Lettera da Lampedusa

Si aprono oggi, nell’isola siciliana, i lavori dell’assemblea che terminerà di scrivere e approverà la Carta di Lampedusa. Per presentarsi, i partecipanti hanno scritto una lettera aperta ai cittadini e alle cittadine dell’isola

di Giulia Bondi, da Lampedusa

C’è il vento forte a Lampedusa, e con gli aerei di giovedì 30 gennaio sono già arrivati i primi partecipanti all’assemblea di tre giorni che, da venerdì a domenica, porterà all’approvazione della “Carta di Lampedusa”, un documento che sancisce la libertà di movimento per tutti e per tutte e propone un’alternativa alle attuali politiche migratorie europee.

I lavori si apriranno nel pomeriggio di venerdì nella sala conferenze dell’aeroporto, ma già dalla mattina è previsto un
incontro con gli studenti del liceo scientifico. Sabato 1 e domenica 2 febbraio una sintesi dei lavori andrà on line in due
trasmissioni in diretta dall’isola, grazie a due produzioni collettive curate da Sherwood e Melting Pot.

Anche Q Code Magazine è a Lampedusa per dare spazio alle voci e alle storie dei partecipanti, che hanno deciso di presentarsi alla cittadinanza con una lettera aperta. Nel testo, pubblicato su Melting Pot, raccontano gli ideali e gli obiettivi che li hanno portati sull’isola.

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Lettera aperta ai cittadini e alle cittadine di Lampedusa, tratta da MeltingPot

Il 31 gennaio e l’1 e il 2 febbraio 2014 a Lampedusa arriveremo in molti: decine di associazioni, movimenti, singoli, e poi sindacati, giuristi, gruppi laici e religiosi provenienti da tante parti d’Italia e da diversi paesi europei e nordafricani.

Saremo lì per scrivere la Carta di Lampedusa, e affermare dei principi che tutelano la libertà e i diritti di tutte le persone, a partire dal fatto che nessun essere umano deve più essere sottoposto a violenze e detenzioni arbitrarie, né tanto meno rischiare la propria vita, solo perché ha voluto o dovuto lasciare il proprio paese per raggiungerne un altro. Vogliamo porre le basi per la costruzione di una nuova Europa e di un Mediterraneo di pace, in cui non ci sia spazio per la militarizzazione, e in cui Lampedusa sia liberata dal ruolo che i governi italiani di qualsiasi colore politico, nonché l’Unione europea, le hanno imposto per troppo tempo: quello di confine e di frontiera.

Vorremmo scrivere questa Carta sulla vostra isola e insieme a voi per rovesciare simbolicamente questa immagine di Lampedusa, rendendola invece il centro propulsore di un’altra idea di spazio Mediterraneo ed europeo.

In questi ultimi vent’anni avete accolto sul vostro territorio migliaia di altre persone venute anche da molto più lontano, oltre che centinaia di giornalisti, associazioni, politici e, non da ultimo, poliziotti e militari di ogni ordine e tipo.

Sappiamo che di questo siete stanchi, e che sarebbe giusto che si smettesse di parlare di Lampedusa quasi solamente in relazione alle migrazioni, invece che valorizzarne le bellezze e le potenzialità, e, soprattutto, invece di affrontare i problemi che rendono la vostra vita disagiata, come l’assenza di strutture sanitarie e scolastiche, e che la politica dovrebbe finalmente farsi carico di risolvere.

Non possiamo promettere che il lavoro che porteremo avanti nei tre giorni in cui saremo lì con voi servirà a migliorare la situazione critica che vivete quotidianamente e, certamente è vero, dopo quei tre giorni noi andremo via e voi resterete sulla vostra isola ad affrontare i problemi di sempre.

Possiamo dirvi, però, che i nostri scopi, a partire dal radicale ripensamento delle attuali politiche migratorie, coincidono con quello di restituire definitivamente Lampedusa a se stessa e ai suoi cittadini e cittadine.

Per queste ragioni vi chiediamo di aiutarci, partecipando nei modi e nelle forme che voi riterrete più opportuni, a costruire la Carta di Lampedusa nel rispetto della vostra storia, della vostra fatica, del luogo meraviglioso che abitate.

Le partecipanti e i partecipanti alLa Carta di Lampedusa

 



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