“A window on Gaza” è un sito gestito da 23 studenti dell’università al-Azhar di Gaza City racconta la vita della Striscia. Un finestra da cui sporgersi per guardare dentro Gaza, ma anche per affacciarsi fuori, alla ricerca di nuovo pubblico
di Lorenzo Bagnoli
19 dicembre 2013 – “Dalla mia finestra vedo alberi di ulivi, palme e uccelli che si posano sui loro rami. È una splendida mattina. Il mio nome è Ahmed Qeshta, ho 21 anni e studio all’università Al Azhar”. Scorrono le immagini. Dalla stanza, la camera inquadra il panorama attorno, congelato in una quiete irreale. Ahmed abita a Gaza city, nella Striscia contesa da Israele e Palestina, dal 2007 sotto un embargo che sta affamando la popolazione e ha cacciato la popolazione al 46% di disoccupazione. Sono scampoli di pace, inimmaginabili al di là del Mediterraneo. Eppure Gaza è anche questo: apparente normalità. Nulla di più lontano nell’immaginario del mondo.
Basta youtube per guerreggiare con i pregiudizi, sapendolo usare. Basta uno smartphone per bucare l’ignoranza con un buon video. Per vedere come le immagini di Gaza sotto l’acqua che si vedono oggi, derivino da una gestione insensata degli spazi. Una conseguenza del cemento e della sovrappopolazione. L’associazione pro Terra Sancta (Ats, un’ong che protegge i luoghi sacri della Palestina) insieme ad Almed, il master in giornalismo dell’università Cattolica di Milano, grazie ad un seminario, hanno dato ad Ahmed e ad altri 22 studenti dell’università al Azhar gli strumenti per poter raccontare con il loro occhi Gaza. Cominciando con il girare qualche immagine con il telefono.
Il workshop sul giornalismo multimediale e sull’uso di internet come mezzo di diffusione di notizie “A window on Gaza”, nome che dà anche il titolo al blog sulla piattaforma wordpress.com dove gli studenti continuano a raccogliere i loro lavori, è durato una settimana. Le lezioni trascorrono tra modelli di riferimento e consigli tecnici. Si organizza poi il lavoro in modo che ognuno porti a casa un pezzo dalla sua finestra, con una descrizione di quanto vede, e una notizia di cronaca pescate nella città.
È un’ abitudine malsana pensare che solo la guerra sia una notizia. Quando passa il fragore delle bombe, il silenzio può riempirsi di confessioni intime, di descrizioni di come si vive ogni giorno nell’assurdo di Gaza. E lì la città si mostra in tutte le sue contraddizioni. La Striscia è lo spioncino della porta attraverso cui si spia il Medio Oriente: i folli equilibrismi diplomatici tra Iran e Israele, il tentativo del Qatar di rafforzare la resistenza di Hamas, il movimento filoislamico che governa.
Gaza è una prigione di 360 chilometri quadrati dove gli under 30 spesso tornano di tornare sotto il governo israeliano pur di avere luce, gas, corrente, strade pulite. Spesso sognano che i due partiti che si sono spartiti il Paese fino ad oggi si riconcilino o scompaiano. Non credono più nella politica. Aprire una finestra sulla Striscia significa raccontare l’occupazione israeliana con gli occhi di chi la vive, senza interposizione. Significa vedere senza censura come la disputa interna tra Fatah e Hamas stia lasciando a secco di benzina la Striscia. Come l’influenza dell’Egitto pesi tanto quanto quella di Israele nella vita ordinaria del popolo gazawi.
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Ventidue anni di media. Senso della notizia e fame di svelare al mondo le sofferenze di Gaza. Gli studenti del workshop sentono gli occhi del mondo addosso solo quando si soffre. Invece vorrebbero che il faro riflettesse ogni giorno con la luce delle loro storie. Ognuno degli studenti ha realizzato un primo progetto seguendo un format preciso: la voce fuori campo descrive in poche parole quanto vede dalla sua finestra, individuando i protagonisti. Non basta più la notizia: serve lo storytelling, il racconto che coinvolge, in presa diretta. Perché a Gaza il senso della notizia è innato. Non c’é cittadino che sia cresciuto al suono delle bombe, che non abbia una fila di morti da piangere. Allora quello che manca è la sensibilità per guardare nei microcosmi che racchiudono le contraddizioni di un luogo come Gaza.
Il sito per qualche giorno è sparito da wordpress.com e insieme a lui la pagina Facebook dove gli studenti hanno condiviso i loro contenuti. Poi è riapparsa, il 10 dicembre. Ma ormai il primo post della nuova pagina Facebook era pubblicato: “Dopo che il nemico sionista ha chiuso la pagina di A window on Gaza, la quale rifletteva ciò che pensano i giovani di Gaza e nulla c’entrava con la politica. Era creata con la collaborazione di reporter italiani per lasciare che gli abitanti di Gaza con le loro camere rappresentassero la realtà. Per questo abbiamo deciso di riaprire uesta pagina per mostrare al mondo intero quanto accade a Gaza”.