mediterraneo;
2. è del parere che Lampedusa dovrebbe essere un vero e proprio campanello d’allarme per l’UE e i suoi Stati membri e che l’unico modo per evitare un’altra tragedia consista nell’adottare un approccio coordinato basato sulla solidarietà e la responsabilità, con il supporto di strumenti comuni;
3. sollecita gli Stati membri ad adottare le misure necessarie affinché le persone che richiedono protezione non debbano più rischiare la vita nel cercare di raggiungere il territorio dell’Unione; respinge le azioni di Frontex in corso e deplora il fatto che le misure previste dagli Stati membri e dalla Commissione garantiscano essenzialmente il rafforzamento della sorveglianza e del controllo delle frontiere, che può contribuire soltanto al progressivo rafforzamento della fortezza Europa; chiede la deroga al meccanismo di Dublino II; invita gli Stati membri ad astenersi dal delegare le loro responsabilità di accoglienza dei migranti a paesi vicini che non rispettano i diritti umani;
4. esprime preoccupazione per il crescente numero di persone che rischia la vita intraprendendo pericolose traversate del Mediterraneo verso l’UE; invita gli Stati membri ad adottare misure che permettano in particolare ai richiedenti asilo di accedere in maniera sicura al sistema di asilo dell’Unione, senza ricorrere a trafficanti o a reti criminali e senza mettere in pericolo la propria vita;
5. ricorda che la solidarietà UE dovrebbe andare di pari passo con la responsabilità; ricorda che gli Stati membri hanno l’obbligo legale di venire in aiuto dei migranti in mare; invita gli Stati membri a rispettare i loro obblighi internazionali e a cessare di respingere le imbarcazioni che trasportano migranti;
6. invita gli Stati membri a rispettare il principio di non respingimento, in conformità del vigente diritto internazionale e dell’UE; invita gli Stati membri a cessare immediatamente tutte le pratiche di detenzione abusiva e prolungatache violino il diritto internazionale ed europeo, e ricorda che le misure di detenzione dei migranti devono sempre essere soggette a una decisione amministrativa e devono essere debitamente giustificate e temporanee;
7. invita l’UE e gli Stati membri ad abrogare o a rivedere eventuali normative che configurano come reato l’assistenza prestata a migranti in mare; chiede al Consiglio di rivedere la direttiva 2002/90/CE del Consiglio che definisce le sanzioni per il favoreggiamento dell’ingresso, del transito e del soggiorno illegali, al fine di chiarire che la prestazione di assistenza umanitaria a migranti che si trovano in pericolo in mare va accolta favorevolmente e non è un’azione in alcun modo sanzionabile;
8. invita l’Unione e gli Stati membri a garantire che i comandanti di imbarcazioni che svolgono operazioni di ricerca e soccorso non siano accusati di favoreggiamento della tratta delle persone a cui hanno prestato soccorso o di altri reati penali;
9. sottolinea in particolare l’importanza della condivisione delle responsabilità in materia di asilo e raccomanda la creazione di un meccanismo dotato di finanziamenti adeguati e sia fondato su criteri oggettivi, per ridurre la pressione sugli Stati membri che ricevono, in termini assoluti o relativi, un numero più elevato di richiedenti asilo e beneficiari di protezione internazionale;
10. invita l’Unione e gli Stati membri ad adottare misure concrete per rafforzare la solidarietà nel settore dei servizi di soccorso, il trattamento delle domande di asilo, il trasferimento e il reinsediamento in modo da evitare inutili tragedie in mare condividendo la responsabilità con gli Stati membri che hanno frontiere esterne devono far fronte ai crescenti flussi migratori;
11. rileva la necessità di un approccio più coerente e una maggiore solidarietà tra gli Stati membri nell’accoglienza di migranti e richiedenti asilo; invita gli Stati membri a garantire che tutte le disposizioni dei diversi strumenti contemplati dal CEAS siano attuate correttamente;
12. invita gli Stati membri a concedere visti umanitari soprattutto per i profughi siriani, ad utilizzare le disposizioni degli articoli 25 e 5, paragrafo 4, lettera c), rispettivamente del codice dei visti e del codice delle frontiere Schengen e a por termine, come richiesto dalla Commissione e dal vicepresidente della Commissione e alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, all’obbligo del visto di transito per i cittadini siriani, dal momento che è quasi impossibile chiedere asilo da un paese all’esterno dell’UE;
13. sottolinea la necessità che il diritto di asilo sia accolto in qualsiasi momento dagli Stati membri e si consenta l’accesso al territorio dell’Unione europea alle persone in fuga dal conflitto e in cerca di asilo; rammenta agli Stati membri che occorre indirizzare alle autorità nazionali competenti in materia di asilo le persone che richiedono protezione internazionale e garantire loro l’accesso a procedure di asilo eque ed efficienti;
14. invita l’UE ad adottare misure adeguate e responsabili in relazione al possibile afflusso di rifugiati nei suoi Stati membri; sollecita la Commissione e gli Stati membri a continuare a monitorare la situazione attuale e a provvedere alla pianificazione di emergenza, ivi inclusa la possibilità di applicare la direttiva sulla protezione temporanea(8), ove e qualora le condizioni lo richiedessero;
15. esorta gli Stati membri a sopperire alle necessità impellenti attraverso il reinsediamento e l’ammissione per motivi umanitari; incoraggia gli Stati membri a ricorrere ai fondi ancora disponibili a titolo dell’azione preparatoria/progetto pilota sul reinsediamento;
16. chiede un aumento della dotazione di bilancio destinata all’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO); ricorda che un adeguato finanziamento di questo strumento è di vitale importanza al fine di sviluppare un approccio coordinato;
17. invita l’Unione, Frontex e gli Stati membri a garantire l’assistenza ai migranti in pericolo.