[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/09/Berra-Portr-bw.jpg[/author_image] [author_info]testo e foto di Matteo Berra, da Daegu, Corea del Sud. Nato a Milano nel 1977, e’ docente di scultura a Daegu, in Corea del Sud, dove vive dal 2011. Ha esposto in Italia e all’estero in mostre personali e collettive. Il suo sito: www.matteoberra.com[/author_info] [/author]
Settimana scorsa per migliaia di studenti coreani la vita è cambiata per sempre. Si è svolto infatti il temuto Su-neung, l’equivalente del nostro esame di maturità, ma al confronto del quale l’esame nostrano assume i toni di una colazione sull’erba.
Le settimane precedenti vedono protagoniste mamme e nonne che stipate in pullman vanno ad affollare i luoghi di culto per pregare come forsennate, accendere incensi in quantità e cercare di far rimanere le loro monete su una parete di roccia. Non lontano da casa mia c’è una statua di Buddha famosa nella zona, il Gatbawi, simpaticamente collocata al termine di circa 30 minuti di gradini. Accanto alla statua c’è una parete di roccia verticale ma leggermente corrugata, granito al naturale, non lisciato. E si crede che se si riesce, appoggiando una moneta alla roccia, a farla rimanere sulla parete, un vostro desiderio si realizzerà.
Il giorno dell’esame paralizza la Corea, tutte le altre attività vengono ritardate a causa del traffico delirante ed è il giorno ideale per essere scusati arrivando tardi al lavoro. I tassisti offrono corse gratuite agli studenti, i ritardatari possono addirittura chiamare la polizia, che li condurrà a scuola a sirene spiegate, il traffico aereo viene organizzato in orari compatibili con la tabella dell’esame, per non disturbare lo svolgimento delle varie prove. La leggenda vuole che il comitato che stende le domande per i test lavori in hotel senza finestre, dal quale esca solo a prova conclusa.
Ma cosa rende il Su-neung così importante, tanto da essere seguito inevitabilmente da casi di suicidio tra i respinti o le loro madri, nonostante si possa riprovare l’anno successivo? La nuda e a mio parere tremenda verità è che questo giorno rappresenta il fine di tutto il lavoro che uno studente ha intrapreso sin dal primo giorno di scuola ed influenzerà in maniera definitiva e permanente tutto il resto della vita di questo individuo. Il punteggio raggiunto nel test infatti determina l’università alla quale si potrà accedere, la quale a sua volta il livello dell’azienda che ci assumerà, quindi il salario ed il conseguente stile di vita. Quindi in Corea, a diciott’anni, in una giornata, praticamente ti giochi il futuro.
La Corea spesso si trova sul podio delle classifiche mondiali sul livello di istruzione ed al mio arrivo in qualità di Professore Assistente all’università ero pronto a lavorare duro, per soddisfare gli standard di un sistema così esigente. Mi sono invece ritrovato sulla pedana di un’aula a contemplare banchi di studenti sonnolenti, spesso e volentieri in ritardo o assenti, svogliati e demotivati. Il primo anno è stato piuttosto frustrante sinché non ho inquadrato correttamente la situazione.
I ragazzi hanno passato gli ultimi anni a svegliarsi all’alba per affrontare interminabili giornate fra i banchi di scuola, aule studio, corsi supplementari e accademie private, tornando finalmente a casa spesso a notte fonda. Si dice che chi dorma più di tre ore a notte non abbia possibilità di ottenere un punteggio sufficiente per accedere alle facoltà migliori.
Passato il temibile Su-neung e con la prospettiva di venire reclutati dopo la laurea da una compagnia, che provvederà a spremerli per il resto della loro vita, diciamo che i ragazzi vivono l’università come un periodo in cui possono tirare il fiato tra un tremendo passato ed un temibile futuro. Aggiungiamo anche che i maschi dopo il primo anno sospendono lo studio per dedicarsi a due gradevoli anni fra le amorevoli braccia dell’esercito coreano, dove l’obiezione di coscienza viene premiata col carcere. Capito questo, anche io mi sono rapportato in maniera diversa al mio lavoro, migliorando conseguentemente il mio rapporto con i miei ragazzi.
Ma permangono i miei dubbi sul sistema educativo coreano. L’impostazione è quella dello studio mnemonico, punto. La capacità critica e la creatività vengono frustrate e rese inutili, rispetto alle capacità di ingurgitare a memoria dati, formule e frasi fatte in inglese. Il tutto in quantità, in una sorta di bulimia aneddotica, richiesta per eccellere e quindi guadagnarsi un posto in paradiso superando con successo il Su-neung.
Insegnando io in una facoltà di belle arti, diciamo che la formazione pregressa dei miei studenti produce dei risultati piuttosto peculiari. Si aggiunge a questo il rapporto maestro-discepolo così solido almeno formalmente nella tradizione orientale. Questo mix letale mi consegna allievi ossequiosi ed addomesticati, ligi nell’accettare acriticamente qualsiasi istruzione. O quantomeno mi sembrano convinti di dover mantenere l’apparenza di star assimilando gli insegnamenti dando ad intendere che li ritengano infallibili. In pratica non credo concordino sempre con me, ma non dissentono pubblicamente. Hanno poi una grande reticenza a proporre delle idee personali e si avvicinano alla disciplina dell’arte per imitazione quando non copiando direttamente, ripetendo quell’esercizio mnemonico che gli è stato inculcato al liceo, nella pratica del quale evidentemente si trovano a loro agio e si sentono protetti.
Personalmente spero che l’impostazione dei miei corsi, così anomala per il sistema a cui sono abituati, giovi loro, fornendoli di un punto di vista nuovo e complementare.