La memoria della resistenza e la resistenza della memoria

La favola raccontata da qualcuno di un fascismo trascinato suo malgrado a emanare le leggi razziali non sta in piedi, appartiene allo stesso tipo di mistificazioni di cui si nutre per esempio il negazionismo, secondo cui i campi di sterminio non esistettero, o , in versione debole, furono uno scivolone e degenerazione di una teoria politico filosofica essenzialmente innocente rispetto al genocidio.

di Bruno Giorgini

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Le cronache dell’insurrezione di Kiev raccontano che forze della destra estrema, neonaziste e nazionaliste, sono il ferro di lancia degli scontri con la polizia condizionando l’intera protesta. Una situazione ovviamente propiziata da una violenza poliziesca ingiusta e spropositata nonchè da una ostinazione politica dell’attuale governo e Presidente nel voler reprimere,  e soltanto reprimere, fuori da ogni elementare buon senso e contro ogni pratica democratica. Il che non toglie che questa presenza in assetto similmilitare di molti militanti della destra fascista sia inquietante. Se questo fosse il segno della rivolta “europeista”, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli, e comunque mi pare sia il momeneto di organizzare risposte e antidoti contro il virus xenofobo e neonazista, c’è Alba Dorata in Grecia, il FN in Francia, Forza Nuova in Italia, e da noi anche la Lega non scherza in quanto a razzismo, adesso altre organizzazioni della stessa matrice a Kiev, e si potrebbe continuare.

La giornata della memoria si inscrive in questo quadro. Ovvero non si tratta soltanto di ricordare le vittime della shoah come si sta facendo, ma di sottolineare gli episodi di resistenza contro il nazismo e il fascismo,  che si ebbero in Europa, come invece mi pare si faccia molto meno. Bisogna ricordare l’insurrezione del ghetto di Varsavia quando una parte della popolazione eberaica lì rinchiusa riuscì con poche armi, molto coraggio e molta intelligenza a scacciare le armate naziste resistendo poi al contrattacco per molti giorni. Fu un esempio di libertà ottenuta combattendo che traversò l’Europa aprendo molti cuori e menti alla speranza di poter vincere e abbattere il regime hitleriano come quello fascista.

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Bisogna ricordare la resistenza olandese, il maquis e i francs tireurs partisans francesi, gli scioperi del marzo ’43 degli operai nell’Italia occupata dai nazifascisti,  la lotta partigiana a Roma come a Torino, Milano, Bologna, in montagna come in pianura,  poi l’armata di Tito che liberò la Jugoslavia,  e si potrebbe continuare, tornando anche alla guerra di Spagna, dove le armate fasciste del generale golpista Franco appoggiate dai nazisti e dai fascisti sconfissero le truppe legittime della Repubblica e le brigate internazionali, con i massacri che ne seguirono, senza che, purtroppo le nazioni democratiche si dannassero più di tanto. Non dimenticando  la resistenza strenua della RAF durante la battaglia d’Inghilterra, quando la Gran Bretagna era rimasto il solo paese europeo non occupato dai nazisti  ( a parte l’URSS), la battaglia di Stalingrado che fu la prima sconfitta strategica delle armate di Hitler, la formazione della Brigata Ebraica inquadrata nelle truppe alleate, coi molti tentativi dei giovani sionisti di sottrarre alla deportazione gruppi di ebrei. Così come vanno ricordati quella miriade di episodi di boicottaggio, sabotaggio, resistenza civile, e ancor prima sotto il fascismo e il nazismo imperanti in Europa. Bisogna ricordare la/e resistenza/e contro fascismo e nazismo nel giorno della memoria perchè il razzismo e l’antisemitismo, fino alla deportazione nei Lager e al genocidio, sono il portato diretto del fascismo e del nazismo, sono intrinseci e organici a queste ideologie e organizzazioni politiche totalitarie; razzismo e antisemitismo fanno parte del loro DNA.

La favola raccontata da qualcuno di un fascismo trascinato suo malgrado a emanare le leggi razziali non sta in piedi, appartiene allo stesso tipo di mistificazioni di cui si nutre per esempio il negazionismo, secondo cui i campi di sterminio non esistettero, o , in versione debole, furono uno scivolone e degenerazione di una teoria politico filosofica essenzialmente innocente rispetto al genocidio, quando basta invece leggere Mein Kampf  (La Mia Lotta) per accorgersi che già in origine l’antisemitismo era uno dei punti forti e irrinunciabili, e che Hitler già da allora pensava forme di soluzione finale del cosidetto problema ebraico. Con un problema: come sia potuto accadere che un popolo come quello tedesco a alto tasso di civiltà, credevamo, scolarità, cultura, e benessere abbia potuto aderire nella sua maggioranza , consistente maggioranza, al nazionalsocialimo,  e lo stesso ci si può chiedere per il popolo italiano, sebbene l fascismo fu meno feroce.

Eppure in Italia al giuramento di fedeltà degli accademici universitari si rifiutarono solo in dodici, e non si rischiava la vita e neppure la prigione, mentre in Germania Heidegger diventato rettore tesseva le lodi di Hitler, non per paura ma per convinzione come certficano anche i suoi diari personali venuti recentemente alla luce.

Infine credo una buona giornata della memoria dovrebbe discutere se e come nazismo e fascismo, col loro antisemitismo e razzismo intrinseci, siano incernierati nella civiltà occidentale, nella sua filosofia e nella sua antropologia, certo prodotti da una mutazione, un po’ come le cellule cancerose prodotte per mutazione genetica delle cellule sane. Una mutazione che nasce dall’interno del corpo sociale e culturale dentro cui eravamo e siamo immersi. Fin quando non c’avremo messo mano, fascismo e nazismo, razzismo e antisemitismo staranno sempre lì,  come coccocrilli a pelo d’acqua pronti a azzannarci.



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