La musica che voleva cambiare il mondo

Gaetano Liguori, il free jazz e la rivoluzione

di B.B.

 

cilelibero

Dedicato alla storia, ha fatto storia: Cile libero, Cile rosso è un disco di free jazz pubblicato 40 anni fa da Gaetano Liguori, con il suo trio Idea per celebrare la tragedia del Cile, il colpo di Stato contro Salvador Allende, l’11 settembre 1973 messo in atto dal piano Condor; è il primo disco di “jazz politico” in Italia; e come se non bastasse ha venduto quasi 4000 copie: un successo per un album di questo genere musicale da poco sulla scena italiana. Ce ne sono di motivi per essere ripubblicato, come ha fatto quest’autunno Radio Popolare. “Negli Stati Uniti Carla Bley aveva composto un album per il Liberation Front spagnolo e Archie Sheep Attica Blues a favore della rivolta dei detenuti di Detroit (trai i grandi)”, racconta Gaetano Liguori, da allora definito pianista (e compositore) militante.

“Per me è stato normale fare la stessa cosa: mi sono sempre interessato di politica e cause sociali. Da quando, come allora facevo parte del Movimento Studentesco. Prova ne sono altri dischi miei e come oggi continuo a fare il mio mestiere”.
Ha pubblicato I signori della guerra, People of Eritrea, Que viva Nicaragua, Cantata rossa per Tall El Zaatar, Terzo mondo fino al brano sul cd il Comandante dedicato a Genova G8. “Non mi sono fatto mancare niente: ho composto un disco per ogni rivoluzione dal 1970 in poi. E poi ho fatto spettacoli contro le mafie come 100 passi dal Duomo (scritto da Gianni Barbacetto, con Giulio Cavalli) e per i Giusti, per comunicare il messaggio di giustizia di David Turoldo”.

Ma il golpe il Cile negli anni’70 non poteva certo non essere un colpo di grazia per chi era di sinistra e pensava che qualcosa potesse cambiare davvero nel mondo. Così il giovane pianista militante Liguori decide di dedicargli addirittura il suo primo disco con un titolo che era uno slogan ripetuto nelle manifestazioni e spruzzato sui muri. E anche per questo ha accolto la proposta di Radio Popolare di ripubblicarlo dopo 40 anni: “Non solo: soprattutto perché è una musica che ha ancora energia. La stessa di allora. Di quando volevamo rompere gli schemi seguendo i rivoluzionari come Cecil Taylor”.

Non sarà stato facile fare accettare un titolo così: “Ero molto convinto e il manager della Pdu, mi ha guardato un po’perplesso, ma ha abbozzato. Noi eravamo al massimo dell’entusiasmo: era la casa discografica di Mina. Avevamo alle spalle una serie di concerti con buon pubblico. Io però volevo comporre la mia musica: non solo free jazz, ma mescolarlo con sonorità più accessibili. Così gli ho messo una suite in 4 tempi con marcia finale, un altro brano con movimenti di musica sud americana e un mix di sound come quelli degli Emerson Lake and Palmer che sono sempre stati una mia passione”.

Così è nato il primo disco del gruppo di free jazz italiano che incontra il favore del pubblico anche perché era “musica che aveva un messaggio”. (E allora era fondamentale). Cile libero, Cile rosso più chiaro di così. Il popolo dei contestatori esulta e così nel 1974 il jazz esplode nei palazzetti dello sport, nelle fabbriche occupate, nelle piazze, ai festival e gli Idea Trio diventano delle star pop (quasi). “Siamo passati da 4 o 5 concerti a 90 l’anno e veniamo catapultati ai festival più importanti: da Bergamo a Verona. Siamo approdati anche a Parigi dove grandi nomi suonavano nelle cantine, per strada: da Steve Lacy agli Art Ensemble of Chicago”.

Un tripudio: addirittura alcuni operai dicevano che vedevano le loro rivolte con le bandiere rosse in Cile libero, Cile rosso. E quelli di Umbria jazz che Gaetano Liguori scatenava troppo le folle… “Per questo non mi hanno mai invitato. Ma io ho sempre fatto quello in cui credo. E non ho mai nascosto i miei ideali e le mie battaglie”. Che dire? Ne è valsa la pena.

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