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Questo blog racconterà la rabbia di un Paese intero. La Romania trova sempre poco spazio sui media italiani, nei quali si parla della cronaca, ma mai dell’anima di una comunità che in patria lotta per i suoi diritti. Le questioni aperte sono tante, le proteste ancora di più. Questo blog diventerà una finestra per quei movimenti che hanno deciso di non arrendersi. [/note]
[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2014/01/VioBN.jpg[/author_image] [author_info]di Violeta Vasian. Romena di origine, italiana per scelta. Laureata in Giurisprudenza in Romania, trascorre 9 anni in due studi legali milanesi, ora traduttrice di testi specialistici in diversi settori. Da sempre un senso spiccato delle cose giuste, per le libertà e i diritti delle persone. Attiva come membro e organizzatore di community, manifestazioni ed eventi che diffondono consapevolezza in Romania e in Italia sui danni dello sfruttamento selvaggio del territorio (fracking, cyanide mining, land grabbing). Una passione per il genio umano e per l’inventiva, per la capacità di trovare soluzioni dove sembri che non si intravedano. Entusiasmo per il verde e per le montagne, per la vita semplice. Spera di tornare un giorno a dipingere. [/author_info] [/author]
25 gennaio 2014 – Alexandru Popescu è un antiquario 45enne di Ploiesti, Sandu per le centinaia di persone che l’hanno sostenuto nel suo sciopero della fame davanti al Teatro Nazionale di Bucarest, più esattamente al “Km 0”, luogo simbolico della Rivoluzione romena del ’89.
Ventidue giorni senza cibo in pieno inverno romeno, senza nemmeno la tenda per la quale aveva chiesto l’autorizzazione al Comune. Autorizzazione negata.
Ma lui ha deciso comunque di portare avanti il suo sciopero della fame all’aperto, sotto le stelle, nel pieno centro di Bucarest.
Era il 3 dicembre 2013 quando Sandu arrivava a Pungesti, il giorno dopo un intervento violento della Gendarmeria romena. Di quel giorno dice: “Sono entrato a Pungesti “clandestinamente”, nel mio proprio Paese. Non ci hanno fatto passare, è stato calpestato il nostro diritto di libera circolazione”.
foto di Marian Iliescu, tratta da Adevarul
A Pungesti, un paesino di 3500 abitanti ubicato nel distretto di Vaslui, Chevron, vuole trivellare per estrarre gas di scisto attraverso la fratturazione idraulica. La compagnia petrolifera è nota non soltanto per essere al sesto posto al mondo come grandezza, ma anche per i disastri ecologici più inquietanti della storia. La popolazione locale non vuole neanche saperne. La loro vita e fatta di agricoltura e di allevamenti di animali di aia, ma soprattutto acqua pulita e si oppongono con tutte le forze per salvare la loro acqua, le loro terre, la loro salute e quella dei loro famigliari.
E seguito poi il 7 dicembre e Sandu era lì, a Pungesti, a protestare vicino ai contadini. Fu così che vide con i suoi occhi tutti gli abusi di cui si è macchiata la Gendarmeria romena. Anziani, donne e bambini malmenati anche se protestavano pacificamente, cariche eccessive prima contro i leader della protesta poi di tante altre persone. Una gendarmeria che difendeva il sito della Chevron, calpestando incuranti il grano appena spuntato dalla terra seminato dai contadini sui terreni di loro proprietà. Per proteggere gli interessi di una compagnia privata (il cui unico interesse è il business), il Governo romeno ha istituito una “zona speciale di sicurezza pubblica”. Peccato poi che non si tratta della sicurezza di chi lì difende la propria terra, ma di una compagnia petrolifera senza scrupoli.
Sandu ha maturato il desiderio profondo di fare qualcosa per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle autorità, su quella porzione del Paese dove lo stato di diritto ha cessato di esistere. Il giorno 21 dicembre, quando tante persone corrono all’acquisto degli ultimi regali o per i preparativi per i pranzi natalizi, Sandu ha scelto di non stare a tavola con la propria famiglia.
Ha deciso di fare lo sciopero della fame per quei contadini che sono stati abusati e per chiedere alle autorità romene:
“di ritirare al più presto le truppe dei gendarmi da Pungesti; di indagare sugli atti commessi dai gendarmi e di indentificare i responsabili; vietare l’esplorazione e l’estrazione di gas di scisto attraverso la fratturazione idraulica; condannare tutti i responsabili per gli abusi e le ingiustizie che si sono verificate nella problematica gas di scisto”.
Ha informato le autorità e ha sistemato delle coperte sui gradini del Teatro Nazionale, gradini che diventavano così la sua dimora per i 22 giorni a seguire. La solidarietà si è fatta subito sentire. Centinaia di persone andavano a trovarlo a portargli del tè caldo, a fargli compagnia, o a fermarsi con lui per la notte, e anche a regalargli un bellissimo albero di Natale le cui decorazioni erano tanti pensieri tra i quali, una bellissima frase di Ghandi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”
Ha trascorso il Capodanno assieme alle persone, a tante persone. Attraverso facebook è stato organizzato un evento dal nome: “Revelion alaturi de Sandu” (Capodanno assieme a Sandu) e più di 200 persone hanno trascorso la notte tra gli anni vicino a lui, brindando con tè caldo o acqua.
Son passati anche i primi giorni di gennaio 2014 e le televisioni, nonostante la pressione dei cittadini, si sono rifiutate con perseveranza di dare notizie dello sciopero di Sandu, la stampa anche, salvo poche eccezioni, le autorità assolutamente assenti. Addirittura il Primo Ministro ha pensato bene di partire per una vacanza, disinteressandosi completamente della sorte e delle richieste di un uomo che ha atteso risposte per ben 22 giorni al freddo e senza cibo.
Il 12 gennaio scorso Sandu è arrivato al limite delle forze e ha deciso di interrompere lo sciopero rivolgendosi a tutti i suoi amici con queste parole di ringraziamento: “Cari miei amici, sono nel 22esimo giorno di sciopero della fame. È il giorno in cui mi vedo costretto di rinunciare a questa forma di protesta. I motivi sono quelli che immaginate – il mio stato di salute è peggiorato negli ultimi giorni, mi sento indebolito e stanco e considero che ho toccato un limite oltre il quale le cose potrebbero essere difficilmente recuperabili. Verso le 16,00 abbandonerò i gradini dove venivate a trovarmi nelle ultime tre settimane. Quando ho fatto ricorso a questa forma di protesta, ho affermato che non mi aspettavo miracoli da parte delle autorità, e non si sono verificati. Ma i miracoli si sono prodotti comunque laddove mi aspettavo che avvenissero – in mezzo ai passanti, in mezzo a voi a tutti quelli che mi siete stati vicini. Ringrazio tutti quelli che mi sono stati vicini con il cuore o di persona, ognuno per come ci è riuscito. Mi auguro che mi perdonerete perché nel mio desiderio di portare visibilità sulla situazione di Pungesti, ho ricorso a una forma di protesta che ha disturbato le feste a molti, le giornate o le nottate. Vi ringrazio ancora una volta per esservi preoccupati per me e spero che capirete la mia decisione. Ci rivedremo presto. Pungesti ha ancora bisogno di noi. Sandu”.
Caro Sandu, hai fatto di più di quello che immaginavi. Hai svegliato coscienze e unito persone per la stessa causa, ai sensibilizzato anche i cuori apparentemente ghiacciati dei gendarmi, guadagnandoti il loro rispetto e sostegno su tutta la durata della tua permanenza al “Km 0” e sei diventato un esempio inconfutabile per tutti i romeni.
Ai dimostrato che ognuno di noi può essere il cambiamento che vuole vedere nel mondo.