Quando l’arte si riprese la piazza

I calligraffiti e l’arte delle rivoluzioni arabe

di Lorenzo Kihlgren Grandi, tratto da ISPI online

Molti dei graffiti recentemente apparsi sui muri delle città arabe presentano un notevole valore artistico. Si tratta spesso di “calligraffiti”, innovativa tecnica elaborata nel 2007 dallo street artist olandese  Niels Meulman e reinterpretata alla luce dell’antica tradizione della calligrafia araba.

Il successo e la diffusione dei calligraffiti si devono alla rinnovata alleanza tra artisti e movimenti di contestazione di tutto il mondo arabo. Ai primi, rudimentali graffiti della Primavera araba – “libertà”, “abbasso il regime”, ecc. – si è presto aggiunta una marcata sensibilità artistica, grazie anche a una serie di tutorial video su YouTube su come riprodurre con lo stencil i calligraffiti più famosi. Una tecnica veloce e molto utilizzata dove esprimere il proprio dissenso sui muri comporta rischi elevati, come in Siria. Graffiti che sono prontamente immortalati da video e fotografie, vanificando il lavoro degli imbianchini mobilitati dalle forze dell’ordine.

L’esempio più noto di tale fenomeno è sicuramente lo “stai con la rivoluzione” del designer egiziano Mohamed Gaber – opera concepita per la rivolta del 2008 e riapparsa, da febbraio 2011, su muri, t-shirt, borse e cappellini in tutto il mondo arabo.  La recente messa al bando delle bombolette spray da parte del regime siriano non sembra aver ottenuto un impatto rilevante sulla diffusione di questo e dei tanti altri calligraffiti, grazie anche alla solidarietà dei writers oltreconfine.

Lo stencil di Mohammed Gaber riprodotto su un muro

Laddove le condizioni politiche lo consentono, gli artisti hanno eseguito in prima persona calligraffiti di grande pregio artistico e dal forte significato simbolico. Un messaggio di fratellanza che travalica le demarcazioni etniche e religiose è rappresentato dal calligraffito più maestoso finora realizzato, su due lati del minareto più alto della Tunisia, a Gabès. Qui, nel luglio dello scorso anno, l’artista franco-tunisino eL Seed ha creato un’elegante interpretazione calligrafica di un versetto del Corano che condanna l’intolleranza. Un messaggio particolarmente significativo in un Paese in cui gli artisti devono far fronte ai duri attacchi, non solo verbali, dei gruppi estremisti.

Il callifraffito di Gabès, il più grande realizzato finora

Che si tratti di versetti coranici, poesie, inni alla rivoluzione e ai suoi martiri o di accuse – spesso canzonatorie – ai leader politici, la diffusione dei calligraffiti diviene simbolo di una scena artistica araba vivace, impegnata e interconnessa, guidata dal desiderio di esprimersi liberamente. Con ogni probabilità la nuova corrente continuerà ad accompagnare questi Paesi in transizione per gli anni a venire, fornendo uno strumento utile per la comprensione dei valori e delle aspirazioni dei loro cittadini.

 

Altri esempi di calligrafiti sui muri del mondo arabo

La televisione “bugiarda” 

La t-shirt del poliziotto libanese “I love corruption”          
 
Bashar-Hitler: Il re della giungla cavalca il carroarmato     
 
Il video sulla realizzazione del calligraffito di Gabès 

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