Le strade di Dili

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Il blog racconterà di Timor Est, il più giovane stato asiatico, che occupa la parte orientale di un isolotto nel Pacifico, a ridosso dell’equatore, a pochi passi dall’Australia. Si parlerà dei suoi abitanti, poveri, allegri, pigri, delle loro abitudini, della loro vita, e delle loro storie. Il blog è una relazione d’amore con quest’isola incantata, tutta da scoprire, che sta lottando per crearsi una sua identità e un suo luogo dopo secoli di controllo coloniale, terminato solo una decina d’anni fa. [/note]

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/12/Il-volto-di-Fabrizio-1.jpg[/author_image] [author_info] Fabrizio Fontana. 35 anni. Ama ascoltare. Da qualche tempo vive a Dili, in Timor Leste, dove trascorre le sue giornate insegnando, studiando la lingua e la cultura dell’isola, passeggiando e oziando. È interessato alla permacultura, alla salvaguardia ambientale, alla natura, ma soprattutto a trovare un modo di vivere che sia in sintonia con il benessere dell’essere umano. Pensa che ogni situazione sia una storia da raccontare. In questo periodo scrive di Timor Leste, ma per caso, perché ora vive lì. [/author_info] [/author]

 

30 dicembre 2013 – Le strade di Dili sono polverose, assolate e dritte. Non sono molte, c’è una strada principale che corre parallela al mare e attraversa tutta la città e poi ci sono le strade secondarie, una scacchiera di piccole stradine, alcune asfaltate, la maggior parte in terra battuta.

Le strade sono contornate da edifici bassi dalla porta d’ingresso sempre aperta e dal pavimento in cemento grezzo. Poche le eccezioni, alcuni palazzi del governo e le case degli occidentali che si riconoscono perché sono recintate, alti recinti con guardia di sicurezza all’ingresso. Sono belle e sontuose, i giardini sono verdi, curati e pieni di fiori. Sembrano oasi innaturali in un ambiente a cui non appartengono.

Le strade di Dili sono popolate di gente e il confine tra la casa e la strada è labile. Le persone sono socievoli e ospitali e si siedono e si radunano dove trovano un po’ d’ombra, indifferentemente se creata da un albero o dal tetto di una casa. Quando cammino la gente si gira e mi guarda. Io sono un Malae, uno straniero, termine che qui non è ancora accompagnato dal disprezzo. I timoresi, a causa del lungo periodo di colonizzazione, nutrono ancora un leggero senso di inferiorità verso l’occidente e Malae ingloba nel suo significato una connotazione di rispetto. Dili è una città, ma da poco, e ancora non ha capito di esserlo. I suoi abitanti non hanno perso la capacità di sorprendersi. A volte salutano, un sorriso radioso di quelli che sollevano il morale, a volte, soprattutto i bambini, chiedono un dollaro. Se vedono una camera fotografica si fanno fotografare. Amano le foto.

 

Ragazze di Timor

 

Le strade sono farcite di piccole locande, ma bisogna essere attenti per vederle perché sono nascoste e senza insegna. Spesso è una porta di una casa che si affaccia su un minuscolo locale buio. Buio significa assenza di sole e promessa di un po’ di fresco. In queste locande che quasi sempre sono indonesiane, normalmente si trova poca varietà di cibo, ma ottimo ed economico. Sempre è riso bianco, accompagnato da qualche verdura e carne.

 

Strade di Dili

 

Una delle strade più piacevoli è quella che costeggia il mare fino alla punta della baia, capeggiata da una gigantesca statua di Gesù Cristo. È una strada stretta e tortuosa che corre tra mare e montagna. Nel primo tratto c’è la parte turistica, fatta di locali sparsi e qualche hotel, che gradualmente cede il passo alla parte ancora selvaggia, con spiagge deserte e vegetazione brulla. Lì ancora non ho avuto il coraggio di nuotare anche perché i timoresi lo fanno solo in gruppo, perché si dice che in quel punto il mare sia abitato da squali e da coccodrilli d’acqua salata. Normalmente si radunano i militari stranieri, per lo più australiani, che cercano isolamento per ubriacarsi. Non a caso pochi mesi fa tutto il versante della montagna ha preso fuoco, probabilmente a causa di una sigaretta o di un fuoco acceso per il barbecue.

 

Fretilin

 

L’alcool è un problema grande nel paese, non solo a causa dei militari. È una delle cause per cui le strade di Dili, con il calare del buio, si fanno deserte e pericolose. Di solito si beve un vino bianco lievemente frizzante (tua mutin), fatto con la linfa della palma, e un distillato derivato sempre dalla palma (tua sabu). Queste bevande di produzione artigianale vengono vendute in bottiglie di plastica riciclate a prezzi bassissimi. Con il calare del buio i mezzi di trasporto pubblico spariscono a causa del divieto della polizia, la gente si rinchiude in casa e la città deserta è in balia di bande di giovani ubriachi, spesso armati e violenti.

 

 



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