Ebrei e arabi insieme in un unico piano sequenza

Nato in Israele da un padre tedesco fuggito dal nazismo. Riservista nella guerra del Kippur del 1973. Spesso attaccato e censurato per le sue opere, tanto da scegliere l’esilio, il regista Amos Gitai sarà a Roma sabato 25 gennaio, al Teatro Valle Occupato, per l’anteprima italiana del suo ultimo film, “Ana Arabia”.

 

24 gennaio 2014 – Una giovane giornalista in un sobborgo di Jaffa, dove ebrei e arabi vivono insieme. E un unico piano sequenza, di 81 minuti, per raccontare un la vita di una piccola comunità di reietti, tra baracche fatiscenti e frutteti carichi di limoni. Il regista israeliano Amos Gitai sarà a Roma sabato 25  gennaio, al Teatro Valle occupato, per presentare il suo ultimo film “Ana Arabia”.

Il film ha inizio quando la giornalista Yael si addentra nel quartiere, incontrando una serie di personaggi distanti dai cliché. Le facce e le parole di Youssef e Miriam, Sarah e Walid, e dei loro vicini e amici la introducono alla vita, ai sogni e alle speranze, agli amori ai desideri e alle illusioni. La loro relazione con il tempo è diversa da quella della città che li circonda. In quel luogo provvisorio e fragile c’è la possibilità di coesistere, di vivere insieme.

 

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In concorso alla 70esima Mostra internazionale del cinema di Venezia, “Ana Arabia” ha vinto il Green Drop Award 2013 “per aver rappresentato i valori morali di una piccola comunità autosufficiente e solidale, capace di riorganizzare i propri bisogni e la propria economia di fronte alla scarsità delle risorse e di trasformare la memoria individuale in memoria collettiva”. Alle 21 di sabato 25 gennaio sarà proiettato in anteprima nazionale al “Valle”, alla presenza dell’autore Amos Gitai, del critico cinematografico Enrico Ghezzi, e del curatore della rassegna “Mettiamoci la faccia”, Donatello Fumarola.

 

ana arabia

 

Amos Gitai è regista, sceneggiatore, attore e architetto. Il suo lavoro, che conta più di 80 film, si caratterizza per l’eclettismo dei temi, degli stili e delle forme narrative, dal video al teatro alla scrittura, unito a grande coerenza narrativa. È nato in Israele, figlio di padre tedesco, architetto del Bauhaus fuggito dalla Germania nazista, e da una insegnante laica di testi biblici nata in Palestina da genitori di origine russa. Ha partecipato come riservista alla guerra del Kippur del 1973, nel corso della quale è sopravvissuto all’abbattimento dell’elicottero su cui viaggiava, e proprio durante i voli ha perfezionato le riprese con la Super 8. A causa delle censure e degli attacchi alle sue opere, si trasferì negli Stati Uniti e poi in Francia. Ora vive tra Haifa e Parigi.

 



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