El Paraiso, Honduras. Casa protetta Giovanni Paolo II. Queste storie sono eroiche e nascono dal silenzio, quando il silenzio è così prepotente da tirar fuori la voce
di Gabriella Ballarini, da El Paraiso (Honduras).
11 gennaio 2014 – “Ci sono domande che pensi non ti faranno mai, una di queste è: raccontami la tua storia” Antonio.
Queste storie nascono da una domanda fatta per la prima volta, da un silenzio che avvolge e protegge nella casa intitolata a Giovanni Paolo II. Siamo a El Paraiso, cittadina hondureña situata sulla Panamerican,a al confine con il Nicaragua. Strada infinita dagli Stati Uniti all’America del Sud, strada drogata dal commercio mesoamericano, strada che si cammina a piedi ogni mattina.
Queste storie sono eroiche e nascono dal silenzio, quando il silenzio è così prepotente da tirar fuori la voce.
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È l’ultimo giorno dell’anno qui nella casa, io e Josuè siamo seduti sullo scalino, vicini, vicini, accendo il registratore e gli chiedo: quanti anni hai Josuè?
“Ho 17 anni e il 5 maggio ne compio 18”
“Sono arrivato qui il 26 Novembre” mi guarda di lato Josuè e inizia il suo racconto “questa è la prima volta in una casa così, prima sono stato in un carcere minorile, per un borseggio”.
“A volte rubavo e facevo male alle persone, per il vizio del denaro, per la droga”.
La barba di Josuè è rada, ma lui la lascia crescere. Ha occhi grandi e un po’ guarda di fronte a sé, un po’regala le parole solo a me.
“Quando è morto mio padre sono sceso in strada, la droga mi addormentava i pensieri, così potevo sopravvivere”.
Gli amici che ammazzano per denaro e la famiglia si spaventa e prova a castigarlo, ma niente serviva a niente e poi, “un giorno mi hanno cacciato di casa, così ho passato un mese in strada, lontano da tutto”.
“Ci sono delle volte che penso alle cose orrende che ho fatto, la mente si riempie di pezzi, come se tutte le colpe si sommassero, una volta ho tentato il suicidio, era troppo, non ce la facevo”.
Gli occhi tradiscono il peso della colpa, la voce si affoga.
“A volte la notte non dormo, rivedo tutto, ripenso a tutto. Quando rubavo non pensavo a niente perché ero fatto di crack. Poi l’effetto passava e io….”
“Il mio sogno è recuperare il rapporto con la mia famiglia, ma non per finta, non voglio prenderli in giro”.
Josuè è il quarto di sette fratelli e sorelle, il mediano. Le sorelline piccole a volte gli dicevano che lui era strano. “Ero un brutto esempio per loro”.
Gli chiedo se avesse una fidanzata e lui mi dice: “Ho una figlia di due anni, i genitori della mia ragazza sapevano cosa stavo facendo. Me l’hanno portata via. Lontano. Sono andati in Messico. Lontano. L’hanno portata via.”
L’ultima volta l’ha vista molto piccola e poi ha visto delle foto su facebook, qualche volta e “un giorno quando starò meglio andrò a trovarla”. Mi guarda e mi ripete “per essere un buon esempio per lei, un sostegno”.
“Voglio diventare una persona diversa”.
“…….”
“Ecco, questo direi a mia figlia per augurarle buon anno”.