Un padre, una figlia: dialogo familiare tra sogni e paure, tra speranze e incertezze al tempo del lavoro scomparso
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/09/Ilaria_Brusadelli.jpg[/author_image] [author_info]di Ilaria Brusadelli. Classe 1986. Ha la testa fra le nuvole ma i piedi per terra. Giornalista, perché è una buona scusa per conoscere il mondo e fare domande[/author_info] [/author]
1 gennaio 2014 – Come stai papà? Allora andiamo a Disneyland Paris? È da due anni che faccio a mio padre questa domanda. Nell’estate 2011, mentre un temporale faceva finire in fretta e furia la festa per il suo ultimo giorno di lavoro all’IBM, mio padre aveva promesso a me e alle mie due sorelle che finalmente avrebbe realizzato il nostro sogno: nel settembre 2013, quando avrebbe ricevuto la prima rata della sua pensione, saremmo andati a Disneyland Paris.
Ma, come quella festa, anche la prospettiva della pensione finì in fretta. Due mesi dopo quel temporale ne arrivò un altro, precisamente il 6 dicembre 2011, quando venne approvata la Legge Fornero. E da dipendente IBM in attesa di pensione mio padre diventò un esodato, uno status che né il vocabolario né il mondo del lavoro ha mai conosciuto.
Il blog dell’isola dei cassa integrati definisce così gli esodati: “Chi è stato incentivato a lasciare volontariamente il posto di lavoro con la prospettiva di una copertura economica. Con l’ultima riforma previdenziale (Fornero) l’età pensionabile viene alzata a 66/67 anni, ma in questo modo vengono sconvolti tutti i conteggi e gli “esodati” si sono trovati senza stipendio, ammortizzatore e pensione”. Dopo due anni e 16 giorni, questo limbo tra lo status di lavoratori e status di pensionati in cui si è trovato anche Stefano Brusadelli – mio padre – è finalmente finito, con l’approvazione al Senato il 23 dicembre della Legge di Stabilità.
Quindi prenoto giusto?
Aspetta… tra i miei amici esodati c’è chi all’inizio dell’anno è stato “salvato”, ma nonostante questo non ha ancora ricevuto la prima rata della pensione.
Ce la stai facendo sudare questa gita, quasi come la tua pensione…
Sì, sono stati anni difficili. Non c’è stato giorno in cui non mi sia chiesto cosa avrei potuto fare di più. So però che le azioni che abbiamo organizzato come gruppo esodati IBM hanno portato a una soluzione che, altrimenti, non ci sarebbe stata.
Pantaloni a zampa e fischietto come negli anni ’70?
Beh, abbiamo stampato delle magliette con la scritta “Esodati IBM”. Ho 40 anni in più e molto è cambiato… ma lo spirito che ci ha mosso e che muoverà le battaglie per i colleghi non inclusi nella legge di stabilità, è e sarà lo stesso di un tempo, lo stesso che anche 40 anni fa ci faceva scendere in piazza contro le ingiustizie e che ancora oggi non si è spento.
[Non è facile questa chiacchierata con papà. Perché, come ha fatto in questi anni, come ha sempre fatto, le sue parole si concentrano su fatti concreti e difficilmente abbracciano, descrivono il suo stato d’animo, quello che sente nel profondo. E le domande che vorrei porgli non riesco a farle. Come stai papà? Tu che mi hai insegnato il rispetto delle Istituzioni, tu che da ragazzo hai pensato fosse giusto l’esproprio del piccolo orto della tua famiglia per permettere la costruzione del campo di calcio del paese, credi ancora che sia giusto mettere il bene comune prima del tuo? Tu che da ragazzo andavi in fabbrica di giorno e a scuola di sera, cosa hai pensato quando hai visto quei sacrifici vanificati? Tu che hai risparmiato una vita per assicurarti una vecchiaia tranquilla, cosa hai provato quando hai scoperto che i tuoi risparmi sarebbero stati necessari per sopperire ad un errore dello Stato? Cosa avresti voluto fare quando i politici ti rispondevano “vedremo cosa potremo fare”, e poi, all’ordine del giorno della politica, il problema degli esodati, il tuo problema, spariva? ]
Qual è la prima cosa che hai pensato il giorno della legge Fornero?
Ho pensato a cosa potevo fare. Ho sentito subito altri ex colleghi IBM che potevano essere nella stessa situazione. Abbiamo creato un gruppo, all’inizio eravamo 60. Abbiamo inviato moltissime lettere e mail ai parlamentari – soprattutto delle Commissioni al Lavoro – , abbiamo partecipato a numerose manifestazioni, siamo intervenuti in trasmissioni TV per raccontare le nostre storie.
Io mi sono occupato di mantenere i contatti tra tutti, tenere aggiornato l’elenco degli esodati IBM, far girare le informazioni tra di noi. Vedi, nella mia casella di posta ho 56 cartelle con migliaia di mail su leggi, interventi, interrogazioni parlamentari, storie di ex-colleghi.
[Hai mai avuto paura papà? Hai mai pianto e urlato non è giusto?]
Insieme, poi, abbiamo interpellato un avvocato, i presupposti per un’azione legale c’erano, ma il problema esodati, per due anni, è sembrato fosse sempre sul punto di essere risolto, per questo non abbiamo mai proceduto.
Anche sull’IBM abbiamo fatto molte pressioni. All’inizio non abbiamo ricevuto risposta. Poi, dopo continue sollecitazioni, anche l’azienda è intervenuta con una lettera ufficiale al Ministero per spiegare la nostra situazione. Noi abbiamo chiuso il nostro rapporto di lavoro con un accordo firmato davanti ai sindacati e Assolombarda, depositato presso il Tribunale del Lavoro. Era impossibile non tenerne conto.
Qual è stata la cosa peggiore di questi due anni?
Non sapere se e quando si sarebbe risolta la situazione. Io sono sempre stato ottimista, sapevo che si sarebbe trovata una soluzione ma l’attesa è stata davvero pesante. La mancanza più grande è stata da parte dell’INPS: i funzionari non erano pronti, non sapevano e ancora adesso non sanno dare risposte precise. Era impossibile essere tranquilli. Ognuno di noi ha avuto risposte diverse alle stesse domande, non ci sono state delle direttive chiare. Mesi fa ho addirittura ricevuto una lettera che mi comunicava di essere salvaguardato. Purtroppo si è trattato di un errore.
Qual è stata la risposta dei politici?
Tutti i politici di diversi partiti interpellati ci hanno dato ragione e hanno concordato nel ritenere necessario salvaguardarci. Il problema era trovare i soldi necessari. Tra i politici che ci hanno supportato ci sono stati soprattutto Stefano Fassina, Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi del PD. Il partito ha sempre detto di voler risolvere il problema esodati. Purtroppo, tuttavia, il “non dimenticare” le promesse fatte una volta eletti è sembrata essere più una volontà personale di alcuni politici che non un vero e proprio punto programmatico…
Te la senti di festeggiare ora?
No aspettiamo il primo assegno. Come ho detto a ogni amico che in questi anni mi chiedeva novità “Quando ti inviterò a bere significa che finalmente è tutto finito… e potrò finalmente iniziare ciò che dicevo che avrei fatto una volta in pensione. E vi porterò a Disneyland Paris.
[Sii sincero papà. Ciò che volevi fare, nella vita, non l’hai mai rimandato. Sei stato e sarai un “brianzolo” che fa “el so mesté” , lo fa bene perché è il suo dovere ma non vive per il lavoro. Prima viene la famiglia, la pallavolo, la macchina fotografica. Uno che lavorare si deve, perciò facciamolo bene e finiamo in fretta. E ora, aspettiamo questo assegno perché finalmente ti possa godere, con la stessa semplicità con cui sei cresciuto e che mi hai insegnato, il frutto dei tuoi 57 anni. Perché è giusto e perché te lo meriti. Se lo merita quel ragazzino che a 16 anni lavorava di giorno e studiava la sera. Se lo merita quel bagai de l’oratori in manifestazione negli anni ’70. Se lo merita quel papà che ci ha insegnato a credere nella giustizia e lottare per ottenerla. Sempre. Se lo merita quel lavoratore che ha firmato la sua condanna al limbo senza saperlo. Se lo merita quell’esodato che non si è seduto ad aspettare ma ha fatto accadere le cose. E allora non importa se non riesco a chiederti e tu non riesci a dirmi come stai. E non dirò nulla quando ti chiedo cosa pensi e ti rifugi nel contare le mail che hai scritto in due anni. Perché lo vedo quell’imbarazzo nel raccontarti a tua figlia. Saranno i fatti, come sempre, a dirmi quando sarai di nuovo sereno, so che finalmente siamo sulla buona strada].