[author] [author_image timthumb=’on’]https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/208826_10151525732097904_583330344_n.jpg[/author_image] [author_info]Leonardo Brogioni, fotografo, fondatore di Polifemo. Per QCodeMag autore della rubrica HarryPopper[/author_info] [/author]
Molhem Barakat era un fotogiornalista freelance collaboratore di Reuters. È morto il 20 dicembre 2013 mentre stava riprendendo la battaglia tra ribelli e forze governative siriane per il controllo dell’ospedale Al-Kindi di Aleppo.
Uno dei 23 giornalisti uccisi in Siria mentre stavano documentando la guerra civile, uno dei tanti stringer di agenzie di stampa internazionali.
Gli stringer sono quei corrispondenti freelance che dal loro luogo di residenza e di lavoro inviano notizie e immagini di prima mano alle agenzie, garantendo singolarmente una copertura capillare degli eventi di un territorio e nel loro insieme una copertura totale degli eventi mondiali. Pedine fondamentali dunque di un organo d’informazione che opera a livello planetario.
Pare che Molhelm però non fosse uno stringer “qualunque”: secondo alcune fonti aveva 18 anni, forse meno, forse era minorenne. In ogni caso un teen ager.
Sembra poi che il suo compenso fosse di 100 Euro al giorno, più qualche bonus nel caso le sue foto venissero pubblicate su testate prestigiose (ad esempio il New York Times).
Due notizie che hanno messo sotto accusa Reuters, la quale – sollecitata da più parti a fornire maggiori informazioni sulla vicenda – si è però chiusa in un imbarazzato silenzio, dopo aver rilasciato la seguente dichiarazione: “We are deeply saddened by the death of Molhem Barakat, who sold photos to Reuters on a freelance basis. To best protect the many journalists on the ground in a dangerous and volatile war zone, we think it is inappropriate to comment any further at this time.”
Probabilmente il compenso di Barakat è lo stesso ricevuto da altri stringer di agenzie di stampa internazionali per un lavoro specializzato, pericoloso e di grande risonanza internazionale. Una risonanza che implicitamente significa responsabilità perché dal lavoro di ogni stringer dipendono l’attendibilità delle agenzie e delle testate loro clienti. Tale responsabilità i colossi dell’informazione devono prendersela tutta, verificando (oltre alle notizie) anche l’adeguatezza di ogni stringer.
Un teenager residente in un paese a rischio e in condizioni di difficoltà economiche non può essere in grado di sostenere tali responsabilità, né di valutare i rischi per la propria incolumità.
Grazie agli stringer le grandi agenzie riescono a vendere fotografie in tempo reale, da ogni punto del mondo, a prezzi bassi, rendendo impossibile la concorrenza da parte di piccole strutture o di singoli fotografi freelance. Hanno così trasformato il mercato in un oligopolio. Certo tutto ciò non è gratis, gli investimenti sostenuti per rendere possibile tale meccanismo sono ingenti, ma nemmeno può essere fatto pagare ai collaboratori, con scarsi compensi o leggerezze di valutazione o deleghe di responsabilità.
Il silenzio di Reuters su Molhelm è quanto di peggiore ci si possa aspettare da un’agenzia di stampa internazionale. Una sorta di corto circuito dell’informazione, in cui la fonte e il canale di diffusione di una notizia coincidono e la fanno sparire.
In questo silenzio stanno tutti i problemi e le contraddizione del giornalismo contemporaneo, che vuole le notizie a qualsiasi prezzo ma a nessun costo.
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L’articolo è stato pubblicato anche su Fotografia&Informazione
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