La produzione e il consumo sostenibile, la riduzione degli impatti ambientali, generare lavoro, impiego e reddito e l’educazione ambientale
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/11/1015058_4778608114201_571572631_o.jpg[/author_image] [author_info]di Elena Esposto. Nata in una ridente cittadina tra i monti trentini chiamata Rovereto, scappa di casa per la prima volta di casa a sedici anni, destinazione Ungheria. Ha frequentato l’Università Cattolica a Milano e si è laureata in Politiche per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo. Ha vissuto per nove mesi a Rio de Janeiro durante l’università per studiare le favelas, le loro dinamiche socio-economiche, il traffico di droga e le politiche di controllo alla criminalità ed è rimasta decisamente segnata dalla saudade. Folle viaggiatrice, poliglotta, bevitrice di birra, mediamente cattolica e amante del bel tempo. Attualmente fa la spola tra Rovereto e Milano[/author_info] [/author]
Milano, novembre 2013
Quando siamo entrati in casa io mi sono fermata sull’atrio a chiudere la porta mentre lui si è avviato verso la camera per depositare i bagagli.
L’ho subito richiamato all’ordine. Le regole della casa non permettono di entrare con le scarpe.
“Scusa” mi dice “devi insegnarmi le regole allora”.
Le elenco rapidamente, tanto so che se le dimenticherà tra dieci secondi.
Dopo cena mentre sparecchiamo mi chiede dov’è il bidone dell’immondizia. “Qui la carta, qui il vetro, lì la plastica e le lattine, sotto il lavello l’umido e nel bidone azzurro tutto il resto”. Mi guarda stralunato “È una delle regole?”. Passerà tutte e due le settimane a chiedermi dove deve buttare quello che ha in mano.
Ogni volta mi viene da sorridere se penso che l’enorme differenza delle nostre vite si misura in cose così piccole e banali come dove buttare i rifiuti.
Perché in Brasile la raccolta differenziata è ancora qualcosa di eccezionale e bizzarro. In tante case in cui ho vissuto, ho passato i week end, ho visitato amici non ho mai visto i bidoni della differenziata.
I rifiuti si buttano nei sacchetti della spesa (sono minuscoli e una famiglia di tre persone ne riempie almeno 2 al giorno) che poi si depositano in un luogo comune del palazzo, se vivete in un condominio. Se vivete in una favela la situazione è abbastanza differente.
OPERA DI VIK MUNIZ
Rio de Janeiro, dicembre 2012
Bairro do Andaraí. Sabato mattina non lavoro quasi mai ma oggi mi hanno accordato un’intervista e non posso rifiutare. Fuori da casa mia, di fronte alla Favela do Andaraí, l’aria è impregnata di un acre fumo nero. Qualcuno, stufo del mucchio di rifiuti depositati all’incrocio ha deciso di darvi fuoco. Uno sforzo inutile che il misterioso personaggio ripeterà con una perseveranza quasi religiosa, accanendosi con forza contro la spazzatura del quartiere che si accumula insistentemente sul marciapiede.
Morro do Quieto. Cidade de Deus. Santa Marta. Morro dos Cabritos. Favela do Batan. Potrei citarne dozzine di queste periferie dove mucchi di immondizie sono lasciati a marcire al sole, nei bidoni, nei grandi cassoni di metallo o per strada.
No, davvero, in Brasile la raccolta differenziata non fa parte della quotidianità della gente.
Milano, novembre 2013
Camminiamo per strada sotto la pioggia, con una mano tiene l’ombrello con l’altra il bicchiere della coca-cola dove ancora tintinna il ghiaccio che non si è sciolto a causa del freddo. Tiene in mano il bicchiere fino a trovare un cestino e quando lo butta commentiamo il fatto che i nostri genitori ci hanno educato a non buttare niente a terra.
“L’unica cosa che butto in terra sono le lattine che, sai, a Rio è quasi un’azione sociale”.
Questa frase mi è tornata in mente in questi giorni mentre cercavo un argomento per dare il via al blog. In tutto il periodo che ho vissuto a Rio, specialmente durante le feste (Anno Nuovo e Carnevale), ho sempre visto frotte di poveri raccogliere le lattine che la gente buttava per terra e tutti mi dicevano che le riciclavano. Non mi sono mai posta il problema fino a qualche giorno fa quando ho deciso di fare qualche ricerca al riguardo, e quello che è emerso è stato sensazionale.
Ho scoperto che grazie questi catadores de latinhas, soli o organizzati in cooperative, le industrie di materiali di imballaggio nel 2012 hanno riciclato il 98% delle lattine utilizzate in tutto il Paese, contribuendo ad un risparmio energetico del 5% rispetto alla fabbricazione ex-novo dell’alluminio.
Il fatto che il brasiliano medio butti a terra le lattine di birra e coca-cola non solo crea una rendita ai catadores, che guadagnano dalla vendita delle stesse alle imprese, ma favorisce la preservazione ambientale e il risparmio energetico.
Quando si dice che il Brasile è il Paese delle contraddizioni!
Andando più in profondità ho scoperto che la Prefeitura di Rio de Janeiro promuove la raccolta differenziata di metallo, plastica, carta, vetro, lampade al neon, resti alimentari, pile e batterie. L’iniziativa ha un carattere sociale prima che ambientale. Il suo scopo è infatti quello di offrire una fonte di reddito ai catadores, che sono spesso persone escluse dalla società e quindi dal mercato del lavoro. La raccolta è effettuata solo in alcuni orari e giorni e in casi specifici prevede anche il servizio a domicilio e segue delle regole ben precise: i materiali devono essere puliti, separati correttamente e raccolti in sacchi di plastica trasparente che permetta di vedere all’interno se le regole sono state rispettate. Questo servizio è fornito in 69 dei 160 quartieri della città.
Sì, anche nel mio bell’Andaraí dove, ci scommetto, il mio sconosciuto vicino si sveglia ancora tutti i sabati per bruciare il mucchio di spazzatura mista che si accumula davanti alla porta di casa.
Brasília, ottobre 2013
Tra il 24 e il 27 ottobre ha avuto luogo, nella capitale federale, la 4^ Conferência Nacional do Meio Ambiente, organizzata dal Ministério do Meio Ambiente, durante la quale si è discusso l’implementazione della Política Nacional de Resíduos Sólidos, definita nel 2010 dal Governo Lula.
Tra gli obiettivi della conferenza ci sono la produzione e il consumo sostenibile, la riduzione degli impatti ambientali, generare lavoro, impiego e reddito e l’educazione ambientale.
Ed è proprio quest’ultima la chiave di volta per permettere al Brasile di fare un salto di qualità nella questione dello smaltimento dei rifiuti.
Mentre si fanno riunioni a Brasília e vengono lanciate campagne di riciclo nelle Prefeituras e nei vari Governi Federati una popolazione poco preparata continua a non preoccuparsi di questi temi e a liberarsi dei rifiuti nel modo che par loro più congeniale: abbandonandoli per strada, gettando tutto insieme nei grandi cassoni comunitari, bruciandoli o, come mi è capitato di vedere in Amazzonia, buttandoli nel grande fiume.
Per indolenza, pigrizia, mancanza di informazione e di sensibilizzazione, non saprei dire. Forse per un insieme di tutte queste cose.
Pensando a questi temi a volte mi viene da sorridere pensando alla sua faccia mentre gli spiegavo che a casa nostra ci sono ben cinque bidoni, altre volte storco la bocca al ricordo dell’odore dolciastro e nauseante della spazzatura lasciata a marcire al sole.