[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/06/Schermata-2013-06-15-alle-20.39.17.png[/author_image] [author_info]di Francesca Rolandi. Storica, ha portato a termine un dottorato in Slavistica e si occupa di studi sulla Jugoslavia socialista. Ha vissuto a Belgrado, Sarajevo, Zagabria e Lubiana e ha provato a raccontarle per PeaceReporter, Osservatorio Balcani Caucaso, Cafebabel e Profili dell’Est[/author_info] [/author]
Martedì sera, le 9 circa, e la polizia avanza intorno al parlamento di Sofia, respingendo con violenza i manifestanti che assediavano il palazzo. Da più di 150 giorni le proteste si susseguono nella capitale bulgara, chiedendo le dimissioni del governo attualmente al potere guidato da Plamen Oresharski e nuove elezioni.
L’esecutivo è diventato un simbolo di tutti i mali che affliggono la società bulgara: il nepotismo, la corruzione, la disoccupazione e la povertà nei quali vive la maggior parte della società bulgara. Nelle ultime settimane in particolare sono stati gli studenti ad alzare la voce, con ripetute proteste che sono sfociate nel blocco dei diversi campus universitari, con conseguenti scontri con gruppuscoli filogovernativi. L’università ha un valore simbolico in Bulgaria, un paese fortemente segnato dalla fuga dei cervelli, che secondo il sindacato Podkrepa, porterebbe ogni anno 20.000-25.000 giovani bulgari tra i 25 e i 39 anni, per lo più altamente qualificati, a cercare lavoro all’estero. Non è un caso se uno degli slogan delle proteste è stato “Emigrate voi. Noi restiamo”.
La battaglia degli studenti contro la corruzione regnante incarnata dal governo in carica si è saldata con quella di altri cittadini che chiedevano più moralità nella vita politica.”La maggior parte dei manifestanti” racconta a Q Code magazine Kalina Yordanova, una manifestante, “è rappresentata da giovani, che vedono le politiche del governo come un ostacolo rispetto alla loro prospettiva di rimanere in Bulgaria. Ci sono anche molte persone di sinistra, che credono il governo abbia tradito i suoi valori”.
Sebbene le richieste politiche siano ancora piuttosto generiche, i cittadini bulgari hanno dimostrato di saper essere costanti nelle loro richieste di dimissioni verso l’élite al governo. Gli ultimi scontri della polizia sono stati solo una replica di quanto era già avvenuto nel luglio scorso, quando un blocco di otto ore del parlamento da parte dei manifestanti aveva costretto ministri e deputati a rimanere diverso tempo all’interno dell’edificio.
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“Ero all’interno di un piccolo gruppo di giovani” continua Kalina “quando un poliziotto mi ha detto di andarmene se non volevo essere ferita. Subito dopo hanno iniziato a respingere la folla con manganelli e scudi in direzione opposta al parlamento, fino a piantare a una distanza di sicurezza una barriera per impedire di avvicinarsi. Addirittura alcuni poliziotti hanno detto di non approvare questi metodi, ma di aver ricevuto ordini in tal senso”.
Il giorno dopo le proteste, si contano i fermi e i contusi sulla piazza di Sofia. Il leader del partito socialista ha attaccato in parlamento gli studenti accusandoli di attentare alla democrazia e di ribellarsi a un governo del tutto funzionante. Le proteste però non si fermano e un picchetto rimane giorno e notte di fronte al parlamento.