Idfa 2013: Aim High in Creation

Come combattere le multinazionali dello shale gas che provoca malattie e disastri ambientali? Aim High in Creation, di Anna Broinowski risolve il problema: basta costruire un film di propaganda contro il gas. E per farlo chi può aiutarla al meglio se non i nord coreani?

da Amsterdam, Angelo Miotto

fotoidfa

27 novembre 2013 – Shale gas. Il tema è ormai all’attenzione di tutti, come abbiamo visto in diversi documentari di questi ultimi mesi. La questione è piuttosto semplice: estrarre il gas di scisti fa male, vengono usati dei prodotti chimici che causano malattie nella popolazione, con diversi problemi per l’acqua potabile.

Si pare da Sidney, in questo scoppiettante documentario, che ha rischiesto un lavoro di preparazione di due anni e la cosa non stupisce, perché Anna Broinowski, regista e sceneggiatrice, ha avuto un’idea geniale: andare a ciedere aiuto all’pparato cinematografico di propaganda della Corea del Nord applicando le regole scritte proprio per il cinema dal Kim Jong Il. Il viso del Grande Leader è una costante del documentario che parte da un parco della cittadina australiana, con una mappa dei giacimenti che abitano sotto di essa e la ciminera fiammeggiante che brucia. Anna è una attivista della campagna No Gas e vuole costruire un filmato di propaganda per combattere le multinazionali. E fra le sue mani c’è proprio il manuale del dittatore nordcoreano. E così – dopo i due anni di lavoro preapratorio e di contatti di cui dicevamo sopra, parte per Pyong Hyang e in una scena uasi paradossale spiega il suo progetto alla squadra che realizza i film di propaganda negli sudios nordcoreani.

AimHighinCreation

Il documentario alterna le regole di un buon film di propaganda secondo caratteristiche nordcoreane alla costruzione della squadra di attori in Australia, che dovranno aderire alle tecniche e stili di recitazione che la regista sta apprendendo nel Paese canaglia, secondo la definizione statunitense. Si ride, si gusta a pieno l’ironia, fino a quando, per ottenere una adesione ideologico completa da parte degli attori della regista di Sidney, questi ultimi non vanno a trovare gli agricoltori e gli allevatori dei campi inquinati.

È il momento della denuncia, delle emozioni e della rabbia, ed è il momento in cui ritorna ancora una volta la lotta a difesa del proprio territorio e della comunità in cui si vive, proprio come succede in casa nostra con i casi della NoTav, ma anche del NoMuos o del movimento contro le trivellazioni in Basilicata.

Il rapporto della regista con la squadra di attori, attori, musicisti e scenografi nordcoreani è particolarmente interessante: dietro un’ilarità che spesso nasce da battute fulminanti o da situazioni anche comiche rimane un passaggio molto impotante del film. Anna guarda i colleghi in una austera stanza del regime e spiega che non potrà attuare tutte le loro regole, perché non esiste nel mondo occidentale della protesta un Caro Leader.  È qui che uno dei funzionari la rassicura: non è necessaro un leader, perché il leader è il popolo, il potere che, unito contro una causa, può rappresentare.

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Alla fine Anna realizzerà il suo film di propaganda, secondo caratteristiche nordocoreane, e la commissione di esperti di Pyong Yang dirà che tutto è stato fatto a regola d’arte. Le ultime parole sono per un epilogo che non suona a sconfitta: nonostante non si sia riusciti a fermare il fracking, Anna ci ricorda che il popolo forse un giorno capirà quanto potere può avere nel determinare scelte he hanno una ricaduta su intere collettività. Un auspicio che non deve cadere come lettera morta.

Un film da proiettare nelle scuole, ma chissà se arriverà mai in Italia…

http://aimhighincreation.com/

 



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