Uomini e navi

Alessandra Fava firma un’inchiesta sul lavoro dal sapore antico e amaro su Fincantieri. A partire da una domanda semplice, ma necessaria.

di Angelo Miotto

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2 dicembre 2013 – Come può rinunciare a fare navi un paese in mezzo al mare? L’idea del libro, ci dice fin dalle prime pagine l’autrice, nasce da questa domanda.

Uomini e navi, Fincantieri, storia di un’azienda di Stato – edizioni Ediesse, oltre 230 pagine per 12 euro ben spesi -, è uno di quei libri di cui ti innamori, perché è capace di disegnare il contesto storico e di sfondo, con i principali avvenimenti che hanno segnato una realtà importante come quella di Fincantieri e, nello stesso tempo, intreccia un piano narrativo che pesca dal vivo dei testimoni che sono stati intervistati e ascoltati per ore e ore e che qui parlano.
Il loro racconto, la loro carne che esce da un linguaggio franco, spesso trascritto in maniera molto diretta da Alessandra Fava in maniera efficace perché sia pienamente godibile per il lettore, ci aiuta a entrare dentro i reparti, fra le varie mansioni, a capire i grandi cambiamenti che hanno caratterizzato la storia di un colosso della cantieristica navale a livello internazionale.

Ultimo varo per l'azienda navale Fincantieri di Castellammare di Stabia

Eppure il colosso soffre e nei cantieri si vive una sorta di torre di babele in cui non c’è uguaglianza nell’osservare diritti o nel riconoscere le condizioni di lavoro: il fenomeno dei sub-appalti viene descritto in maniera così vivida da alcuni dei testimoni intervistati da Alessandra Fava che il gioco è scoperto.

Ad aprire le danze un dialogo, secco e sobrio, fra l’autrice e Sergio Cusani. I due ragionano sul colosso che fu e Cusani lancia la sua idea: il collocamento del 55% del capitale sociale in borsa, italiana e straniera, con la necessità di una ricapitalizzazione. In questo modo lo Stato manterrebbe una quota del capitale sociale pari al 35% attraverso la Cassa Depositi e Prestiti e un altro 10 che venga ‘assegnato’ alle regioni sul cui territorio insistono gli stabilimenti di Fincantieri. Contemporaneamente si dovrebbe costruire un sindacato di controllo che triangoli fra Cassa Depositi e Prestiti, Regioni e Stato. Un’ipotesi del genere, spiega sempre Cusani, porterebbe a ipotesi di rafforzamento del lavoro e della produzione in Italia.

La prefazione finisce, i due si salutano, inizia un’introduzione di Fava che ci porta al limitare del primo capitolo che, non poteva essere altrimenti, inizia una ricostruzione storica assolutamente necessaria per capire l’attualità e i percorsi di memoria che vengono tracciati a cavallo dei capitoli.

Storia, assetti, dinamiche politiche, ma anche e soprattutto vita.
Sentite qui, siamo a pagina 79, il titolo è: “Quando c’era il reparto falegnameria, i ricordi dell’operaio Ruscelli”.
Il capitolo inizia così: “Silvestro Ruscelli, classe 1954, parla nel cortile sbrecciato di un caffè di Sestri Ponente. Quei bar latteria che stanno scomparendo dal centro della città dove un locale diventa più design che buon caffè[…]. È un tardo pomeriggio d’estate. Il sole splende ancora, in alto, fra un reticolo di case. Accanto ai tavoli c’è una porta di legno, tutta sverniciata e cadente che porta chissà dove. Sui tavolini i portacenere e l’ennesimo caffè. Silvestro è un po’ il ritratto dell’operaio qualunque. È passato dalla Uilm, alla Fiom, alla Fim […]”.

Ruscelli parla dei subappalti: “Oggi l’azienda sa quante sono le ditte che lavorano, come si chiamano, ma nessuno sa come pagano questa gente. Due o tre anni fa qualche delegato è andato in direzione per far avere la paga agli stranieri. Perché qui la questione non è mica il colore della pelle, siamo tutti uguali. Non ho mai sentito una frase razzista, a Sestri. Il problema sono le ditte che danno due invece che cinque. I bengalesi, croati o senegalesi sono costretti a pretendere quel che arriva perché non c’è un sindacato che li difende, non c’è uno che vada in direzione a fare casino. Succede che li fanno lavorare in posti pieni di fumo, senza aspiratore. Lavorano in condizioni allucinanti […] Dove sono i controlli della sicurezza interna?”

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Torniamo al corpus dei capitoli che compongono il libro: gli anni si susseguono nei capitoli che vanno dal 2009i al 2012 con l’intrecco delle testimonianze, tutte belle. E con un paragrafo finale che contiene le domande che Alessandra avrebbe voluto rivolgere all’Ad di Fincantieri, che si era detto disponibile, poi  aveva voluto vedere le domande, le bozze del libro, far interagire Alessandra con due emissari dell’azienda per poi negare l’intervista stessa.
Le domande sono lì, nero su bianco. Chissà che non si animi e decida un giorno di rispondere ai quesiti posti dalla giornalista e saggista genovese.

Un libro utile anche per chi vorrà sapere fra qualche anno com’era lavorare a Fincantieri, com’erano i vecchi cantieri navali, che tipo di politiche e di rivalità e accordi sottobanco o pressioni esistono e sono esistite quotidianamente nel gioco della sopravvivenza della cantieristica navale italiana, massacrata dal grande gioco della delocalizzazione.

I dati, il contesto, i bilanci e i numeri che troviamo in appendice, ma soprattutto le storie.
Non c’è niente di meglio che sentire dai testimoni diretti la normalità di quella che fu la loro quotidianità e che torna davanti ai nostri occhi non tempi e forme diverse, e con un bagaglio di apprendimento sulle passioni, le proteste, la passione e il grande lavoro che migliaia di uomini mettono nei cantieri che producono navi.

Un bel libro. Da leggere.

Presentazioni con l’autrice:

Mercoledì 11 dicembre Trieste ore 17
Università di Trieste, via Valerio 10, aula 2A, edificio H3 (III piano)
L’autrice presenta il libro con il prof. Giorgio Trincas, docente di Progetto Navi, dipartimento Ingegneria navale, Università Trieste
Stefano Borini, segretario Fiom-Cgil Trieste

Venerdì 13 dicembre Milano ore 20.30
Casa della cultura, Via Borgogna 3
‘C’è futuro per la grande industria pubblica?’
introduce Ferruccio Capelli direttore della Casa della cultura
intervengono:
Andrea Di Stefano giornalista economico
Alessandra Fava autrice del libro
Massimo Florio dipartimento Economia Università degli Studi di Milano
Alessandro Pagano responsabile Fiom nazionale Fincantieri
Guido Viale economista

conduce Danilo De Biasio Radio Popolare

Martedì 17 dicembre, La Spezia ore 18,30
presso DISTRO’ via Marsala 8/10
presentazione in collaborazione con Informazione sostenibile e distrolaspezia.com



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