La N-VA ancora sulla cresta dell’onda?

In Belgio la lotta politica, in vista del voto in primavera, si infiamma attorno ai partiti dell’opposizione

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/07/anna.jpg[/author_image] [author_info]testo di Anna Maria Volpe, da Bruxelles. Già collaboratrice di Peacereporter et E-Il mensile, dopo aver diverse esperienze radiofoniche e tanto scrivere di arte e teatro, fa la valigia e va a Bruxelles dove lavora nel settore della cooperazione allo sviluppo. Tra le altre cose, cura il blog Déclinaison féminine, per il giornale belga La Libre.be, in cui tratta temi disparati in un’ottica di genere. Curiosa, viaggiatrice, con un biglietto aereo sempre in tasca e qualche nuova idea che le frulla per la testa.[/author_info] [/author]

2 dicembre 2013 – Nella primavera del prossimo anno in Belgio si terranno le elezioni politiche. La campagna elettorale poco a poco si mette in moto, le alleanze prendono forma e i programmi socio-economici vengono annunciati alla stampa. Una delle formazioni più osservate e studiate è, indubbiamente, la N-Va (Nieuw-Vlaamse Alliantie), partito fiammingo, guidato da Bart de Wever, sindaco di Anversa.

La N-Va si ripresenta agli elettori facendo della feroce opposizione al partito socialista del premier Elio di Rupo uno dei suoi cavalli di battaglia. Nel 2010 il partito ha realizzato un risultato da capogiro ottenendo il 28% dei voti nelle Fiandre e il 17% su scala nazionale, diventando così il primo partito belga. Una première assoluta. Mai, prima di allora, un partito politico non tradizionale aveva dominato la scena nazionale.

Oggi De Wever guida sapientemente una formazione politica ancora giovane, che ha molto da ottenere e quindi molto da perdere. Fondato nel 2001, questo partito di destra, nazionalista e conservatore, spinge per una graduale secessione delle Fiandre dal Belgio puntando a trasformare il  Paese in una confederazione. Punto saldo e leitmotiv della N-VA è anche, ovviamente, la promozione della lingua e della cultura fiamminga contro “l’omologazione vallona e francofona”.

dewever

Tuttavia, il partito si tiene sapientemente alla larga da eccessi e estremismi enfatizzando il carattere pro-europeo e non rivoluzionario di tale scissione, a differenza del ben più radicale “cugino politico”, il Vlams Belang.

Ragioni di un successo.

Come spiegare il successo della N-VA? Ogni analisi non può prescindere dallo studio dell’arena politica belga, indubbiamente complessa ed eterogenea. La classica frattura destra-sinistra dell’asse politico è qui difatti secondaria rispetto al contrasto “Nord-Sud” del Paese.

Ed è proprio in questo iato che trova terreno fertile il partito di De Wever. Vediamo quali sono i punti di forza e di debolezza della N-VA:

  • –      La struttura. Lo zoccolo duro del partito è composto da militanti legatissimi al territorio. La N-VA ha fatto del suo modo di reclutamento delle nuove leve politiche, flessibile, informale e poco gerarchico, una delle sue principali caratteristiche. Tuttavia, come sottolinea Emilie Van Haute, ricercatrice in scienze politiche presso l’Université Libre de Bruxelles “questa particolarità può anche essere fonte di problemi, in quanto Bart De Wever si ritrova tra due fuochi, la spinta della base più radicale da una parte e l’esigenza di razionalità e freddezza legate alla realpolitik dall’altra”. Inoltre, recentemente, diverse cariche pubbliche locali hanno abbandonato il partito in polemica con il loro leader, facendo cosi piombare sulla N-VA lo spettro della crisi interna. Sempre secondo Emilie Van Haute si tratterebbe, tuttavia, di una traiettoria piuttosto classica  per i partiti che si sviluppano cosi rapidamente.
  • –      Bart de Wever. Sino ad oggi è stato lui la chiave vincente della N-VA. Bart de Waver piace a tutti: populisti e intelletttuali. Trattasi dell’animale politico per eccellenza, rapido nelle reazioni, capace di un linguaggio forbito e di acume, riesce sempre a dettare l’agenda politica. Bart De Wever non segue, casomai anticipa, essendo in grado di sedurre gli elettori di destra, facendo l’occhiolino agli estremisti e convincendo pure quelli di centro.
  • –      Voto di protesta. La N-Va è stata capace sin dall’inizio di dare voce al malcontento degli elettori fiamminghi rispetto alle decisioni del governo centrale. Ed ha sempre cavalcato con successo tale insoddisfazione. Anche per questa ragione, De Waver ha optato nel 2011 per un rifiuto dinnanzi alla possibilità di coalizione a livello federale. Un’istituzionalizzazione troppo rapida rappresentava allora un effetto indesiderato da evitare a tutti i costi. Oggi, De Wever deve trovare un difficile equilibrio tra voto di protesta, antisistema, e credibilità di cui il partito necessita per conquistare i meno radicali. Presentarsi con un programma che esclude a priori qualsiasi possibilità di coalizione potrebbe far pendere la bilancia dalla parte del voto di protesta senza se e senza ma. Tuttavia, è difficile attribuire responsabilità ad un partito che mai avrà il peso del governare sulle spalle. E questo potrebbe giocare contro il partito fiammingo.
  • –      Il peso delle aspettative. Manca ancora molto alle elezioni politiche.  Eppure, a forza di dire che il successo chiama il successo, che la N-Va è un vincitore potenziale, si mette in moto un meccanismo che amplifica le aspettative e con esso il rischio di delusione. La vera sfida di De Wever sarà vincere contro l’usura del tempo e del tam tam mediatico, sfoderando, come ha già fatto molte volte in passato, rivelando un talento innato in questo, l’asso nella manica dell’ultimo minuto.



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