Militari italiani morti o malati: si segue anche la pista dei vaccini. Più di 70 mila malati tra i militari e l’85 percento di loro non ha mai partecipato a missioni all’estero. Indaga una commissione parlamentare e la procura di Rimini
tratto da Redattore Sociale
13 gennaio 2014 – Per l’Osservatorio militare sono 305 i soldati italiani morti per malattie correlate all’esposizione a uranio impoverito. Ma questo agente nocivo sarà l’unico responsabile? Vista l’altissima incidenza di malati anche tra militari che non hanno mai preso parte a missioni all’estero, l’indagine si sta ora allargando anche ai vaccini. Ne parla un articolo di Angela De Rubeis su Scarp de’ tenis.
Secondo alcune stime i militari affetti da forme tumorali sarebbero più di 70 mila.Un numero enorme se si pesa che si tratta di uomini e donne scelti tra i più sani del Paese. L’85% dei malati non ha mai preso parte ad azioni all’estero che avrebbero potuto esporli al contatto con l’uranio impoverito. Per questo la Commissione parlamentare d’inchiesta istituita per indagare su queste morti sospette ha ipotizzato anche il coinvolgimento del mix di vaccini inoculati ai militari “senza che fossero informati del contenuto delle fiale e senza che si facessero esami e anamnesi, caso per caso”. “Cocktail di medicine somministrati incondizionatamente sui pazienti, senza rispetto dei protocolli e con somministrazioni ravvicinate: una pratica sconsigliata, se non considerata dannosissima da medici esperti in somministrazione di vaccini – si legge nell’articolo”.
La pista dei vaccini, in questo caso come possibile concausa, è entrata anche inun’indagine sulle morti sospette di militari che sta portando avanti Davide Ercolani, sostituto procuratore a Rimini. Ercolani ha acquisito una lista di possibili decessi da uranio impoverito stilata da Domenico Leggiero, maresciallo in servizio all’Osservatorio militare, che da tempo si batte per fare luce sulla vicenda. A questo si aggiungono le cartelle cliniche dei malati e gli atti della stessa Commissione parlamentare d’inchiesta. Il procuratore riminese mira a stabilire con certezza il nesso causale tra i singoli casi di tumore e l’esposizione all’uranio impoverito e/o ad altri fattori di rischio. E anche a individuare delle responsabilità. E’ possibile che, pur essendo noti studi medici e militari, provenienti anche da fonti altamente qualificate (Nato, Stati Uniti), i comandanti dei diversi corpi non abbiano voluto dare comunicazione dei rischi? Negligenza, sottovalutazione del pericolo, omissione… Saranno le indagini a stabilirlo.