Algeria: lo zombie, il fantasma e il clown

Le prossime elezioni presidenziali si annunciano come un comedy-horror show, mentre dietro le quinte prevale l’incertezza sul futuro politico del paese. Il popolo, intanto, sembra più interessato al calcio che all’imminente campagna elettorale

di Karim Metref, tratto da Osservatorio Iraq

5 dicembre 2013 – Un Presidente candidato ufficiale del suo partito (Fronte di liberazione nazionale, FLN) anche se non si regge più in piedi. Un generale fantasma, che annuncia la sua candidatura su un sito altrettanto fantasma. Uno scrittore, ambasciatore, ex-militare che si candida senza sapere troppo perché e come. Queste sono le tre figure più in vista, per ora, nelle elezioni presidenziali previste in Algeria ad aprile 2014. Leggere per credere.

Pochi mesi ci separano dall’appuntamento con le urne e il paesaggio delle candidature non è ancora ben definito. I tradizionali partiti dell’opposizione, laminati da anni di elezioni truccate e da compravendite di posti in Parlamento, sono tutti al minimo storico. Compresi gli islamisti, che come in tutto il mondo musulmano rimangono comunque l’unica forza abbastanza organizzata di fronte alla vecchia nomenclatura del partito unico e dell’esercito.

Buteflika sta bene

A parte qualche piccolo partito satellite delle due grandi formazioni di maggioranza (FLN, RND), nessuno ha annunciato il nome del proprio candidato. Tutti aspettano di sapere di che morte andranno a morire. E le incognite sono tante.

Prima di tutto, si aspetta di sapere se il Presidente in carica sarà in grado di affrontare una nuova campagna elettorale. In realtà tutti sanno che non è così. Ma i media del regime annunciano in continuazione la sua guarigione e la ripresa delle attività.

Abdelaziz Bouteflika era stato trasportato d’urgenza nell’ospedale militare di Val de Grace à Parigi nell’aprile scorso ed è rientrato solo dopo 3 mesi di cure intensive. Dal suo ritorno la tv algerina ha mostrato alcuni video in cui lo si vede sempre seduto, in compagnia di ministri e generali, come fosse in perenne riunione per recuperare il tempo perduto.

Ma non fanno sentire la sua voce. Bouteflika non fa dichiarazioni, non esce, non partecipa a nessuna cerimonia ufficiale. È chiaro che la sua salute rimane precaria e potrebbe non arrivare alle prossime consultazioni. La costituzione, in questo caso, prevede elezioni anticipate. Ma la costituzione vale ben poco di fronte alla volontà di chi detiene il potere reale nel paese.

Ed è evidente che chi ha il potere reale non si è ancora messo d’accordo su chi e come sostituirà il vecchio presidente malato. La suspense è al massimo.

Una parte del FLN ha ufficializzato l’intenzione di candidare il primo cittadino algerino ad un quarto mandato. Il che vuol dire, oltre alla malattia di Bouteflika, cambiare di nuovo la costituzione per passare da 3 a 4 il numero massimo di mandati per ogni presidente. Già nel 2008 l’avevano modificata una prima volta per poter superare il limite di 2 mandati. Un Parlamento agli ordini non esiterebbe a votare una nuova modifica, se fosse necessario.

Ma è proprio questo il dubbio? Sarà necessario? L’unico che può dissipare questa nebbia, il Presidente stesso, è muto come una carpa. Nessuna dichiarazione, nessun comunicato, nulla. Silenzio radio.

Nel frattempo, visto che nessuno crede nella concreta influenza politica delle elezioni, dal momento che l’appuntamento con le urne viene accuratamente preparato in anticipo, i pezzi grossi del sistema si danno da fare perché il processo di avvicinamento possa almeno trasformarsi in uno show interessante.

Qualche mese fa, Algérie1.com, un sito conosciuto per essere vicino ai servizi segreti algerini, lancia un sasso nello stagno annunciando la possibile candidatura del generale Mohamed Mediène. In sé, sarebbe già una cosa anomala nella maggior parte dei paesi del mondo che un generale ancora in attività annunci la sua candidatura (piuttosto prenderebbe il potere con un colpo di forza). La cosa ancora più strana, la caratura del personaggio.

Mohamed Mediène è meglio conosciuto con il suo alias: “Général Toufik”. Due parole che in Algeria infondono terrore. È il capo della temutissima DRS, organo supremo dei servizi segreti militari. Toufik è considerato la vera eminenza grigia del potere algerino. Discreto, di lui si conosce solo una vecchia foto sfocata. Non fa mai dichiarazioni e non si fa vedere in pubblico.

Cosa si nasconde dietro a questa candidatura? “C’è stato un colpo di stato al contrario”, dice Abdelhamid Benchicou, un giornalista conosciuto per la sua opposizione a Bouteflika e per la sua vicinanza ai generali. Il Presidente e il suo clan (militare e civile) negli ultimi tempi hanno portato colpi severissimi all’influenza e all’autonomia dei servizi segreti. Indebolendo così il controllo dei generali sulla società e l’economia.

La mossa di Toufik sarebbe, secondo lui, una specie di manovra di contrattacco. Altri invece dicono che è tutta “tmenyicologia” (qualcosa come ‘cazzatologia’). Del resto, “perché voler diventare presidente – si chiede l’autore di un commento all’articolo di Algérie1.com – quando si è Dio?”.

Ad ogni modo, lo show che sta andando in scena in attesa delle urne è sintomo del serio disaggio vissuto dentro i palazzi del potere. L’uomo che era riuscito a produrre un consenso nelle alte sfere dopo il dramma degli anni ’90, colui che ha tenuto i fili politici ed economici che univano i vari clan rivali, seppur in un difficile gioco di equilibrio, sta morendo. Chi gli sopravvivrà non ha ancora trovato un nome su cui mettersi d’accordo. A questo proposito, perfino l’ex presidente Liamine Zeroual era stato sollecitato, ma ha rifiutato fermamente. Rimane il dubbio assoluto, e niente fa male alla stabilità di un sistema autoritario come il dubbio.

Nel frattempo per passare il tempo, per divertire le masse, c’è il calcio. E la vittoria della nazionale algerina contro il Burkina Faso, con la conseguente qualificazione ai mondiali di Rio, è arrivata con perfetto tempismo.

Ma da sola non basta per tenere tutti tranquilli. Ci vogliono segnali politici.

Di segnali politici decenti, però, da dare in pasto al popolo non è che ce ne siano molti. Ecco allora il ricorso al sensazionalismo. E sicuramente l’annuncio della candidatura di Toufik è una specie di test, per capire che aria tira. Oppure ci si butta nello show. E qui rientrano le apparizioni dei piccolissimi partiti e dei personaggi famosi.

Tra questi, la candidatura dello scrittore algerino Mohammed Mouleshoul (conosciuto internazionalmente con lo pseudonimo Yasmina Khadra) è uno diversivo di lusso. Lo scrittore di noir è stato un ufficiale superiore, prima di cominciare una tardiva e folgorante carriera letteraria. Oggi è direttore del centro culturale algerino a Parigi, con poteri da ambasciatore.

Alcuni sostengono che non abbia mai reciso i legami con l’esercito e che sarebbe solo una marionetta creata ad arte, con tanto di squadre di ghost-writers alle spalle. Ma al di là dei sospetti, non comprovati, e della leggendaria diffidenza algerina, rimane che Yasmina Khadra non ha mai fatto politica in vita sua.

Non ha un programma alle spalle e non ha idea di come portare avanti una campagna elettorale (peraltro già iniziata in Francia, episodio che ha subito suscitato polemiche in patria). A vederlo e ad ascoltarlo in queste sue prime uscite, sembra che la fama internazionale acquisita possa bastare a garantirgli un buon exploit. Peccato che in Algeria i suoi lettori sono pochissimi.

Le possibilità, quindi, sono due. O il nostro scrittore è completamente ignorante in politica ed anche  completamente pieno di sé stesso, e in tal caso le elezioni rischiano di essere una bella doccia fredda che lo sveglierà una volta per tutte. Oppure ha semplicemente ricevuto l’ordine di candidarsi e di partecipare allo show, e da buon militare ha obbedito senza porsi domande. In tal caso, l’interrogativo è: da chi ha ricevuto l’ordine e perché?

La gestione del potere in Algeria resta una delle più opache e complesse al mondo. In pochi possiedono elementi sufficienti per leggerla con chiarezza. La popolazione, stanca da 50 anni di elezioni farsa (con un’unica, sanguinosa, parentesi), non va quasi più a votare. Sembra ormai completamente disinteressata.

I pochi attivisti che continuano a lottare sono schiacciati da un misto di repressione e di manipolazione. Le elezioni di aprile 2014 non faranno eccezione. Si ridurranno ad un evento di facciata, senza pathos né emozioni, come le precedenti. I giochi politici veri avvengono dietro le quinte. Sulla vetrina, invece, va in scena lo spettacolo. Un horror show. Con un presidente-zombie, un generale fantasma e uno scrittore-clown. Il popolo, per ora, ha gli occhi rivolti verso Rio de Janeiro. L’unico show che lo interessa davvero è ancora quello del calcio.



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