Il sapore amaro della libertà

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Timor Est è un paese giovane, nato una decina di anni fa; è come un bambino, tutto è in formazione, ancora da definire. Non c’è stato il tempo di stringere i suoi abitanti sotto il rigido controllo di un’infinità di norme e le persone godono di una libertà impensabile in altre nazioni più avanzate. [/note]

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/12/Il-volto-di-Fabrizio-1.jpg[/author_image] [author_info] Fabrizio Fontana. 35 anni. Ama ascoltare. Da qualche tempo vive a Dili, in Timor Leste, dove trascorre le sue giornate insegnando, studiando la lingua e la cultura dell’isola, passeggiando e oziando. È interessato alla permacultura, alla salvaguardia ambientale, alla natura, ma soprattutto a trovare un modo di vivere che sia in sintonia con il benessere dell’essere umano. Pensa che ogni situazione sia una storia da raccontare. In questo periodo scrive di Timor Leste, ma per caso, perché ora vive lì. [/author_info] [/author]

 

31 gennaio 2014 – La vita in società ci sottopone a svariate leggi che regolano l’esistenza dei cittadini per facilitarne la convivenza. È un compromesso tra libertà individuale e obblighi verso la collettività, nella sua idea originaria totalmente legittimo. Una lunga storia di asservimento ad una piccola classe dominante hanno reso questo compromesso sempre più simile ad una gabbia, l’asfissiante burocrazia, fatta di un’infinità di norme che spesso seguiamo ciecamente senza neppure più interrogarci sulla loro reale utilità sociale.

Molte delle norme che in Italia sono così naturali da sembrare volontà divina, a Timor Est non esistono. Quando qualcuno vuole vendere, dai prodotti dell’orto a cibo cucinato, non ci sono impedimenti, non ci sono formulari da riempire, lunghe attese burocratiche, controlli sanitari. Di solito sono le donne: si radunano in posti stabiliti dove con il tempo si crea un mercato, ed espongono su ogni superficie libera quanto vogliono vendere. Semplice e diretto. Domanda e offerta si incontrano sulla base della fiducia personale. Se la mancanza di igiene provoca strane diarree, la volta successiva non si consumerà più in quel posto. Autoregolamentazione del mercato.

 

Venditrici al mercato Ali Laran

 

La circolazione stradale per adesso è ancora incredibilmente libera in quanto il numero di veicoli sta iniziando a crescere solo adesso. La maggior parte delle strade sono sterrate, senza strisce a dividere le corsie. Si vedono autobus scassati trascinarsi a fatica, ricolmi di gente e di merci. Prima si occupano i sedili, poi ci si ammassa negli stretti corridoi, e quando dentro tutto è esaurito e il sudore delle persone si mescola al vapore dell’aria, si va verso l’esterno. Di solito un gruppetto riesce sempre ad appendersi alla portiera, una mano cercando appigli e il corpo nel vuoto. Quando anche questa opzione è coperta c’è il tetto, che è il posto che prediligo. Ci si arrampica, ci si ricava un posto tra sacchi e scatoloni e poi via, la strada scorre come in un film americano, l’aria sferza la faccia; quando l’affollamento lo permette ci si può coricare e guardare il cielo scorrere veloce.

 

Viaggio in camion

 

La responsabilità è sempre personale.  Se ci si fa male non c’è modo di chiedere danni alla compagnia di trasporto, né allo stato che non ha norme per tutelare i propri cittadini, ma è solo questione di imparare la lezione e fare più attenzione la volta successiva, quando c’è la volta successiva. Spesso i rami degli alberi arrivano come proiettili, assolutamente da evitare. A volte, soprattutto nei viaggi più lunghi, qualcuno si addormenta e casca giù, sulla strada. È il prezzo della libertà; gli incidenti mortali qui a Timor sono numerosi in proporzione all’esiguità del traffico.

 

Sulla sponda di un camion

 

Anche la costruzione delle case segue la più totale anarchia. Ovunque può sorgere una nuova casa che come per magia si popola di famiglie numerose. Spesso sono solo poche assi di legno recuperate in mille modi, coperte da lastre di zinco. E quando qualcuno per costruire ha bisogno di sabbia, semplicemente attrezza un camion e nel primo fiumiciattolo asciutto che incontra, inizia a scavare.

 

Ragazze cucinano a Timor Leste

 

 Ci sarebbero mille altri esempi a testimoniare la libertà di cui gli abitanti di Timor godono, anche se pian piano lo stato sta cercando di metterci mano. Si possono accendere falò e cucinare in spiaggia, si fuma negli uffici e sugli autobus, si gettano rifiuti in discariche a cielo aperto, si fanno pascolare gli animali per le strade delle città. Tutto è consentito, ma è difficile vivere a Timor Est perché l’assenza di regole spesso crea disagi che solo la proverbiale pazienza di questo pacifico popolo riesce a gestire.

 

Gestione dei rifiuti

 

Ma d’altro canto è difficile vivere in Italia dove una quantità di leggi e norme senza fine ci ricorda che siamo il popolo di Azzeccagarbugli, che ha accettato di soffocarsi sotto un groviglio insensato di norme. I poveracci sono sempre sotto ricatto perché un poliziotto o qualsiasi altra forma di potere è sempre in grado di trovare una norma per coglierti in castagna, e nello stesso tempo i riccastri riusciranno sempre a trovare una scappatoia.

 



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