Colonna destra: Agostino Matranga

 La colonna destra dei siti mainstream italiani è il trionfo dei click e la morte del contenuto in rete. Dai castori che ballano alle anatomie dei corpi esibiti in finti servizi rubati.

Q Code Mag affronta la sonnolenza postprandiale che caratterizza alcune date clou di queste feste, o il senso dilatato delle giornate natalizie e di inizio anno, con una carrellata di consigli fra lettura, video, cinema, facezie o spunti per svuotare la scatola cranica. O riempirla di contenuti di quel bellissimo concetto dei nostri avi, che veneravano l’otium come occasione di crescita personale. 

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/12/guardarsi-nei-libri-copy-e1387492206581.jpg[/author_image] [author_info]di Agostino Matranga. Laureato in Filosofia, esperto di comunicazione, svolge attività, come freelance, di copywriter. È docente all’Istituto Europeo di Design per la Scuola di Comunicazione Visiva dove insegna Tecniche di scrittura e Copywriting. Collabora con varie Case Editrici.[/author_info] [/author]

21 dicembre 2013 – Forse Balzac esagera: una notte d’amore è un libro letto in meno. Anzi sì, esagera. Certo. Meglio Pennac: il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere. Ed è anche vero quanto afferma Celan: leggere è lasciare che un altro fatichi per voi. La forma più delicata di sfruttamento. Comunque ha certo ragione Amélie Nothomb: chi crede che leggere sia una fuga è all’opposto della verità: leggere è trovarsi di fronte il reale nella sua massima concentrazione.

Date le premesse regalare un libro richiede una ricerca attenta e accurata: un libro non è un regalo qualsiasi, è qualcosa che svela come viene vissuta la personalità del destinatario – quello che io penso di te –   e che, a sua volta, può domandarsi:  è questo quello che tu pensi di me? Niente di drammatico, per carità, di cantonate ne abbiamo prese tutti. Naturalmente. Si tratta comunque di un regalo pensato e occorre una certa attenzione.

Di seguito trovate alcune segnalazioni di classici della letteratura. La lista sarebbe infinita, quale dunque il criterio di scelta? Ho pensato ai libri che sono stati importanti per me e i primi ad essermi venuti in mente sono quelli che seguono. Una ragione ci sarà.

Tra le definizioni che Calvino fornisce nel suo saggio “Perché leggere i classici” –  e questa è già una segnalazione: Mondadori euro 9,50 – ne sceglierò due: I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: “Sto rileggendo…” e mai “Sto leggendo…” e Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire. La prima è un evidente esortazione a leggere, la seconda è un invito ad approfondire.

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Viaggio al termine della notte” di Luis Ferdinand Celine. Questo è un libro che è diventato un classico suo malgrado. Celine, autore maledetto, non ha niente dell’imperturbabilità che dovrebbe caratterizzare questo genere di autori. Definito giustamente il romanzo che ha meglio saputo capire e rappresentare il Novecento, “Viaggio al termine della notte” ha come protagonista Bardamu (alter ego dell’autore)   che attraversa questo secolo: dai campi di battaglia della prima guerra mondiale di cui denuncia la stupidità, la violenza e l’orrore; alle colonie di cui  smaschera lo sfruttamento dell’Occidente dietro l’ipocrita giustificazione di esportare la civiltà; al capitalismo americano – lavora alla Ford – di cui critica l’alienazione del sistema di fabbrica; fino alla descrizione della vita, come dottore tra i poveri, nelle più squallide periferie parigine. Tutto rappresentato con un linguaggio che ha l’immediatezza della lingua orale in cui l’emozione, il sentimento della vita, precede qualsiasi  forma di razionalità. Per la sua prosa si è parlato di musicalità. Una citazione: La vita è questo: una scheggia di luce che finisce nella notte.

Luis Ferdinand Celine, Viaggio al termine della notte, Corbaccio euro 24

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Martin Eden. Quando Jack London pubblica Martin Eden, nel 1909, è all’apice del suo successo. Sono alle sue spalle i grandi capolavori che lo resero celebre e sono lontani gli anni in cui passava da un lavoro all’altro dallo strillone dei giornali al lavandaio all’agente di assicurazioni al pugile al cercatore d’oro. Il libro, in parte autobiografico, è la storia dell’apprendistato come scrittore del suo protagonista che da semplice marinaio, per amore, è fortemente motivato a cambiare ceto sociale per affermarsi come scrittore. Perderà l’amore, ingenuamente idealizzato, ma conquisterà la fama e il successo che però scoprirà non essere ciò che aveva ardentemente desiderato. Romanzo dal forte impianto realistico, lontano dagli sperimentalismi che caratterizzano la letteratura del Novecento, “Martin Eden” ci consente di entrare nel laboratorio dello scrittore: leggendo le opere di coloro che avevano avuto successo, annotava i risultati ottenuti, gli espedienti usati, e poi li studiava. Non plagiava, ma cercava dei principi. Così formò delle liste di procedimenti abili, poi ebbe egli stesso delle trovate che si ingegnò di applicare in modo originale…

Jack London, Martin Eden, Mondadori euro 10

Su Jack London sono uscite di recente due biografie: Daniel Dyer, Jack London. Vita, opere e avventura, Mattioli 1885 euro 19,90; e Irving Stone, Jack London, Castelvecchi euro 22.

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Memorie di Adriano. Questo libro di Marguerite Yourcenar  è scritto sotto forma di una lunga lettera che l’imperatore, ormai malato e in punto di morte, scrive a Marco Aurelio suo successore al trono. In questa lettera di carattere intimista e di appassionata riflessione sul senso della vita  Adriano ripercorre le tappe della sua esistenza da quando era ragazzo fino alla sua ascesa come imperatore. Bellissime le sue riflessioni sul potere, la bellezza, l’arte, la filosofia, la musica e l’amore. Essendo un libro di memorie si parla anche di cosa sia ricordare: se non ho detto ancora nulla di una bellezza così evidente, non bisogna credere che l’abbia fatto per una sorte di reticenza…ma i volti che noi cerchiamo disperatamente ci sfuggono: è sempre solo un istante….Ritrovo una testa reclina sotto una capigliatura disfatta dal sonno, degli occhi che le palpebre allungate facevano parere obliqui, un giovane viso, come disteso.

Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano, Einaudi, euro 12,50


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La gioia di scrivere. Si tratta di un libro di poesie, anzi della raccolta di quasi la totalità delle poesie di Wislawa Szymborska, premio Nobel per la Letteratura nel 1996 e morta a Cracovia l’anno scorso.  Il libro della Szymborska, pubblicato da Adelphi nel 2009 ha avuto, trattandosi di poesia, un notevole successo. Ma non c’è da stupirsi, “La gioia di scrivere”, come  ogni grande libro, parla del suo lettore e nelle sue pagine ci specchiamo attraverso un linguaggio essenziale, immediato, intenso. Un lucido sguardo sull’esistenza dell’uomo, sulle sue gioie, inquietudini, passioni, indignazioni, dolori. E sulla quotidianità della vita a cui riesce a restituire, anche nel gesto o alla condizione più insignificante, tutto il suo originario stupore. Per descrivere la poesia della Szymborska bisogna ricorrere all’ossimoro: una semplice profonda complessità.

 

Un amore felice

 

Un amore felice. È  normale?

È serio? È  utile?

Che se ne fa il mondo di due esseri

Che non vedono il mondo?

 

Innalzati l’uno verso l’altro senza alcun merito,

i primi qualunque tra un milione, ma convinti

che doveva andare così – in premio di che? Di nulla;

la luce giunge da nessun luogo –

perché proprio su questi, e non su altri?

Ciò offende la giustizia? Sì.

Ciò infrange i principi accumulati con cura?

Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù

 

Guardate i due felici:

se almeno dissimulassero un po’,

si fingessero depressi, confortando così gli amici!

Sentite come ridono – è un insulto.

In che lingua parlano –comprensibile all’apparenza.

E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,

quei bizzarri doveri reciproci che s’inventano –

sembra un complotto contro l’umanità!

 

 

È difficile immaginare dove si finirebbe

Se il loro esempio fosse imitabile.

Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,

di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,

chi vorrebbe restare più nel cerchio?

 

Un amore felice. Ma è necessario?

Il tatto e la ragione impongono di tacerne

Come d’uno scandalo nelle alte sfere della Vita.

Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.

Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,

capita in fondo, di rado.

Chi non conosce l’amore felice

Dica pure che in nessun luogo esiste l’amore felice.

 

Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire

 

Wislawa Szymborska, La gioia di scrivere, Adelphi, euro 19



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